Ieri primo giorno di tregua tra Israele e Libano, Hezbollah ha rivendicato la “vittoria” contro lo Stato ebraico. In una nota diffusa ore dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco, il gruppo parla infatti di una “vittoria di Dio onnipotente” che “è stata l’alleata della giusta causa”. Poi Hezbollah fa fatto sapere che i suoi combattenti “rimarranno totalmente pronti per affrontare le ambizioni del nemico israeliano e i suoi attacchi”. Nella nota, Hezbollah ha affermato anche che le forze israeliane hanno fallito nei loro “tentativi di occupare e insediarsi nelle città”, di impedire gli attacchi o di “creare una zona cuscinetto militare e di sicurezza, come il nemico aveva sperato. Le Forze di difesa israeliane avrebbero intanto sventato tentativi di Hezbollah di sviluppare armi chimiche, ha riferito la tv Channel 12, che cita fonti non meglio identificate, che non specificano quando sia avvenuta l’operazione israeliana, ma si ritiene che le armi chimiche fossero destinate a essere usate dalla forza d’elite Radwan di Hezbollah durante un’invasione del nord di Israele.
Hamas: “Pronti per cessate fuoco a Gaza”
Hamas pronto alla tregua con Israele a Gaza. “L’annuncio del cessate il fuoco in Libano è una vittoria e un successo importante per la resistenza” e “Hamas è pronto per un accordo” per la fine delle ostilità nell’enclave palestinese e “un’intesa seria per lo scambio di prigionieri”, ha intanto detto all’agenzia Afp un componente dell’ufficio politico del gruppo. “Abbiamo informato i mediatori in Egitto, Qatar e Turchia”, ha affermato. Anche gli Houthi dello Yemen, che da anni l’Iran è accusato di sostenere, parlano di “vittoria di Hezbollah” dopo la tregua. In un messaggio su X Mohammed Abdul Salam, un portavoce degli Houthi, plaude “alla grande fermezza di Hezbollah e del caro popolo libanese di fronte all’aggressione brutale di Israele” e aggiunge che “grazie a questo” il “Libano è stato in grado di ottenere una nuova vittoria”.
Bombe inesplose sotto le macerie
Aspettando di verificare la tenuta della tregua tra Israele e Hezbollah, il Libano fa intanto conti con la minaccia degli ordigni inesplosi e i militari avvertono la popolazione sul pericolo ‘invisibile’. Il corrispondente della Bbc racconta di esser passato da un checkpoint dell’Esercito libanese alla periferia di Sidone dove i soldati libanesi distribuivano volantini con gli avvertimenti alla popolazione, esortata a non toccare gli ordigni inesplosi. “Non avvicinatevi, non toccateli, segnalate immediatamente – è l’allarme – Ordigni inesplosi restano sotto le macerie ed è molto pericoloso”. Il corrispondente della rete britannica precisa di aver visto lo stesso messaggio su decine di cartelloni lungo le strade del sud e dell’est del Paese dei Cedri, colpite da Israele durante le ostilità.
Fuoco contro auto in zona vietata nel sud del Libano
Dopo l’entrata in vigore della tregua, le forze israeliane (Idf) confermano di aver aperto il fuoco contro un veicolo “con diversi sospetti a bordo” in viaggio “in una zona in cui gli spostamenti sono vietati nel territorio libanese”. “Su direttiva a livello politico, l’accordo di cessate il fuoco in Libano è entrato in vigore alle 4 di oggi e le Idf operano di conseguenza”, con le “truppe dispiegate nelle loro posizioni nel sud del Libano”, fanno sapere via X. Con la precisazione che “nell’ultima ora le Idf hanno identificato un mezzo con diversi sospetti a bordo in una zona in territorio libanese dove gli spostamenti sono vietati” e le forze “hanno aperto il fuoco per impedire loro di avanzare”. “I sospetti hanno lasciato l’area”, affermano, aggiungendo che “interverranno contro chiunque tenti di violare l’accordo per il cessate il fuoco e continueranno a proteggere i cittadini di Israele”, mentre l’Aeronautica “resta pronta a intervenire in tutto il territorio libanese”. Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha annunciato di aver ordinato all’esercito di intraprendere “azioni di forza” per fermare quelli che ha descritto come miliziani Hezbollah che entrano nei centri abitati dove i militari israeliani potrebbero ancora essere operativi. “A causa dell’ingresso di membri di Hezbollah a Kfar Kila”, Katz ha ordinato di “agire con forza e senza compromessi contro sviluppi di questo tipo”, ha dichiarato il suo ufficio in un comunicato. Secondo quanto annunciato, il titolare della Difesa ha disposto che si impedisca a membri di Hezbollah di raggiungere le aree del sud del Libano dove l’IDF sta ancora vietando gli spostamenti, “e laddove mettano in pericolo le truppe IDF, che siano colpiti”. A riferirne è il Times of Israel.
Katz ha poi aggiunto che il rilascio degli ostaggi ancora trattenuti nella Striscia di Gaza è ora l’ “obiettivo supremo” del governo israeliano. “I risultati della campagna nel nord esercitano ulteriore pressione su Hamas”, ha detto. Israele intende “fare tutti gli sforzi necessari per creare le condizioni per un nuovo scambio di ostaggi e riportare tutti a casa”, ha aggiunto, considerandolo “l’obiettivo morale più importante”.
Appello agli sfollati
Un invito agli sfollati libanesi a “fare ritorno” ai loro villaggi è stato rivolto dal presidente del Parlamento del Paese dei cedri, Nabih Berri. “Tornate orgogliosi ai vostri villaggi, perché hanno sconfitto il nemico”, ha detto in un discorso trasmesso in tv Berri, che ha rappresentato Hezbollah al tavolo delle trattative, sottolineando che “questo momento è un test per tutti i libanesi, di ogni confessione religiosa, affinché salvino il loro Paese e proteggano le istituzioni costituzionali”. “Voltiamo una pagina storica, che è stata una delle più pericolose per il Libano e ha minacciato il suo popolo e la sua storia”, ha proseguito il presidente del Parlamento di Beirut, secondo il quale la guerra “ha rivelato il vero volto del Libano: quello della solidarietà e dell’unità nazionale”. Berri, secondo quanto riferito dal sito L’Orient-Le Jour, ha infine reso omaggio all’ex leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ucciso esattamente due mesi fa in un raid sulla periferia sud di Beirut, per avergli affidato “il mandato della resistenza politica”. Le forze israeliane hanno tuttavia confermato che manterranno il dispiegamento militare nel sud del Paese, in linea con l’accordo, e rimarcato il divieto agli abitanti delle aree sgomberate di tornare nelle proprie case fino a nuovo avviso. Su X il portavoce delle Idf, Avichay Adraee, ha scritto che i soldati “restano dispiegati nelle loro posizioni nel sud del Libano” con un riferimento alle “clausole” dell’accordo entrato in vigore alle 4 ora locale. “E’ vietato dirigersi verso le aree per le quali le Idf hanno chiesto lo sgombero o verso le forze Idf nella zona – ha affermato – Per la vostra sicurezza e quella delle persone a voi care, astenetevi dagli spostamenti in questa zona”. Poi ha assicurato che le autorità israeliane “informeranno quando il ritorno sarà sicuro”.
Il premier Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Israel Katz hanno quindi ordinato all’Idf di “non permettere alla popolazione libanese di entrare nell’area dei villaggi nei pressi del confine nel sud del Libano”, riferisce l’ufficio del primo ministro, affermando che “questo avviene in accordo con la prima fase di applicazione del cessate il fuoco”. Anche le Forze Armate libanesi confermano che si preparano a “completare il dispiegamento” nel sud del Libano, in linea con l’accordo. E chiedono agli sfollati delle aree di confine di non tornare nelle proprie case fino al “ritiro” delle forze israeliane. “Con l’entrata in vigore del cessate il fuoco, l’Esercito si sta adoperando per adottare le misure necessarie per completare il dispiegamento nel sud – si legge in una nota diffusa via X – Il Comando dell’Esercito invita i cittadini ad attendere prima di tornare nei villaggi e nelle località” vicini al confine con Israele, “dove sono penetrate le forze nemiche, in attesa del loro ritiro”. Parole che arrivano in contemporanea con immagini che sui social mostrano code di auto di sfollati diretti verso le zone meridionali e orientali del Libano. “Non vedo l’ora di tornare a casa”, ha detto alla Dpa un padre di cinque figli da un centro di accoglienza per sfollati a Beirut. Incredula una donna, sfollata anche lei, che afferma di “non riuscire a credere che questa guerra orribile possa finire presto”. Il premier libanese Najib Mikati ha esortato il Paese all’unità dopo la fine di quella che ha definito la “fase più crudele” nella storia del Paese. In un discorso televisivo, il primo ministro ad interim del Libano ha parlato della norma giuridica che impone all’esercito libanese di garantire la sicurezza nel sud del Paese dopo il cessate il fuoco. Ha inoltre invitato Israele a impegnarsi a rispettare l’accordo e a ritirarsi dal sud.
Unifil si “adatta” a tregua
L’Unifil “accoglie positivamente” il cessate il fuoco in Libano e ha già “iniziato ad adattare” le sue operazioni “alla nuova situazione”. E’ quanto si legge in una nota della missione Onu nel Paese dei cedri, in cui si esprime apprezzamento anche per il rinnovato “impegno” riguardo la risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza nell’ambito di “un percorso verso la pace”. Unifil ha spiegato quindi che collaborerà “con tutte le parti rilevanti” perché funzioni il cessate il fuoco, aggiungendo che “continueremo a svolgere i compiti che ci sono stati assegnati” e che “i nostri Caschi Blu di 48 Paesi sono rimasti al loro posto e ora sono pronti a sostenere Libano e Israele in questa nuova fase e nell’attuazione della risoluzione”.
8 persone uccise in attacco israeliano scuola a Gaza
È di otto persone uccise il bilancio dell’attacco israeliano alla scuola al-Tabin di Gaza City. Lo riporta l’agenzia di stampa palestinese Wafa, citando fonti mediche locali. L’edificio, che fungeva da rifugio per gli sfollati, era stato precedentemente bombardato da caccia israeliani. Nel frattempo, sempre Wafa riporta che l’Idf ha bombardato un’abitazione nel quartiere Shujaya della città di Gaza, ferendo almeno quattro persone.
Parenti ostaggi bloccano ingresso ufficio Netanyahu
I parenti degli ostaggi detenuti da Hamas a Gaza hanno bloccato temporaneamente l’ingresso dell’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu alla Knesset, chiedendogli di incontrarli per promuovere un accordo che riguardi il cessate il fuoco a Gaza e il conseguente rilascio degli ostaggi. Lo riporta il Times of Israel, che cita Eli Albag, la cui figlia diciannovenne Liri è stata rapita da Hamas il 7 ottobre. La donna chiede che, così come Netanyahu è riuscito a concludere un accordo con il Libano, il premier debba fare lo stesso anche a Gaza.
La posizione dell’Iran
L’Iran “accoglie con favore” la “notizia della fine dell’aggressione” israeliana “contro il Libano” e conferma il suo “sostegno incrollabile” al governo di Beirut, ai libanesi e alla “resistenza”, ovvero agli Hezbollah libanesi, dopo l’entrata in vigore della tregua tra il gruppo e Israele. La reazione di Teheran, riportata dall’agenzia iraniana Mehr, è arrivata tramite il portavoce del ministero degli Esteri della Repubblica Islamica, Esmaeil Baqaei, che ha rivendicato come l’Iran “negli ultimi 14 mesi si sia impegnato in importanti sforzi diplomatici per” la “fine immediata della guerra a Gaza e in Libano”. Il portavoce è poi tornato ad accusare Israele di “crimini” e alla comunità internazionale ha chiesto un “pressing efficace” su Israele affinché ponga fine alla “guerra” nell’enclave palestinese.
Egitto: subito cessate fuoco a Gaza
La tregua in Libano tra Hezbollah e Israele potrebbe “contribuire all’inizio di una fase di de-escalation” in Medio Oriente. E’ quanto afferma l’Egitto con l’auspicio che sia il “preludio” alla “fine dell’aggressione israeliana contro la Striscia di Gaza”, dove servono un “cessate il fuoco immediato” e “accesso totale di aiuti umanitari, senza ostacoli”. Il ministero degli Esteri del Cairo insiste sulla “piena attuazione della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza Onu”, con il dispiegamento dell’Esercito libanese nel sud del Libano e il suo controllo su “tutto il territorio libanese”. L’Egitto insiste “sull’importanza di rispettare la sovranità del Libano”, sulla “non interferenza negli affari interni” e sulla necessità di “completare tutte le istituzioni dello Stato, compresa l’elezione di un presidente, senza diktat esterni”, si legge in una nota su X.Il Cairo chiede infine di “fermare le violazioni intollerabili in Cisgiordania”, ripetendo che “non ci sono soluzioni militari alle crisi nella regione” e insistendo su “negoziati e dialogo” e su un “processo politico serio, con un arco temporale definito” che culmini nella creazione di uno stato palestinese e la “fine dell’occupazione”.
Siria accusa Israele
La Siria denuncia l’uccisione di sei persone in raid attribuiti a Israele che, prima dell’entrata in vigore della tregua tra gli Hezbollah libanesi e Israele, hanno colpito aree al confine tra Libano e Siria. “Il nemico israeliano ha lanciato un’aggressione dalla direzione del territorio libanese, colpendo i valichi alla frontiera tra Siria e Libano”, scrive l’agenzia ufficiale siriana Sana che cita una fonte militare. Il bilancio fornito da Damasco parla sei persone uccise, tra le quali due soldati e un volontario della Mezzaluna Rossa araba siriana, e di 12 feriti, compresi “donne, bambini e operatori della Mezzaluna Rossa araba siriana”. La Sana riferisce di “danni significativi”, accusando Israele di aver colpito i valichi di Arida e Dabousiya.
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