[gtranslate] MEDIAZIONE, LE NOVITÀ, PARLANO I PROTAGONISTI DEL 27ESIMO FORUM UIA DI MILANO - WHAT-U

di Sabrina Valenti (con la collaborazione di Maria Losito)

Si è da poco concluso a Milano la 27° edizione del Forum globale dei Centri di mediazione (con UIA-Union Internationale des Advocats) un importante Forum dei centri di mediazione UIA, (Unione internazionale degli avvocati), un’occasione speciale di networking e scambio di opinioni e informazioni tra i professionisti e i centri ADR (risoluzione alternativa delle controversie) di tutto il mondo, i cui albori risalgono al 2001 e che dopo 11 anni torna a Milano, grazie alla collaborazione della Camera Arbitrale di Milano società della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, che ne ha curato l’organizzazione con il supporto in Italia dell’Ordine degli Avvocati di Milano e dell’Unione Nazionale Avvocati per la Mediazione e del Coordinamento della Conciliazione Forense.

L’obiettivo è quello di confrontarsi, discutere e aprirsi a nuovi idee per migliorare le pratiche di mediazione del proprio Paese

Tra i relatori, la Presidente della Corte d’Appello di Milano Marina Tavassi, la Presidente del Forum dei Centri internazionali di mediazione UIAFabienne Van Der Vleugel e il Direttore generale della Camera Arbitrale di Milano, Stefano Azzali, che hanno fornito un apporto fondamentale sviluppando tematiche e dando informazioni legate al mondo della mediazione, focalizzandosi sugli approcci innovativi e i nuovi modi di gestire la mediazione, il ruolo ormai riconosciuto della tecnologia, i profili etici della professione di mediatore, le opportunità e gli ostacoli della mediazione commerciale e le novità introdotte dalla Convenzione di Singapore. Grazie alla partecipazione dell’organizzazione internazionale  OHADA (Organisation pour l’Harmonisation en Afrique du Droit des Affaires), che si occupa di armonizzazione del diritto commerciale in Africa, è stato possibile anche affrontare argomentazioni legate al territorio africano. Tra l’altro quest’anno si è registrata un’alta partecipazione dei Paesi dell’est e dell’ex Unione sovietica, motivati da un’apertura alle prassi più occidentali. Tra le novità ai primi posti va inserita la Convenzione di Singapore, strumento centrale per disciplinare l’eseguibilità degli accordi di mediazioni con parti di Paesi diversi. Inoltre, a Milano, dopo una prima fase sperimentale, è partito ufficialmente anche il “Fast Track”, un servizio di mediazione alternativo a quello regolato dal Decreto Lgs 28/2010, che offre ulteriori vantaggi per la maggiore flessibilità e adattabilità alle esigenze delle parti, riservatezza e velocità.

 La mediazione “fuori decreto”: le Fast Track Mediation Rules (FTMR) costituiscono un regolamento “base” ampiamente adattabile alle esigenze specifiche di cittadini e imprenditori che intendono utilizzarla. Sono regole totalmente svincolate dal Decreto legislativo 28/2010 che disciplina la mediazione in Italia. Sono indicate nei casi in cui le parti abbiano bisogno di adattare la procedura alle proprie necessità ed esigenze strategiche: ad esempio, per nominare un mediatore conosciuto e apprezzato da entrambe o che possieda specifiche skills o che sia di una determinata nazionalità oppure non abbiano necessità del titolo esecutivo immediatamente spendibile in Italia

Fabienne van der Vleugel, Presidente del Forum Mondiale dei Centri di mediazione UIA

Per sapere qual è l’obiettivo che si è prefisso questo Forum, What-u ha intervistato Fabienne van der Vleugel, Presidente del Forum Mondiale dei Centri di mediazione UIA, fondatore dello studio legale VDV AVOCATS (Serris- France) avvocato in Meaux e New York, mediatore accreditato (IEAM, AMIDIF, bMed, MCIarb, CMCC), professore associato in business presso l’Università Gustave Eiffel (Meaux) e consulente francese in commercio estero. «Il Forum mondiale è stato creato nel 2001 in seno all’UIA-Union Internationale des Advocats ed è sostenuto da circa 40 centri internazionali di mediazione, con il supporto in Italia della Camera Arbitrale di Milano. Viene organizzato ogni 9 mesi e riunisce professionisti della mediazione commerciale da tutto il mondo e rappresentanti di svariati centri che offrono servizi di Alternative Dispute Resolution (risoluzione alternativa delle controversie “ADR”). Concretamente offre l’opportunità di discutere e confrontarsi sull’evoluzione della mediazione, lo sviluppo di buone prassi nell’uso degli strumenti ADR e verificare come i sistemi di risoluzione extragiudiziale delle controversie si sviluppano nei vari paesi, in tutti i continenti. Il Forum comprende sessioni dinamiche utili a alimentare una discussione con il pubblico, dando ai partecipanti la possibilità di manifestare i propri punti di vista. Le occasioni di networking sono molteplici. Lo scopo è quello di consentire ai professionisti di migliorare la qualità dei loro processi per aiutare le parti di una controversia a raggiungere una soluzione. Parallelamente i partecipanti sviluppano il proprio network e scoprono altre realtà e culture». Al termine di due giorni di conferenza, quali sono le sue conclusioni?«Il Forum di Milano è stato un grande successo, con un’alta e proficua partecipazione. Come Presidente del Forum UIA Mediazione sono, infatti, orgogliosa di registrare la presenza di oltre 90 partecipanti in rappresentanza di 25 paesi di tutti i continenti. I lavori di questo 27esimo Forum sono stati intensi e sono stati affrontati diversi argomenti: la situazione italiana e gli sviluppi della mediazione nel vostro paese, gli approcci innovativi alla mediazione, i recenti sviluppi nella zona OHADA (Organization for the Harmonization of Business Law in Africa), l’introduzione di sistemi di gestione del conflitto nelle aziende sulle tematiche relative al personale, ostacoli e opportunità, studio di sistemi di risoluzione alternativa delle controversie previsti da regole autoimposte dai singoli settori produttivi, la convenzione di Singapore, i trends e gli stili di mediazione in Cina».

“La mediazione ripristina la comunicazione e il dialogo tra le parti in modo costruttivo e in modo adeguato ai loro interessi, grazie all’aiuto di un mediatore che è neutrale, indipendente ed imparziale e assicura la riservatezza delle negoziazioni”, ha dichiarato Fabienne van der Vleugel, Presidente del Forum Mondiale dei Centri di mediazione UIA, fondatore dello studio legale VDV AVOCATS (Serris- France) avvocato in Meaux e New York, mediatore accreditato (IEAM, AMIDIF, bMed, MCIarb, CMCC), professore associato in business presso l’Università Gustave Eiffel (Meaux) e consulente francese in commercio estero . “Questo strumento potrebbe essere utilizzato più spesso e più efficacemente da singoli, aziende e manager perché consente soluzioni pragmatiche e su misura”

Al termine di questo 27° Forum, possiamo dire che questo settore non offre solo servizi, ma probabilmente anche nuove opportunità di lavoro, tra l’altro su scala internazionale, visto la sua continua evoluzione… «La mediazione è per definizione internazionale perché i conflitti possono nascere ovunque, ovunque siano sedi e filiali delle aziende e i domicili delle persone. E di fatto già coinvolge tutte le generazioni, infatti è in aumento la richiesta di giovani professionisti e studenti che vogliono sviluppare le loro conoscenze e attitudini in questo settore».

Stefano Azzali, Direttore Generale della Camera Arbitrale di Milano

Per sapere perché la Camera Arbitrale sostiene il Forum UIA sulla mediazione e conoscere i dati delle mediazioni internazionali gestite negli ultimi 3 anni dalla Camera Arbitrale di Milano della Camera di commercio What-u ha chiesto l’ausilio di Stefano Azzali, Direttore Generale della Camera Arbitrale di Milano: «Milano per due giorni è stata il perno, il fulcro mondiale della mediazione. Con questo Forum, che abbiamo ospitato e co-organizzato insieme a UIA , abbiamo voluto accendere i riflettori sull’importanza di uno strumento, come la mediazione, sempre più apprezzato e utilizzato da imprese e cittadini, per risolvere le controversie in maniera più rapida, più adattabile alle esigenze delle parti rispetto al processo ordinario. La mediazione in Italia sta attraversando un momento di ripensamento e auspichiamo di rilancio. I risultati ottenuti in quasi dieci anni dall’introduzione della normativa sulla mediazione nel nostro paese ha dato risultati di innegabile rilievo. Ed è proprio in queste occasioni di networking e confronto internazionale, come il Forum UIA, tra i diversi approcci culturali e le differenti declinazioni pratiche che emerge l’interesse per il modello di mediazione italiano, i cui echi si rinvengono in interventi normativi successivi di altri paesi europei.  Ho apprezzato molto i contenuti del saluto introduttivo della Presidente della Corte d’appello di Milano Marina Tavassi, che ha aperto i lavori del Forum con un intervento di sostanza», prosegue Azzali. «Ai saluti di prammatica ha aggiunto il valore dell’esperienza del Tribunale di Milano, sottolineandone l’efficienza e le proprie considerazioni sull’apporto dell’ADR (Alternative dispute resolution) e della mediazione, in particolare, all’ecosistema economico-commerciale. E dopo un breve accenno al tormentato percorso del decreto 28/2010, che ha normato in maniera completa la mediazione civile-commerciale in Italia, più volte modificato, ha concluso affermando come la mediazione possa contribuire ad accrescere la competitività del sistema economico e rendere il nostro territorio un terreno fertile per gli investimenti da parte di aziende e gruppi stranieri, interessati al nostro Paese».

“La mediazione”, ha dichiarato Stefano Azzali, Direttore Generale della Camera Arbitrale di Milano società della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi,  “sta attraversando in Italia un momento di ripensamento e auspichiamo di rilancio. I risultati ottenuti in quasi dieci anni all’introduzione della normativa sulla mediazione nel nostro paese ha dato risultati di innegabile rilievo. Ed è proprio in queste occasioni di networking e confronto internazionale tra i diversi approcci culturali e le differenti declinazioni pratiche che emerge l’interesse per il modello di mediazione italiano i cui echi si rinvengono in interventi normativi successivi di altri paesi europei”.  

Riguardo ai risultati Azzali aggiunge: «Il bilancio è positivo, lo strumento è utile e gli obiettivi sempre più sfidanti. Nel 2019 in Camera Arbitrale abbiamo gestito 2 mediazioni e mezzo al giorno. In particolare abbiamo concluso 929 procedimenti per un valore medio di 230 mila euro e una durata in media di 81 giorni. Il 70% dei casi gestiti ha raggiunto ad un accordo che soddisfa tutte le parti. Non è solo la legge a spingere le parti verso la mediazione: in un caso su 5 il ricorso alla mediazione è stata una scelta volontaria. In 6 anni (2014-2019) è cresciuta di 10 punti percentuali (dal 20,62% del 2014 al 30% del 2019) la quota di persone che hanno scelto di procedere nella mediazione dopo il primo incontro informativo. Diverse e varie le motivazioni. Dalle problematiche legate alla locazione, alla responsabilità civile, ai contratti finanziari, alle successioni, alla compravendita, al condominio, all’energia, alla diffamazione, al comodato, ai servizi. E grande seguito lo hanno avuto anche le mediazioni transfrontaliere che sono quelle in cui una delle parti è internazionale» .

Quali le novità emerse dal Forum? «Per quest’anno abbiamo deciso di lanciare due novità nei nostri servizi di mediazione: quella in materia di Arte con AdrArte e quella in materia ambientale, due temi di grande potenzialtà e attualità. L’ambiente, in particolare, sta diventando sempre più un terreno di scontro, da un lato, cresce la sensibilità sui temi della sostenibilità, dall’altro, diventa quasi un tema ideologico, anche politico. È sempre più importante fare ricorso dunque a strumenti come la mediazione che portano per natura e tecnica al dialogo, all’incontro, piuttosto che allo scontro, come avviene nelle aule dei tribunali. La mediazione recupera la relazione laddove il Tribunale invece accentua le divisioni».

Sono 104 le mediazioni internazionali gestite negli ultimi 3 anni dalla Camera Arbitrale di Milano della Camera di commercio negli ultimi tre anni, con almeno una parte straniera, proveniente da USA (15%), Germania (11%), Regno Unito (11%), Cina (9%), Paesi Bassi (7%), Spagna e Svizzera (6%), Lussemburgo (3%), ma anche da Cile, Messico, Arabia Saudita

Nel 2019 la Camera Arbitrale ha gestito in media  2 mediazioni e mezzo al giorno. La possibilità di raggiungere un accordo ha toccato quota 70% accordo nella totalità dei casi. In 6 anni aumenta di 10 punti percentuali la quota di chi -dopo il primo incontro informativo- sceglie di procedere nella mediazione  

Due focus che hanno coinvolto l’Estremo Oriente hanno riscosso un grande successo tra i partecipanti:

  • la convenzione di Singapore sull’esecutività degli accordi internazionali di mediazione
  • la mediazione in Cina

Focus Convenzione di Singapore. Cosa è a cosa serve e quali vantaggi. La convenzione di Singapore, ad oggi siglata da 51 Stati tra cui Cina e Stati Uniti, riguarda l’esecutività degli accordi raggiunti in mediazioni internazionali in materia commerciale ed è stata sviluppata dalla Commissione delle Nazioni Unite per il diritto commerciale internazionale (UNCITRAL) con lo stesso spirito della Convenzione di New York del 1958 per l’esecutività dei lodi arbitrali. La parte che ha concluso un accordo di mediazione, in caso di non spontanea esecuzione, potrà rivolgersi direttamente al Tribunale dello Stato in cui viene chiesta l’esecuzione, anziché ottenere in primo luogo una sentenza giudiziaria per violazione del contratto. Il Tribunale applicherà l’accordo di mediazione in conformità con il regolamento interno dello Stato e alle condizioni stabilite nella Convenzione.

La la prassi della mediazione in Cina – ha approfondito gli aspetti di esperienze tutte italiane (e targate Camera Arbitrale di Milano) di co-mediazione tra aziende italiane e cinesi, inserendole nel più ampio contesto di una seconda giovinezza della mediazione in Cina, vista la rilevanza che il governo di Xi Jinping attribuisce alla mediazione per il programma di globalizzazione riguardante in particolare i contratti di costruzione di infrastrutture atte a collegare fisicamente e digitalmente la Cina con il resto del mondo denominato “Belt and Road Initiative”.

Caso Africa” grazie all’intervento di OHADA MEDIATION UNIFORM ACT che è l’organizzazione per l’armonizzazione in Africa del diritto degli affari che raggruppa 17 Stati. Questi Stati da vent’anni hanno unito le forze per creare un sistema unificato di legislazione riguardante il settore commerciale al fine di promuovere gli investimenti sul loro territorio. La promozione degli investimenti passa chiaramente dalla certezza del diritto, perciò OHADA ha adottato un trattato sull’arbitrato (nel 1999 la prima versione) e nel 2018 un Uniform Act sulla mediazione. I nuovi Uniform act su arbitrato e mediazione oltre al regolamento arbitrale della Common Court of Justice and Arbitration (CCjA) costituiscono la cornice ADR (Alternative Dispute Resolution) dei 17 paesi dell’Organizzazione OHADA. Il mediation uniform act (UMA)è direttamente applicabile nell’area OHADA, prevede due “forme” di mediazione: una ad hoc e l’altra istituzionale, sia che sia stata attivata dalle parti, dalla Corte nazionale, dal Tribunale arbitrale o da un’entità amministrativa.

Da sinistra: Fabienne van der Vleugel, Presidente del Forum Mondiale dei Centri di mediazione UIA, Marina Tavassi, Presidente della Corte d’Appello di Milano e Stefano Azzali, Direttore Generale della Camera Arbitrale di Milano
Qual è la relazione tra mediazione, giustizia ed economia?

«Il funzionamento della giustizia ha un ruolo centrale nelle dinamiche positive di sviluppo economico in un dato territorio e i tempi rapidi nella risoluzione delle liti, anche con la diffusione di strumenti tempestivi ed efficaci come la conciliazione e l’arbitrato è uno stimolo per accrescere l’attrattività e la reputazione del nostro Paese agli occhi degli investitori stranieri», spiega Marina Tavassi, Presidente della Corte d’Appello di Milano . L’esperienza virtuosa della Camera Arbitrale di Milano, punto di riferimento dell’ADR in Italia, ne è un esempio. Il legislatore, con il decreto28/2010, è riuscito a normare in Italia la mediazione ed è certamente un risultato positivo anche perché la mediazione fa bene alla giustizia».

“Il funzionamento della giustizia ha un ruolo centrale nelle dinamiche positive di sviluppo economico in un dato territorio e i tempi rapidi nella risoluzione delle liti, anche con la diffusione di strumenti tempestivi ed efficaci come la conciliazione e l’arbitrato”, ha dichiarato Marina Tavassi, Presidente della Corte d’Appello di Milano, “è uno stimolo per accrescere l’attrattività e la reputazione del nostro Paese agli occhi degli investitori stranieri. L’esperienza virtuosa della Camera Arbitrale di Milano, punto di riferimento dell’ADR in Italia, ne è un esempio”

Roberta Regazzoni, funzionario della Camera Arbitrale di Milano responsabile servizio Fast Track

Un’importante novità nel panorama dell’ADR è rappresentato dalla “Fast Track Mediation”. Cosa significa e perché è interessante per imprese e cittadini? «Si tratta di una forma di mediazione molto peculiare e altamente adattabile alle esigenze delle parti che talvolta non desiderano attingere i nome del mediatore dagli elenchi del Ministero, ma vogliono scegliere esse stesse il mediatore da nominare, in quanto magari già conosciuto e apprezzato dalle parti, oppure perché ritenuto particolarmente esperto nella materia della lite o perché proveniente da una determinata nazionalità. Oppure le parti possono scegliere questa forma di mediazione, per esempio, nei casi in cui le parti hanno particolari esigenze di riservatezza assoluta, che non preveda niente di scritto, neanche il verbale (che invece va redatto nella procedura di mediazione disciplinata dal Decreto legislativo in vigore», spiega Roberta Regazzoni, funzionario della Camera Arbitrale di Milano responsabile servizio Fast Track. «In pratica, la Fast Track Mediation costituisce una formula particolare nel mercato della mediazione in Italia, ormai quasi completamente “occupato” dalla cosiddetta mediazione da decreto (D.Lgs. 28/2010 che va ricordato disciplina la mediazione sia obbligatoria per alcune materie come la locazione, sia la mediazione volontaria, quando viene scelta dalle parti). La Fast Track viene definita anche mediazione “fuori decreto”, non perché sia fuori legge, ma perché appunto svincolata dalle regole stabilite nel decreto».

Casi internazionali di mediazione gestiti in Camera Arbitrale di Milano

Primo caso. Italia – Ungheria. Un’impresa italiana e una ungherese hanno in essere un contratto da più di 3 anni di fornitura di prodotti semilavorati che vengono poi integrati nel processo produttivo della committente.Improvvisamente l’impresa ungherese contesta la qualità di una partita di prodotti.Nasce un contenzioso e dopo un paio di mesi le parti si incontrano in mediazione.La parte italiana sostiene che le contestazioni della controparte siano strumentali per risolvere anticipatamente il contratto. In effetti, la parte ungherese ha trovato un fornitore che produce a condizioni economiche migliori. La parte ungherese ritiene invece che l’impresa italiana non sia affidabile e che trovare un fornitore alternativo sia stato indispensabile. Sono intenzionati a chiedere i danni. Il punto nodale della mediazione è ripristinare il dialogo tra le parti. Il mediatore riesce a comprendere quali ragioni avessero condotto le due parti a stringere (anni prima) un accordo commerciale. Fino al momento della crisi, i rapporti erano stati eccellenti. Da un anno l’impresa italiana è gestita dal figlio del proprietario (mancato improvvisamente) e questo ha inevitabilmente causato grossi problemi. Da parte ungherese si ammette che esistono pressioni da parte delle proprietà (tedesca) affinché vengano ridotti i costi e aumentati gli standard qualitativi. Alla fine entrambe le parti ammettono una propria parte di corresponsabilità e convengono che sia opportuno trovare una soluzione. Nessuna delle due ha interesse ad iniziare una causa lunga e costosa. Ma come uscirne? Esplorando la situazione emerge che la parte italiana ha impegnato una rilevante quantità di materia prima, ancora stoccata presso il proprio magazzino e utile solo per la produzione del cliente ungherese. La soluzione: la parte ungherese versa a quella italiana una somma pari al mancato guadagno di circa un anno di contratto e si impegna anche a fare acquistare la materia prima al nuovo fornitore cui, nel frattempo, si è rivolto.

2^ caso. Italia – Australia. Le parti, un’impresa italiana e una multinazionale australiana, giungono in mediazione su indicazione del giudice (italiano) che ha rilevato la presenza di una clausola di mediazione nel contratto in essere tra le parti.Si tratta della contestazione sulla qualità di un prodotto fornito dalla parte australiana a quella italiana. Il confronto inizialmente stentato e freddo, diventa progressivamente sempre più interessante e costruttivo. La trattativa è comunque serrata e solo la paziente opera diplomatica del mediatore riesce a costruire un’ipotesi credibile che viene conclusa… a distanza. L’ultima offerta viene infatti formulata da una delle parti che nel frattempo si è allontanata e ha raggiunto l’aeroporto. L’accordo viene quindi concluso un secondo prima di accedere al gate per salire sull’aereo.

3^caso. Italia Germania. Marito e moglie hanno deciso di separarsi. C’è un accordo sulla gestione dei figli ma l’aspetto economico è da definire. La parte più importante riguarda il passaggio di proprietà della casa (dal marito alla moglie). La mediazione sembrerebbe piuttosto semplice. Dopo un paio di incontri si stabilisce un’intesa e le parti si danno appuntamento (con il mediatore) per definire in modo conclusivo l’accordo. Le incertezze della (ex) moglie e il nervosismo dell’ex marito creano però intoppi. Qui sono gli avvocati a giocare un ruolo importante nel lavorare fianco a fianco con il mediatore, smussando gli angoli e aiutando i due ex coniugi a fare ogni valutazione necessaria anche per il bene dei figli. La firma viene infine apposta e la separazione può quindi procedere in modo ragionevolmente sereno.


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