[gtranslate] I BOTTA E RISPOSTA DEI POLITICI ITALIANI SUL CARO ENERGIA E ORA IL CERINO VOGLIONO CHE PASSI DI NUOVO A DRAGHI - WHAT-U

Una pax elettorale per portare il governo Draghi a prendere misure urgenti contro il caro-bollette. Questa è la proposta avanzata da Carlo Calenda nei giorni scorsi rilanciata dal leader della Lega, Matteo Salvini, ma per ora prosegue in ordine sparso il pressing dei partiti che chiedono all’esecutivo un nuovo intervento a sostegno di imprese e famiglie.

“Per risparmiare energia qualcuno davvero sta pensando alla didattica a distanza per gli studenti del nostro Paese e alla riduzione del riscaldamento a scuola? Ma nel frattempo, Enel, Eni e le altre compagnie energetiche grandi e piccole accumulano 50 miliardi di extraprofitti e nessuno gliene chiede conto”, queste le parole del segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. “Quindi la morale è semplice- prosegue l’esponente dell’Alleanza Verdi Sinistra- i ragazzi a casa o al freddo, mentre i grandi colossi festeggiano. La solita fotografia dell’ingiustizia italiana. Non ci siamo proprio”.

Il segretario leghista, dal suo tour in Calabria, offre “un armistizio” agli altri leader, anche “senza fermare la campagna elettorale”. Basta una call su zoom, ha spiegato, per trovare “una soluzione comune”. Salvini propone “il modello Macron” contro il caro bollette.  “Diamo un mandato pieno al Governo in carica per fare quello che ha fatto Macron. Su luce e gas facciamo un armistizio, pace”. Lo ha sottolineato Salvini in una conferenza stampa a Coregliano Rossano, in Calabria. “Noi”, ha aggiunto, “abbiamo quantificato in 30 miliardi di eurole risorse necessarie per bloccare gli aumenti. Chiedo di convocare un Cdm la prossima settimana e riunire il Parlamento ai primi di settembre. La politica si fermi, si riunisca e firmi un impegno. Occorre agire subito, non c’è tempo. C’è chi dice ‘aspettiamo dopo le elezioni’. Non si può fare. Aspettare un mese e mezzo è tardi e nel frattempo rischiamo una strage di aziende”.


“Meno male. Almeno uno c’è arrivato”, queste le parole di Calenda, leader di Azione. “Vediamoci domani e proviamo a trovare un accordo per evitare il disastro”. Un simile tavolo, però, ancora non è in vista, il clima resta decisamente avvelenato, ognuno rivendica il primato nell’aver lanciato l’allarme, una ricetta condivisa non c’è. E chi nei partiti segue il dossier da vicino sa che le risorse a disposizione al momento sono limitate. Giuseppe Conte, fanno notare fonti del M5s, chiede da tempo un confronto fra partiti sul caro-bollette: fra coloro che spingono per uno scostamento di bilancio, l’ex premier ha indicato come priorità recuperare i 9 miliardi di extraprofitti persi per strada dal governo, estendendo questa tassazione anche ai settori farmaceutico e assicurativo”.

Ev e Si chiedono di “ridistribuire immediatamente sui conti correnti di famiglie e imprese italiane i 50 miliardi di extraprofitti delle società energetiche”. Il Pd punta sull’aumento del credito di imposta per le imprese energivore, nonché il tetto alle bollette, con il disaccoppiamento del prezzo fra fonti fossili e fonti rinnovabili, con l’impegno di farlo anche a livello europeo.

“Le iniziative che prenderà il Governo Draghi”, chiarisce il segretario Enrico Letta, “siano le più determinate e tempestive sia a livello nazionale che a livello europeo. E troveranno il nostro sostegno”.

“Spetta a Draghi, pur dimissionario, prendere l’iniziativa”, è anche la posizione di +Europa, mentre da Forza Italia, Antonio Tajani sollecita l’esecutivo a un intervento, aggiungendo però che “l’azione Ue è fondamentale: l’Europa blocchi il Ttf, il mercato virtuale del gas di Amsterdam e imponga un prezzo alla Russia con la decisione di fissare un tetto comunitario”. “L’hai sfiduciato Draghi. Abbi il buon gusto di tacere per favore”, lo critica Calenda, in uno dei sempre più frequenti scambi social al veleno di questa campagna elettorale. “Aspetto con fiducia l’intervento che dovrebbe arrivare fra martedì e mercoledì”, dice la sua ex alleata Emma Bonino, di +Europa. “Rimane il problema di essere stati così pirla da aver dimezzato Draghi, l’asset migliore per negoziare il tetto al prezzo del gas”.

Fra i partiti le visioni sono più allineate di fronte ai possibili effetti del caro-energia sulla scuola. Di didattica a distanza non vuol più sentire parlare nessuno, da Licia Ronzulli (Fi) a Nicola Fratoianni (Si). “Il M5s”, ha chiarito Conte, “non è affatto favorevole alle proposte che iniziano a circolare che prevedono riduzioni di orario e ritorno alla Dad nelle scuole per risparmiare energia. Scuole chiuse un giorno alla settimana e ragazzi di nuovo in dad per risparmiare energia? Dico assolutamente no”, questa la posizione di Salvini, che in una diretta notturna su TikTok ha anche rilanciato un suo vecchio pallino: eliminare l’accesso a numero chiuso alle facoltà di Medicina.

”Il governo deve agire subito sull’emergenza bollette. Non c’è tempo da perdere. O con un apposito decreto o definendo fin da ora un emendamento da inserire nel decreto  aiuti all’esame del Parlamento. Occorrono risorse adeguate, occorrono interventi incisivi a sostegno delle famiglie e delle imprese. Il governo benché si sia alla vigilia delle elezioni ha tutti i poteri  per intervenire ed avrà il consenso adeguato perché questa emergenza  viene prima di ogni altra questione e deve essere affrontata con  immediatezza”, ha dichiarato il senatore di Forza Italia, Maurizio  Gasparri. “Sul piano europeo, +Europa sostiene l’iniziativa avviata da Mario Draghi sul tetto europeo al prezzo del gas. Sul piano interno, sostenere famiglie e imprese contro il caro bollette, accelerare la diversificazione per sostituire il gas russo, riduzione dei consumi, spingere sulle rinnovabili e sui rigassificatori. Come quello da fare a Piombino. Il sindaco di FdI è contrario: Giorgia Meloni cosa pensa sia meglio per la Nazione, come direbbe lei, portare il rigassificatore a Piombino oppure no?”, dice il segretario di Più Europa e sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova.

“La guerra in Ucraina prosegue e, con essa, l’aumento dei costi del gas e dell’energia elettrica che ricadranno sempre più pesantemente sui ceti medi e popolari. In Europa si parla apertamente di razionamento dell’energia. Siamo di fronte ad un libero mercato impazzito e fallimentare, incapace di contenere i costi dell’energia. E dinanzi ad una politica europea che ha  rinunciato al proprio ruolo nel momento in cui non è stata capace di  lavorare per la pace, unica condizione che possa garantire anche una  stabilità per l’economia” ha detto Luigi de Magistris, portavoce di Unione Popolare. “La  gestione neo-liberista delle energie ha fallito su tutti i fronti. È tempo di tornare ad un controllo statale del gas e dell’energia  elettrica in modo da poter fissare un tetto ai prezzi, contenere i  consumi, avviare una pianificazione utile a fare crescere l’impiego di energie rinnovabili. È ora di riconoscere che la contrapposizione  bellicista che alimenta il conflitto in Ucraina è un errore inaccettabile. E di impiegare tutte le nostre energie per un accordo di pace”.

“Noi di Impegno Civico ci stiamo battendo  per il tetto massimo al prezzo del gas in Ue, in modo da fermare le  speculazioni in bolletta, a loro volta derivanti dalla guerra in  Russia. Ci stiamo battendo per tutelare imprese e famiglie italiane,  invece Salvini si oppone perché preferisce finanziare Putin”, questa l’accusa mossa al leader della Lega Matteo Salvini dal ministro agli  Affari Esteri Luigi Di Maio, in un passaggio di un lungo post su  Facebook.

Renzi già a marzo aveva detto: “È finito il tempo del no a prescindere sugli impianti. Per un quindicennio c’è stata una ubriacatura da no a prescindere. Io ho fatto il Presidente della Provincia e avevo i comitati del no ai termovalorizzatori. Ho fatto il sindaco e avevo il no per qualsiasi intervento sull’energia. Ho fatto il Presidente del Consiglio e avevo il no sul TAP. Ora non voglio stare a rivendicare quello che abbiamo fatto noi. Il punto fondamentale è che in questo pianeta o si pone il tema dell’energia come chiave, non soltanto per una questione economica, ma per una questione di giustizia, oppure ci portano tutti via e saremo sempre più insignificanti nello scacchiere internazionale. Ecco perché è assurdo che ci siano delle Regioni che hanno bloccato non solo le trivelle, ma le rinnovabili. Questo è accaduto in questi mesi e bisogna avere il coraggio di dire che ha fatto male al nostro portafoglio e alla nostra credibilità”.

“È piuttosto sorprendente. Un mese fa hanno mandato a casa Mario Draghi, sostenendo che avrebbero fatto loro i provvedimenti e che, una volta al governo sarebbero stati in grado di adottare le misure. Adesso invece invocano un intervento straordinario del presidente del Consiglio” queste le parole di Enrico Borghi, candidato al Senato nel collegio plurinominale Piemonte 02, come capilista della lista Partito democratico – Italia Democratica e Progressista, che ha commentato la proposta della Lega di un “armistizio” elettorale per poter risolvere con il Governo il caro bollette. “Hanno fatto e stanno facendo esattamente come gli apprendisti stregoni. Hanno messo in atto un’azione sconsiderata, le cui conseguenze si ripercuotono su tutti e su loro stessi in particolare. C’è un elemento di incoerenza di fondo nella destra”. E poi ha aggiunto: “Siamo molto preoccupati per l’idea dello sfondamento dei conti che sta dietro a una serie di proposte del centrodestra, e anche sul tema di un ulteriore indebitamento. Si possono realizzare le coperture attraverso provvedimenti ordinari. Bisognerà naturalmente verificare quant’è il gettito erariale derivante dall’andamento del Pil, così come si possono fare altre scelte di allocazione di risorse. Non siamo favorevoli a scostamenti di bilancio che ci vedrebbero ancora una volta letti in Europa come spendaccioni, mentre in questo momento dobbiamo dare continuità alla politica di Draghi di attenzione all’equilibrio dei conti pubblici. Abbiamo massima fiducia nei confronti del presidente Draghi. Sappiamo che farà i provvedimenti necessari. Anche lui sa che non si può arrivare a ottobre nelle condizioni date. Rifletterei in modo generale sul fatto di dover interrompere la spirale generale del meccanismo dell’aumento dei costi. Se interveniamo soltanto sul meccanismo del prezzo senza bloccare la speculazione che è in atto”, ha proseguito, “rischiamo di alimentare la situazione. È evidente che più gli Stati intervengono per abbassare l’elemento fiscale sul prezzo, più chi specula – cioè i russi e i trader – possono essere indotti ad alimentare questo meccanismo perché “tanto c’è lo Stato che copre”. Bisogna quindi interrompere – e da qui il tema del prezzo amministrato – la speculazione avviata sulla borsa di Amsterdam e sul gas da parte dei russi. Questo Draghi lo sa bene. Bisogna uscire dalla logica del mercato degli acquisti sulla borsa di Amsterdam e andare in una direzione di prezzo amministrato e nazionale”.

Draghi al meeting di Rimini aveva usato parole rassicuranti: “Le sfide sono molte, e di non facile soluzione: come continuare a diversificare gli approvvigionamenti energetici e calmierare le bollette per famiglie e imprese; come accelerare sulla strada delle energie rinnovabili per combattere il cambiamento climatico; come mantenere il giusto impulso nelle riforme e negli investimenti, per preservare la crescita, la stabilità dei conti pubblici, l’equità; come continuare ad assicurare all’Italia un ruolo da protagonista nel mondo, all’interno dell’Unione Europea e del legame transatlantico. Queste questioni, nel loro insieme, presentano un passaggio storico drammatico, che deve essere affrontato con profondità di analisi e coraggio di azione. Le decisioni che prendiamo oggi” ha proseguito, “sono destinate a segnare a lungo il futuro dell’Italia. Nel febbraio dello scorso anno, quando è iniziata l’esperienza dell’esecutivo, eravamo in un contesto diverso da quello attuale, ma altrettanto difficile. In Italia e all’estero c’era scetticismo rispetto alla nostra capacità di presentare e iniziare ad attuare un Piano valido per riformare la nostra economia e spendere bene i fondi che ci erano stati assegnati con il Next Generation EU. Sembravamo avviati verso una ripresa lenta e incerta. A diciotto mesi di distanza, possiamo dire che non è andata così.
Gli italiani hanno reagito con coraggio e concretezza, come spesso hanno fatto nei momenti più difficili, e hanno riscritto una storia che sembrava già decisa. Insieme, abbiamo dimostrato ancora una volta che l’Italia è un grande Paese, che ha tutto quello che serve per superare le difficoltà che la storia ci mette di nuovo davanti. Tra poche settimane gli italiani sceglieranno la composizione del nuovo Parlamento, che darà la fiducia a un nuovo governo, sulla base di un nuovo programma. Mi auguro che chiunque avrà il privilegio di farlo, di guidare il Paese, saprà preservare lo spirito repubblicano che ha animato dall’inizio il nostro esecutivo. Sono convinto che il prossimo governo, qualunque sia il suo colore politico, riuscirà a superare quelle difficoltà che oggi appaiono insormontabili come le abbiamo superate noi l’anno scorso. L’Italia ce la farà, anche questa volta”..


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