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LA STRAGE NELLA STRISCIA DI GAZA, LA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO


(Photo by Eyad BABA / AFP)

La questione se in Palestina sia in corso un genocidio è oggetto di un intenso dibattito internazionale e di indagini da parte di organismi legali e delle Nazioni Unite. Il 16 settembre 2025, una Commissione d’inchiesta indipendente delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati e su Israele ha pubblicato un rapporto in cui conclude che Israele ha commesso genocidio nella Striscia di Gaza. Il rapporto afferma che le autorità e le forze di sicurezza israeliane hanno commesso quattro dei cinque atti genocidi definiti dalla Convenzione del 1948 per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio. Il bilancio delle vittime più alto? Nella Striscia di Gaza. Le stime più recenti, fornite da fonti come il Ministero della Salute di Gaza (che è gestito da Hamas) e supportate da varie organizzazioni internazionali e media, indicano decine di migliaia di morti. Una fonte di settembre 2025 parla di circa 65.000 morti a Gaza, con un numero di feriti che supera i 165.000. Altre fonti, a maggio 2025, riportavano quasi 54.000 morti, di cui oltre 15.000 bambini. È importante notare che questi numeri sono in continua evoluzione e che spesso il numero effettivo è considerato più alto a causa dei corpi sepolti sotto le macerie e della distruzione delle infrastrutture sanitarie. Anche in Cisgiordania si sono registrate numerose vittime a seguito di scontri e operazioni militari israeliane. Ma qui le cifre sono inferiori rispetto a Gaza, ma comunque significative. Al 23 agosto 2025, si riportavano 1.031 morti, di cui 210 bambini. In sintesi, il numero totale di palestinesi uccisi dall’inizio del conflitto si aggira sulle decine di migliaia, con la stragrande maggioranza delle vittime concentrata nella Striscia di Gaza e il bilancio umanitario è devastante.

Secondo la Commissione, ci sono prove di “intento genocida” da parte delle autorità israeliane, basate su dichiarazioni e sul modello di condotta delle forze di sicurezza. L’accusa di genocidio è stata sollevata anche da altri enti, come il Sudafrica, che ha avviato un procedimento legale contro Israele presso la Corte internazionale di giustizia (ICJ) nel gennaio 2024. Amnesty International, Human Rights Watch e altre organizzazioni per i diritti umani hanno documentato crimini di guerra e violazioni del diritto internazionale, e alcune hanno anche parlato di genocidio. Il governo israeliano continua a respingere fermamente le accuse di genocidio, definendole “distorte e false”. Israele afferma che le sue operazioni militari a Gaza sono volte a neutralizzare Hamas, il gruppo responsabile degli attacchi del 7 ottobre 2023. In sintesi, mentre una commissione delle Nazioni Unite e diverse organizzazioni per i diritti umani ritengono che il genocidio sia in atto, il governo di Israele nega l’accusa. La Corte internazionale di giustizia sta esaminando il caso, e una decisione definitiva da parte di un tribunale internazionale è ancora attesa.

Questa mattina tre persone supportate da Ultima Generazione – Beatrice (32 anni), Alina (36 anni) e Serena (39 anni) – hanno iniziato uno sciopero della fame a oltranza. Si sono presentate alle 9.45 davanti alla Camera dei Deputati in piazza di Montecitorio a Roma, con una richiesta chiara: il Governo Meloni deve riconoscere ufficialmente il genocidio in corso in Palestina da parte di Israele e deve garantire protezione e ritorno in sicurezza per le persone italiane imbarcate nella Flotilla. Richieste ritenute da Ultima Generazione in linea con quelle del grande sciopero nazionale del 22 settembre, a cui questa associazione onlus darà sostegno. In questi minuti le forze dell’ordine sono intervenute sequestrando i cartelli delle tre persone con scritto “Meloni riconosca il genocidio. Sciopero della fame 1°giorno”, per poi restituirli. L’inizio dello sciopero era stato programmato nel momento in cui la Global Sumud Flotilla fosse stata bloccata dalla marina israeliana. Tuttavia, l’accelerazione del genocidio con l’invasione di terra a Gaza e la mancanza di un’azione diretta da parte del governo italiano, che dopo due anni di stragi ora inizia timidamente a contestare i piani israeliani, hanno spinto le attiviste ad agire subito. Piani che sono chiari, come dichiarato dallo stesso ministro israeliano Smotrich: massacrare quanti più palestinesi possibile, cacciare i sopravvissuti, radere al suolo Gaza e speculare sui suoi terreni.“Ho deciso di unirmi allo sciopero e a privarmi del cibo, perché non riesco più a tollerare ciò che sta succedendo a Gaza – dichiara Alina, madre di tre figli. Ora basta! Non continuerò la mia vita come se nulla fosse, metto il mio corpo a disposizione e andrò avanti con lo sciopero della fame a oltranza, il mio impegno è per la Flotilla e per la Palestina, affinché riesca nella sua missione e affinché le persone partite tornino a casa senza un graffio e che il governo riconosca che le atrocità che stanno succedendo a Gaza sono un genocidio! Invito chiunque lo desideri ad unirsi: c’è ancora speranza, possiamo e dobbiamo ancora agire.”

Ultima Generazione chiede che il Governo Meloni riconosca il genocidio

Il genocidio in corso a Gaza è già stato riconosciuto da diversi organismi internazionali: la Commissione indipendente d’inchiesta delle Nazioni Unite ha pubblicato un’analisi legale di 72 pagine che definisce inequivocabilmente genocidaria la guerra condotta da Israele. Eppure il governo Meloni non ha ancora compiuto un atto formale di riconoscimento. Non è solo una mancanza di coraggio politico: è una scelta che implica complicità diretta. Perché è importante chiamarlo genocidio? Usare la parola genocidio non è retorica. È una categoria giuridica precisa che ha conseguenze enormi. Sul piano internazionale, la Convenzione ONU sul genocidio obbliga tutti gli Stati firmatari a prevenire il genocidio e a non esserne complici. La Corte Internazionale di Giustizia ha già riconosciuto un “rischio plausibile” di genocidio a Gaza, imponendo quindi obblighi anche all’Italia. Sul piano nazionale, la Legge italiana n. 962 del 1967 (“Punizione del crimine di genocidio”) recepisce questi principi nel nostro ordinamento: anche la complicità in genocidio è punita dal nostro codice penale. Ultima Generazione però punta il dito contro i deputati italiani perché la Camera ha appena rinnovato il memorandum di cooperazione militare con Israele (alcuni deputati di Fratelli d’Italia si sono astenuti mentre la Lega ha votato contro una risoluzione europea di condanna). Arianna Meloni ha accusato la Flotilla di “strumentalizzare” il dolore di Gaza. Ma Ultima Generazione continua a dire che sosterrà tutte le persone che sceglieranno lo sciopero della fame come forma di resistenza nonviolenta e di pressione sul governo italiano per fermare la strage in corso nella Striscia di Gaza. “Siamo già 53.000 ad aver scelto questa forma di resistenza attiva”, spiegano, “e il boicottaggio deve servire a colpire direttamente le aziende italiane che continuano a esportare in Israele, scegliendo il profitto invece di assumersi la responsabilità di non essere complici”. E il suo obiettivo è duplice: incidere sugli interessi economici che alimentano l’occupazione e tentare di forzare il blocco navale imposto da Israele, dove a bordo delle barche ci sono anche persone di Ultima Generazione. Come ricorda Francesca Albanese nel suo libro Quando il mondo dorme edito da Rizzoli: “Il sistema che reprime i Palestinesi è lo stesso a cui apparteniamo noi”. Questo passa attraverso i supermercati, che vendono prodotti coltivati su terre sottratte ai palestinesi, mentre in Italia comprimono i piccoli agricoltori, trasformando la spesa quotidiana in un lusso.

In realtà la posizione di Giorgia Meloni riguardo la situazione a Gaza e il termine “genocidio” è stata oggetto di attenzione e dibattito. Le sue dichiarazioni si sono evolute nel tempo, riflettendo la crescente preoccupazione internazionale per il numero di vittime civili. In un video dello scorso agosto, la Presidente del Consiglio in risposta a degli attivisti, ha dichiarato di lavorare “ogni giorno sul genocidio palestinese”. Questa frase ha sollevato un forte dibattito, in quanto è stata interpretata da alcuni come la prima volta che un leader italiano usava esplicitamente questo termine in riferimento alla situazione a Gaza. La frase è stata poi contestata da alcune opposizioni, che hanno accusato il governo di non agire in modo coerente con tale dichiarazione, in particolare per quanto riguarda la vendita di armi a Israele. Già in precedenza, la Meloni aveva affermato che la “legittima reazione di Israele a un terribile e insensato attacco terroristico sta assumendo forme drammatiche e inaccettabili”. In particolare, ha condannato l’uccisione di giornalisti e civili, sottolineando la necessità di un immediato cessate il fuoco e l’accesso agli aiuti umanitari. Questa posizione, pur non usando il termine “genocidio”, evidenziava una critica sempre più marcata nei confronti delle operazioni militari israeliane.

Soluzione a due Stati

La posizione ufficiale del governo italiano, ribadita da Meloni, rimane ad oggi quella di sostenere la soluzione a due Stati, con la creazione di uno Stato palestinese che coesista in pace e sicurezza con lo Stato di Israele. A questo proposito, la Meloni ha dichiarato che il riconoscimento unilaterale di uno Stato palestinese, in questo momento, sarebbe “controproducente”, in quanto dovrebbe essere il risultato di un processo di pace e non un atto prematuro. In conclusione, mentre il governo italiano ha mantenuto una posizione di forte sostegno al diritto di Israele a difendersi, le recenti dichiarazioni di Giorgia Meloni hanno mostrato una crescente preoccupazione per le conseguenze umanitarie del conflitto, arrivando a usare il termine “genocidio”, anche se in un contesto di dibattito non ufficiale, e definendo le azioni di Israele come “inaccettabili”. Ora però occorre fare un passo molto più significativo.



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