[gtranslate] DOPO 30 ANNI LA MADONNA LITTA TORNA A MILANO E FA RIVIVERE LA MAGIA DI LEONARDO - WHAT-U

La Madonna Litta

di Mara Brunelleschi

Dalla Russia con amore, non è il remake del secondo film, della serie spionistica di James Bond, diretto da Terence Young nel 1963, ma il titolo che si potrebbe dare al racconto dello scambio culturale che c’è stato tra il museo Poldi Pezzoli di Milano e l’Ermitage, il museo nazionale di San Pietroburgo, da dove ‘La Madonna Litta’ di Leonardo è partita per essere esposta eccezionalmente a Milano, per la prima volta dopo quasi trent’anni, di assenza dall’Italia.

La Madonna Litta, un dipinto a tempera su tavola (42×33 cm) attribuito a Leonardo da Vinci, ma eseguito in gran parte da uno dei suoi allievi, forse Giovanni Antonio Boltraffio o Marco d’Oggiono, su un probabile originale perduto del maestro, dovrebbe essere stata realizzata durante il primo periodo di soggiorno del genio vinciano in Lombardia, alla corte degli Sforza. E di quest’opera esistono due bozzetti a mano di Leonardo che attualmente si trovano esposti al museo del Louvre e allo Städel Museum di Francoforte. La storia del dipinto è tracciabile a ritroso fino al 1784, quando fu acquistato da Alberico XII Barbiano di Belgioioso d’Este (1725-1813) il 21 gennaio 1784, presso Giuseppe Rho. Secondo alcuni la tavola sarebbe stata precedentemente conservata presso il Santuario della Madonna di Campagna di Piacenza. Entrò a far parte della collezione Litta nel 1814, quando venne scelto da Alberto Litta Visconti Arese (1759-1832), a titolo di compenso per il suo ruolo di esecutore testamentario dello stesso Alberico XII. Nel 1865 Antonio Litta Visconti Arese (1819-1866) lo vendette allo zar Alessandro II di Russia, che lo pagò una cifra paragonabile a 2,5 milioni di euro. Inizialmente l’opera venne esposta a Mosca poi passò all’Ermitage che decise di metterla in mostra solo dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.

La Madonna col Bambino
La Madonna che allatta il Bambino
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La mostra (visitabile fino al 10 febbraio 2020), è stata inserita per tutto il 2019 tra i festeggiamenti per il 500esimo anniversario della morte del grande e geniale artista ed è stata organizzata grazie al sostegno di Fondazione Bracco, Main Partner, alla quale si sono affiancati la Regione Lombardia e il Comune di Milano, fregiandosi dell’ausilio di due curatori di eccellenza, Pietro C. Marani e Andrea Di Lorenzo, con progetto allestitivo di Migliore +Servetto Architects e grafico di Salvatore Gregorietti. Catalogo edito da SKIRA

Per informazioni e prenotazioni: servizieducativi@museopoldipezzoli.it

tel. 02/794889 oppure 02/796334

sito internet: www.museopoldipezzoli.it

Secondo lo scomparso storico d’arte Carlo Pedretti, considerato tra i maggiori esperti della vita e delle opere di Leonardo da Vinci, proprio nella Madonna Litta si vedevano le prime tracce del cosiddetto ‘Leonardismo’, cioè di una vera e propria scuola lombarda di pittura che ha influenzato lo stesso da Vinci, caratterizzata da un modo di rappresentare le figure molto nitide e con colori vivaci rispetto al passato.

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Il Leonardismo… Mentre la pittura del Quattrocento tende a preferire linee nette, ombre precise e colori smaltati, all’inizio del Cinquecento si manifesta in Italia settentrionale una tendenza opposta, sotto la pesante impronta della presenza di Leonardo alla corte milanese di Ludovico il Moro. La scelta dei colori privilegia timbri smorzati e l’atmosfera naturale circola liberamente in tutto il dipinto. Può sembrare paradossale che questa affermazione di valori pittorici e cromatici venga avviata proprio da Leonardo, uno dei più grandi disegnatori di tutti i tempi. Egli introduce il concetto di “sfumato”, cominciando dal fondo paesaggistico, dove foschia, nuvole e umidità rendono vaghi i contorni e imprecisi gli sfondi. Nella pittura di Leonardo i contorni delle figure e degli oggetti appaiono leggermente sfumati, con gradazioni successive di luce e di colore, non più definiti da un netto segno grafico, da campiture precise e ben delimitate da linee di confine. I volti e gli atteggiamenti non sono costruiti dalla incisiva ed energica modellazione cara agli artisti fiorentini del Quattrocento, ma come affioranti dalla penombra, in un’atmosfera chiaroscurale infinitamente sottile nei passaggi e nelle gradazioni, annullando l’isolamento delle singole figure tra di loro e dallo spazio circostante. Le indicazioni di Leonardo vengono raccolte da un gruppo di pittori lombardi chiamati “leonardeschi”, ma anche da altri, come il giovane Correggio e i veneti. È infatti a Venezia che nasce contemporaneamente il tonalismo di Giorgione, Tiziano e dell’anziano Giovanni Bellini, dove l’immagine emerge dai toni smorzati della luce e del colore. La pittura dell’Italia settentrionale, e in particolare quella veneta, sceglie così una poetica strada alternativa rispetto alla scuola fiorentina, tradizionalmente incentrata sullo studio e la costante applicazione del disegno, dalla quale anche Leonardo aveva preso le distanze, pur essendosi formato al suo interno

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Non solo la ‘Madonna Litta’

La ‘Madonna Litta’ non è l’unico dipinto che rende così speciale la mostra organizzata al museo Poldi Pezzoli , infatti ci sono anche altri dipinti e disegni di raffinata qualità, provenienti da collezioni pubbliche e private di tutto il mondo, eseguiti da Leonardo e dai suoi allievi più vicini negli ultimi due decenni del Quattrocento, quando il maestro viveva ed era attivo a Milano, presso la corte di Ludovico il Moro.

Nella mostra la Madonna Litta è infatti affiancata ad un altro capolavoro di Leonardo, la Madonna con il Bambino del Museo Poldi Pezzoli: il dipinto, eseguito verso il 1485-1487 da Giovanni Antonio Boltraffio – il migliore fra gli allievi di Leonardo a Milano – con ogni probabilità sulla base di studi preparatori messi a punto dal maestro, è accostabile, dal punto di vista stilistico, alla prima versione della “Vergine delle rocce” del Louvre. Nella mostra è anche presentato inoltre un altro quadro del Poldi Pezzoli che raffigura la Madonna allattante: riferito a un anonimo artista lombardo attivo nel primo decennio del Cinquecento, rappresenta una delle derivazioni dalla Madonna Litta più interessanti e di migliore qualità che ci siano pervenute. Inoltre sono anche presenti altri dipinti raffiguranti la Madonna con il Bambino di Marco d’Oggiono, di Francesco Napoletano e del Maestro della Pala Sforzesca, che permetteranno di vedere come Leonardo e i suoi più stretti seguaci (che spesso lavoravano sulla base di progetti e composizioni del maestro) abbiano affrontato dal punto di vista compositivo, in maniera sempre nuova e originale, questo diffusissimo soggetto. Fra i disegni in mostra un bellissimo studio riferibile con sicurezza alla mano di Leonardo, eseguito a punta metallica: custodito alla Biblioteca Ambrosiana, raffigura un profilo femminile e un occhio dalla palpebra nettamente delineata, che si confronta molto bene con gli occhi della Vergine nel dipinto dell’Ermitage. E inoltre alcuni splendidi studi di Boltraffio che si legano alla testa del Bambino e ai panneggi della Madonna Litta e della Madonna con il Bambino del Poldi Pezzoli (conservati rispettivamente a Parigi, Fondation Custodia, Collection Frits Lugt; a Berlino, Staatliche Museen, Kupferstichkabinett; a Oxford, Christ Church College).

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Le indagini scientifiche

Grazie al sostegno di Fondazione Bracco, da sempre impegnata nella valorizzazione del rapporto tra scienza e arte, è stata anche eseguita un’articolata campagna di analisi diagnostiche su alcune opere presenti in mostra, coordinata dall’Istituto di Bioimmagini e Fisiologia Molecolare del CNR CNR in collaborazione con l’Università di Milano e l’Università di Milano-Bicocca. Le analisi (radiografie, riflettografie ai raggi infrarossi, UV, infrarosso in falso colore…), eseguite secondo un protocollo comune, hanno dato vita a interessanti e costruttivi confronti e hanno permesso di evidenziare i diversi modi di realizzare i disegni preparatori e i dipinti da parte degli artisti che operavano nella bottega di Leonardo, a stretto contatto fra loro, in un arco cronologico ristretto: dal 1482 al 1499, gli anni della presenza di Leonardo a Milano.

Come nasce un’attribuzione

La straordinaria occasione offerta dalla presenza della Madonna Litta a Milano, accanto e a diretto confronto con altre opere eseguite dagli allievi di Leonardo negli stessi anni, consentirà di illustrare al pubblico di ogni età, in modo estremamente semplice e didattico, come nasce e come si modifica nel tempo l’attribuzione di un’opera d’arte. Verrà spiegato ai visitatori della mostra in che modo l’esame dei documenti di archivio, delle informazioni sulla provenienza collezionistica e sulla fortuna critica, delle analisi diagnostiche e infine lo studio degli elementi “formali” e stilistici – attività specifica del conoscitore storico dell’arte, che si occupa in particolare di formulare le attribuzioni delle opere d’arte – abbiano consentito agli studiosi di avanzare ipotesi spesso divergenti sulla paternità di queste opere. Per tutta la durata dell’esposizione saranno inoltre organizzate diverse attività didattiche collaterali: visite guidate gratuite su prenotazione per il pubblico e le famiglie, itinerari didattici per le scuole e per i bambini, un ciclo di conferenze sui temi della mostra affidate a specialisti degli argomenti affrontati e aperte a tutte le categorie di pubblico ed un ciclo di laboratori dedicati al disegno e alle arti decorative. Le attività organizzate per la mostra faranno parte della rete milanese dedicata al genio di Leonardo predisposta dal Comune di Milano per suggerire ai visitatori itinerari e collegamenti con tutte le istituzioni milanesi coinvolte nelle celebrazioni leonardesche.


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