[gtranslate] QUALCHE PASSO INDIETRO L'ARRIVO DI OMICRON - WHAT-U

A livello globale, alle 16:48 CET del 10 dicembre 2021, sono stati segnalati all’OMS 267.865.289 casi di COVID-19 e 5.285.888 decessi. Al 9 dicembre 2021 sono state somministrate un totale di 8.158.815.265 dosi di vaccino. Fonte OMS/WHO

Quando si ha a che fare con una nuova malattia che sta uccidendo milioni di persone nel mondo, ci dovrebbero essere cose più importanti di cui preoccuparsi delle lettere dell’alfabeto, ma a volte ci sono preoccupazioni che vale la pena farsi. Per evitare incidenti diplomatici che potrebbero rendere tesi o peggio ancora rovinare i rapporti con alcuni Paesi. Ecco perché l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel dare il nome all’ultima variante ha saltato un paio di lettere greche. Una decisione presa da un gruppo il Technical Advisory Group on Virus Evolution , che all’interno dell’OMS ha il compito di elaborare “etichette facili da pronunciare e non stigmatizzanti” per le varianti del virus SARS-CoV-2 che causa la malattia dal Covid-19. Quando i ricercatori in Sud Africa alla fine di novembre hanno identificato una nuova variante, poiché le lettere successive dell’alfabeto erano “Nu” e “Xi”, l’OMS ha deciso di saltare entrambe, affermando che Nu è facilmente confondibile con la parola inglese “nuovo” e Xi poteva essere scambiato per il nome del presidente cinese Xi Jinping. Quindi meglio evitare. Anche perché sulla tesi che il virus sia uscito dalle porte di un laboratorio di Wuhan di sono già spesi fiumi di parole.    

In una approfondita documentazione confermata anche da un ex membro dell’amministrazione Trump, veniva sottolineato come gli scienziati cinesi, già 18 mesi prima dell’esplosione del Covid, avessero pianificato, con il sostegno economico del governo di Pechino, di rilasciare il coronavirus nei pipistrelli delle caverne dello Yunnan, pianificando di creare virus chimerici per infettare meglio gli esseri umani. Anche l’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nella quale la Cina ha un peso determinante “ha riconosciuto probabile la tesi che il virus sia stato creato nei laboratori di Wuhan” precisando però che questo non significa che ci fosse intenzionalità di diffonderlo con lo scopo di colpire l’umanità”. Ma questo di fatto, con l’omertà che c’è in Cina, non lo sapremo mai. Ian Lipkin uno dei più importanti epidemiologi del mondo, onorato dalla stessa Cina per il lavoro sulla prima epidemia di Sars all’inizio di questo secolo,  professore alla Columbia University di New York, ha ammesso di aver sentito parlare per la prima volta della pandemia a Wuhan con ben due settimane di anticipo. Conferma che ancora una volta Pechino ha tenuto nascosto sin dall’inizio sul Covid-19. In un documentario diretto dal regista Spike Lee, il Prof. Lipkin ha raccontato di aver appreso la notizia del “nuovo focolaio” il 15 dicembre 2019. Eppure, la Cina aveva garantito che prima di quella data i casi a Wuhan (città con 11 milioni di persone) erano stati soltanto cinque, con il paziente 1 affetto dal nuovo coronavirus accertato solo una settimana prima. L’Organizzazione Mondiale della Sanità per 16 giorni non ha mai saputo nulla del fatto che in Cina era scattato l’allarme virus e questo ritardo ha permesso al virus di diffondersi rapidamente con conseguenze disastrose.

Lipkin ha affermato di essere stato informato dal suo partner di ricerca cinese Lu Jiahai, un professore di sanità pubblica presso un’università di Guangzhou, sul fatto che l’epidemia avrebbe potuto essere prevenuta se i sistemi di allarme avessero funzionato correttamente andando contro la narrativa di Pechino secondo cui un eroico medico di Wuhan era stato il primo a segnalare il nuovo virus il 27 dicembre dopo aver visto un caso nel suo ospedale il giorno precedente. Perché il virus in realtà circolava già in Cina e alcuni giornalisti avevano riferito che in un laboratorio privato a Guangzhou erano riusciti persino ad “assemblare una sequenza del genoma virale quasi completa” e, vedendo la somiglianza del patogeno con la Sars, i dati della scoperta erano poi stati trasmessi all’Accademia cinese delle scienze mediche.

La prestigiosa rivista scientifica Nature Medicine ha sempre escluso la plausibilità di “qualsiasi tipo di scenario basato su laboratorio”. Lipkin invece col passare del tempo ha ammesso che la sua opinione è cambiata dopo aver appreso che esperimenti ad alto rischio sui coronavirus dei pipistrelli erano stati condotti da scienziati di Wuhan in laboratori a bassa biosicurezza.

A denunciare la circolazione del virus ci avevano pensato anche i dottori cinesi Li Wenliang e Ai Fei, quando ancora non se ne parlava in maniera chiara e ufficiale, criticandone la gestione. Li venne messo in prigione per le sue dichiarazioni contro il governo cinese. E solo quando la pandemia divenne di dominio pubblico, fu “riabilitato”, ma per una tragica ironia della sorte poiché nel frattempo poiché era stato contagiato dal virus letale, morì.

Anche la dottoressa Ai Fen dell’Ospedale Centrale di Wuhan pagò in prima persona i suoi “je accuse” e per avere detto pubblicamente che i suoi capi avevano cercato di zittirla dopo che aveva sollevato i primi avvertimenti sul coronavirus. E dopo, di Ai Fen non si sono avute più notizie. Un’altra vicenda che ebbe molto clamore, quella della dottoressa russa Anastasia Vasilieva, perché anche lei criticò la gestione dell’emergenza e per questo motivo venne arrestata.  

In tempi recenti a puntare il dito contro la madre patria da una località americana tenuta segreta per impedire che su di lei si scatenassero eventuali ritorsioni, la virologa cinese Li-Meng Yan della Hong Kong School of Public Health, che ha sostenuto che anche l’Oms era a conoscenza della trasmissione da uomo a uomo del nuovo ceppo di Sars-Cov-2, da molto prima che si diffondesse a macchia d’olio da Wuhan in tutto il mondo. La virologa già nel luglio 2020 aveva detto che Pechino era a conoscenza della portata del nuovo coronavirus, aggiungendo che dei suoi colleghi in Cina, avevano saputo di casi di contagio da uomo a uomo già il 31 dicembre decidendo nell’immediato di tenerlo nascosto al mondo per “timore di rivolte”.

Insomma depistaggi, bugie, tante cose non dette, in questa storia nella quale l’unica cosa certa ora è che Omicron rientra nella categoria delle varianti a rischio più elevato. E, secondo alcuni medici, ha quasi surclassato il Covid sul fronte dell’allerta. Quale potrà essere l’evoluzione di questa particolare mutazione ancora non si può dire. “Perché la risposta si troverà nei test che sono ancora in corso nei laboratori, uno studio che richiederà tempo”, ha detto l’OMS.

Nel frattempo, Omicron si sta diffondendo ed è stato identificato in ben 57 paesi, secondo Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS. E si prevede che questo numero aumenterà, nonostante un lungo elenco di nazioni abbiano vietato l’arrivo di viaggiatori dal Sud Africa. Divieti che pur avendo l’obiettivo di contenere la variante del virus nella regione in cui è stata identificata per la prima volta, di fatto non sono riusciti ad arginarla.  

“Finora l’arrivo di Omicron ha fatto poca differenza per la Cina e la sua cosiddetta politica di tolleranza zero contro il Covid-19 continuerà per tutto l’inverno e fino alla primavera nell’incertezza sull’efficacia dei vaccini contro la nuova variante”, queste le parole di un alto funzionario sanitario cinese.

La dottoressa sudafricana Angelique Coetzee è stata una delle prime a sospettare che una nuova variante stesse colpendo alcuni pazienti che aveva visitato. Gli studi iniziali pubblicati questa settimana indicano che la variante Omicron ha una buona capacità nell’eludere gli anticorpi anti-virus prodotti dal vaccino Pfizer/BioNTech. L’unica nota positiva emersa da questa ricerca il fatto che le persone che sono state infettate dal Covid-19 prima della vaccinazione sono poi riuscite a conservare una notevole immunità naturale.

Per Xi Jinping, presidente della Repubblica Popolare Cinese, ora le spedizioni dei vaccini in Africa sono una priorità e per questo motivo si è pubblicamente impegnato a spedirne un miliardo. Il resto sarà tutto da monitorare.



Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Content is protected !!

Decreto legge n. 63/2012 convertito con la legge 103/2012. Art. 3-bis (Semplificazioni per periodici web di piccole dimensioni): 1. Le testate periodiche realizzate unicamente su supporto informatico e diffuse unicamente per via telematica ovvero on line, i cui editori non abbiano fatto domanda di provvidenze, contributi o agevolazioni pubbliche e che conseguano ricavi annui da attività editoriale non superiori a 100.000 euro, non sono soggette agli obblighi stabiliti dall'articolo 5 della legge 8 febbraio 1948, n. 47, dall'articolo 1 della legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive modificazioni, e dall'articolo 16 della legge 7 marzo 2001, n. 62, e ad esse non si applicano le disposizioni di cui alla delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 666/08/CONS del 26 novembre 2008, e successive modificazioni. 2. Ai fini del comma 1 per ricavi annui da attività editoriale si intendono i ricavi derivanti da abbonamenti e vendita in qualsiasi forma, ivi compresa l'offerta di singoli contenuti a pagamento, da pubblicità e sponsorizzazioni, da contratti e convenzioni con soggetti pubblici e privati.Provider-distributore: Aruba.it SpA (www.aruba.it) - piazza Garibaldi 8 / 52010 Soci (AR)

Realizzazione: What-u Need to know what-u@what-u.com

DISCLAMER - PRIVACY