[gtranslate] ISTAT: ECCO COME E DOVE SI FANNO PIÙ INCIDENTI STRADALI - WHAT-U

Alla vigilia dei periodi di esodo estivo e di maggiore intensità di traffico sulle strade, dal 2017 Istat, con la collaborazione e l’impegno di diversi soggetti istituzionali coinvolti, l’Aci (ente compartecipante), la Polizia Stradale, i Carabinieri, le Polizie locali, gli uffici di statistica e i centri di monitoraggio per la sicurezza stradale di Comuni, Province, Province autonome e Regioni aderenti al Protocollo di intesa nazionale per il coordinamento delle attività della rilevazione statistica, rilascia tempestivamente e anticipatamente dati su ricerche effettuate sulla “sicurezza stradale” per sensibilizzazione a comportamenti di guida responsabili. Il risultato ha dato buoni frutti visto che sono diminuiti i morti sulle strade italiane, in calo anche incidenti e feriti

Nel 2018 in Italia si sono verificati in Italia 172.344 incidenti stradali con lesioni a persone; le vittime sono state 3.325 e i feriti 242.621 (Prospetto 1). Rispetto all’anno precedente tornano a diminuire i morti sulle strade (-1,6%) dopo l’aumento registrato nel 2017; in diminuzione anche incidenti e feriti (rispettivamente -1,5% e -1,7%). Il tasso di mortalità stradale passa da 55,8 a 55,0 morti per milione di abitanti tra il 2017 e il 2018. Rispetto al 2010, le vittime della strada diminuiscono del 19,2%.  L’incidentalità stradale è collegata ad altri fattori, tra cui la mobilità, le percorrenze stradali, il numero di veicoli circolanti e i consumi di carburante.

I primi dati sulle percorrenze autostradali, su 6mila chilometri di rete in concessione, mostrano una sostanziale stabilità delle percorrenze medie (+0,4%), con un aumento del 2,3% rispetto al 2017 solo per i veicoli pesanti. Secondo una stima del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti le percorrenze totali del 2018 in Italia sono state pari a 530.092 milioni di veicoli-km, in diminuzione del 2,2% rispetto all’anno precedente.

Nel 2018, le prime iscrizioni di veicoli nuovi di fabbrica sono cresciute dell’1% mentre mediamente il parco veicolare è aumentato dell’1,3% rispetto all’anno precedente; con più di 645 autovetture e 854 veicoli ogni mille abitanti (valori in crescita) l’Italia si conferma il Paese europeo a più elevato tasso di motorizzazione. L’anzianità del parco veicolare continua ad aumentare: il 21,6% delle autovetture appartiene alle classi Euro 0, Euro1 o Euro2, ha più di 18 anni di età ed è pertanto sprovvisto anche dei più semplici dispositivi di sicurezza attiva. Sostanzialmente stabili le vendite di benzina (-0,7%), diminuiscono quelle di GPL mentre aumentano del 2,5% le vendite di gasolio; queste dinamiche riflettono l’andamento delle percorrenze autostradali.

Di particolare rilevanza, inoltre, l’aumento registrato per la mobilità attiva. La tradizionale elaborazione dei dati dell’Osservatorio “Audimob” di Isfort (Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti) ha rilevato nell’ultimo biennio una forte crescita degli spostamenti a piedi, dell’utilizzo della bicicletta e della domanda per trasporto pubblico e mobilità condivisa. L’automobile rimane dunque il mezzo più utilizzato per gli spostamenti ma si scelgono anche modalità alternative.

L’invecchiamento della popolazione si riflette anche sui conducenti di veicoli. Confrontando i dati delle patenti attive all’inizio del 2018 con quelli di circa 10 anni prima emerge un marcato aumento del numero di patentati con più di 65 anni di età, che passano dal 13% al 21%. Diminuisce invece il numero di patentati giovani, soprattutto fino a 24 anni di età.

In base alle stime del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti relative al 2010 e rivalutate al 2018 con l’indice Istat dei prezzi al consumo, il costo sociale totale per gli incidenti stradali con lesioni a persone è quantificato in circa 18,6 miliardi di euro, pari all’1% del Pil nazionale. A valori costanti 2010 il calcolo dei costi sociali risulta pari a 17,1 miliardi di euro per il 2018 (21,4 miliardi di euro nel 2010).

In lieve calo le vittime della strada nell’Unione europea

Continua a scendere in Europa (Ue28) il numero delle vittime sulle strade, seppure in misura contenuta rispetto all’anno precedente. Nel complesso circa 25mila persone sono decedute in incidenti stradali, contro le 31.595 del 2010, con una riduzione nel periodo di circa il 21%. Più contenuto il calo percentuale registrato in Italia (-19,2%). Tra il 2017 e il 2018, il numero delle vittime diminuisce dell’1% nell’Unione europea e dell’1,6% in Italia.

Il tasso di mortalità stradale (morti per milione di abitanti), indicatore utilizzato per effettuare analisi comparative, si attesta, nel 2018, a 49,1 nella Ue28 e a 55,0 in Italia (nel 2010 rispettivamente 62,8 e 69,4). Con tale risultato il nostro Paese si colloca al sedicesimo posto nella graduatoria europea, guadagnando due posizioni rispetto al 2017.

Analogamente al 2017, la riduzione non ha interessato tutti i Paesi. Nel 2018 le vittime della strada sono in aumento in undici Paesi, tra i quali alcuni di più recente adesione all’Unione europea, come Estonia (+39,6%), Repubblica Ceca (+13,7%), Lettonia (+8,8%), Polonia (+1,1%), Ungheria (+0,6%), ma anche in quelli di più consolidata tradizione per la sicurezza stradale, come Svezia (+28,1%), Paesi Bassi (+10,6%), Germania (+2,8%), Finlandia (+0,9%), Portogallo (+0,7%).

Tra il 2010 e il 2018 la riduzione media annua del numero di vittime della strada è stata del 2,8% nella Ue28 e del 2,6% in Italia, variazioni comunque inferiori a quelle stimate per raggiungere l’obiettivo europeo di dimezzare il numero di morti in incidenti stradali entro il 2020. Per rispettare il target fissato, nel periodo 2019-2020 il numero di vittime nella Ue e in Italia dovrebbe ridursi, ogni anno fino al 2020, di circa il 20%.

Agosto il mese con il maggior numero di incidenti gravi

I mesi estivi si confermano il periodo con il maggior numero di incidenti stradali e vittime e con il tasso di occupazione delle autovetture più alto.  In particolare giugno e luglio presentano picchi per numero di incidenti – quasi 17mila ogni mese – e luglio e agosto per le vittime – oltre 700 in totale . Agosto è il mese peggiore anche per la pericolosità – 2,7 morti ogni 100 incidenti – ma sulle strade extraurbane si raggiungono le 6 vittime ogni 100 incidenti, che salgono a quasi 15 nel caso di sinistri per scontro frontale. Va inoltre sottolineato che sul valore dell’indicatore relativo all’agosto dell’anno scorso il crollo del Ponte Morandi a Genova ha avuto un riflesso rilevante.

Come noto, gli incidenti stradali presentano una ciclicità durante l’anno e l’analisi delle serie mensili di incidenti e vittime consente di mettere in luce gli andamenti e isolare particolari specificità.

La distribuzione di incidenti e morti per mese di evento, dal 2001 al 2018, mostra una generale regolarità nelle ricorrenze delle punte stagionali, legata ai periodi di maggiore flusso della circolazione. Nonostante ciò, nei primi anni della serie si registrano picchi più evidenti nei mesi estivi e invernali mentre negli anni più recenti la distribuzione risulta più uniforme. Tale andamento, più evidente nella serie delle vittime rispetto a quella degli incidenti, potrebbe essere riconducibile a variazioni della mobilità degli utenti della strada nel tempo e a una mutata attitudine di fruizione dei periodi di ferie estive o invernali .

Incidenti gravi di notte e in condizioni meteo avverse

L’83% circa degli incidenti avviene in condizioni di tempo sereno. In caso di pioggia la proporzione di incidenti è più elevata fuori dall’abitato (12,4%) rispetto alle strade urbane (9.5%). Analogamente, gli incidenti segnalati dagli organi di rilevazione in presenza di nebbia, grandine, neve o vento forte sono più frequenti fuori abitato (10,4%) rispetto all’ambito urbano (6,1%). Sebbene gli incidenti stradali avvengano prevalentemente con il sereno, gli indici di mortalità per ora del giorno presentano livelli differenti a seconda delle condizioni meteo. In presenza di pioggia o nebbia, valori particolarmente elevati dell’indice si osservano alle 6 del mattino e alle 12 (4,4 vittime ogni 100 incidenti), ora di punta della giornata per gli spostamenti casa-lavoro; con il sereno l’indice di mortalità è invece più elevato tra l’una e le 6 del mattino (valori compresi tra 4,1 e 5,5).

Nelle ore di buio incidenti più pericolosi su autostrade e strade extraurbane

Come atteso, l’incidentalità stradale presenta dei picchi dal lunedì al venerdì in corrispondenza degli spostamenti casa-lavoro e intorno alle 13, nel fine settimana tra le 11 e le 13 e tra le 16 e le 20. Gli incidenti più gravi avvengono tra l’una e le 6 del mattino e fuori dal centro abitato (9 persone ogni 100 incidenti perdono la vita tra le 5 e le 6 del mattino, 8 all’una di notte). Per tenere conto, inoltre, delle reali condizioni di luce e di buio e del loro legame con gli incidenti stradali, sono stati considerati gli orari di alba e tramonto nelle province italiane, rilevati con cadenze periodiche di 15 giorni durante l’anno. Il calcolo ha condotto alla definizione del numero di ore di luce e di buio e ha consentito di classificare gli incidenti anche per questa nuova variabile. Dal confronto tra le distribuzioni degli incidenti stradali per mese, nel periodo di buio, compreso tra tramonto e alba, e quello notturno, tra le 22 e le 6 del mattino, si osservano consistenti differenze nelle percentuali mensili, soprattutto per i mesi invernali e autunnali, quando il sole tramonta già nelle ore del pomeriggio. Quantificare gli incidenti stradali che avvengono in condizioni di buio consente di individuare eventuali legami del fenomeno con la scarsa visibilità rilevata sulla rete stradale. Alcune differenze si rilevano, ad esempio, su autostrade e strade extraurbane, dove l’indice di lesività (feriti per 100 incidenti) è più elevato nelle ore fra tramonto e alba rispetto al periodo convenzionalmente definito notturno (tra le 22 e le 6), soprattutto nei mesi invernali (rispettivamente 171,4 e 168,5 ogni 100 incidenti per le autostrade e 165,9 e 159,9 per le strade extraurbane). Anche l’indice di mortalità risulta più elevato nelle ore di buio sulle autostrade a maggio e novembre e sulle strade urbane a febbraio e marzo.

Sulle autostrade in aumento vittime e incidenti mortali

Nel 2018 sulle strade urbane si sono verificati 126.701 incidenti (73,6% del totale), con 169.573 feriti (69,9%) e 1.402 morti (42,2%). Sulle autostrade e raccordi gli incidenti sono stati 9.372 (5,4% del totale) con 327 decessi (9,8%) e 15.440 feriti (6,4%); sulle altre strade extraurbane, comprensive delle strade statali, regionali, provinciali e comunali extraurbane, gli incidenti rilevati ammontano a 36.271 (21,0% del totale), le vittime a 1.596 (48,0%) e i feriti a 57.608 (23,7%).

Gli incidenti stradali e i feriti diminuiscono su strade urbane e autostrade mentre aumentano sulle strade extraurbane, dove si registra un incremento rispettivamente del 3,4% e 2,3% rispetto al 2017. Altro elemento che connota il 2018 è il considerevole aumento del numero dei morti sulle autostrade, dove si rileva una crescita del 10,5% rispetto al 2017 (da 296 a 327 morti), dovuta all’incidente stradale avvenuto sulla A10 Genova-Savona-Ventimiglia. Tuttavia, pur tenendo in considerazione la gravità di tale evento, il numero di incidenti con esito mortale sulle autostrade rimane praticamente invariato, da 253 a 255 sinistri tra il 2017 e il 2018. Le vittime diminuiscono, invece, sulle strade urbane ed extraurbane (-4,4% e -1,2%). L’indice di mortalità continua a essere più elevato sulle strade extraurbane – 4,4 decessi ogni 100 incidenti – si attesta a 3,5 sulle autostrade mentre è pari a 1,1 sulle strade urbane (rispettivamente 4,6; 3,2 e 1,1 nel 2017). La media nazionale, praticamente invariata dal 2010 a meno di oscillazioni non significative, è pari a 1,9.

Nel complesso, la maggior parte degli incidenti stradali avviene tra veicoli in marcia (68,6%). Tra gli incidenti a veicolo isolato in ambito urbano il 14,4% coinvolge pedoni mentre fuori dall’abitato il 20,6% riguarda fuoriuscite dalla sede stradale e incidenti isolati senza urto. Gli incidenti si verificano lungo un rettilineo nel 45,5% dei casi sulle strade urbane e nel 54,1% sulle extraurbane. In ambito urbano gli incidenti che si verificano in corrispondenza degli incroci rappresentano il 41,5% del totale, in curva il 6,8% e nei pressi di una rotatoria il 5,0%. Lungo le strade extraurbane, oltre all’alta percentuale di sinistri su rettilineo, il 22,4% degli incidenti si verifica in curva e il 17,8% in corrispondenza di un incrocio.

Distrazione, mancato rispetto della precedenza e velocità elevata prime cause di incidente

Nel 2018, le circostanze accertate o presunte dagli organi di rilevazione, alla base degli incidenti stradali con lesioni a persone, sono sostanzialmente invariate rispetto all’anno precedente. Nell’ambito dei comportamenti errati di guida, la distrazione, il mancato rispetto delle regole di precedenza o del semaforo e la velocità troppo elevata sono le prime tre cause di incidente (escludendo il gruppo residuale delle cause di natura imprecisata). I tre gruppi costituiscono complessivamente il 40,8% dei casi (90.313). Si precisa che la rilevazione condotta dall’Istat include solo le circostanze accertate o presunte per i conducenti dei primi due veicoli coinvolti nell’incidente. Gli incidenti stradali che coinvolgono tre o più veicoli rappresentano, nel 2018, il 9,6% del totale.

Tra le altre cause più rilevanti, la mancanza della distanza di sicurezza (20.443 casi), la manovra irregolare (15.192), la mancanza di precedenza al pedone (7.243) da un lato e il comportamento scorretto del pedone dall’altro (7.021) rappresentano rispettivamente il 9,2%, il 6,9%, il 3,3% e il 3,2% delle cause di incidente. Con riferimento alla categoria della strada, la prima causa di incidente sulle strade urbane è il mancato rispetto delle regole di precedenza o semaforiche (17,0%), sulle strade extraurbane è la guida distratta o andamento indeciso (pari al 20,1%), seguono la guida con velocità troppo elevata (14,0%) e la mancata distanza di sicurezza (13,8%).

Al fine di colmare il gap informativo riguardo l’informazione sugli incidenti stradali alcol e droga correlati, non sempre esaustiva dai dati della rilevazione corrente, sono state esplorate anche altre fonti informative. Il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri e il Servizio della Polizia Stradale del Ministero dell’interno (che rilevano circa un terzo degli incidenti stradali con lesioni) hanno fornito le informazioni sulle sanzioni elevate in occasione di incidente stradale. Da tali dati risulta che su un totale di 58.658 incidenti, sono stati 5.097 quelli in cui almeno uno dei conducenti dei veicoli coinvolti era in stato di ebbrezza e 1.882 quelli sotto l’effetto di stupefacenti. L’8,7% e il 3,2% degli incidenti rilevati da Carabinieri e Polizia Stradale è correlato dunque ad alcol e droga, in aumento rispetto al 2017 (7,8% e 2,9%). Tra i conducenti sottoposti a controllo con etilometro nel 2018 il 5,1% è risultato positivo.

Anche le Polizie Locali di alcuni Comuni capoluogo (nei cui territori risiedono oltre 17 milioni di abitanti) hanno reso disponibile il numero di sanzioni elevate in caso di incidente[7] – pari rispettivamente a 2.031 e 536 mentre erano 2.126 e 462 nel 2017– per guida in stato di ebbrezza e per uso di droghe. Tali frequenze rappresentano il 45% e il 62% del totale delle sanzioni elevate per lo stesso motivo. Rispetto ai controlli effettuati dalle Polizie Locali con etilometro o precursore, gli esiti positivi sono stati il 4,2% mentre per quanto riguarda i controlli per alterazione da uso di droga, effettuati in misura di gran lunga minore a causa della complessità procedurale, gli esiti positivi sono stati l’11%. Con riferimento al numero degli incidenti con lesioni rilevati dalle Polizie Locali nei Comuni considerati, le quote dei sinistri correlati ad alcol e droga risultano pari rispettivamente a 3,9% e 1,0% (3,8 e 0,8 % nel 2017).

Sanzioni elevate per mancato rispetto di segnaletica, norme di sicurezza e uso del cellulare

Nel 2018 diminuiscono le violazioni al Codice della strada contestate da Polizia stradale, Arma dei Carabinieri e Polizie Locali dei Comuni capoluogo di provincia, probabilmente anche a causa del calo dei controlli. Il numero di pattuglie della Polizia Stradale impiegate nell’attività contravvenzionale è infatti sceso del 3,3% rispetto all’anno precedente mentre il numero di operatori effettivi nelle Polizie Locali dei Comuni capoluogo è inferiore del 22% a quello previsto e solo la metà degli operatori presta servizio su strada.

Le sanzioni per violazioni alle Norme di comportamento sono diminuite complessivamente del 4,4%. Su tale risultato pesa in modo evidente il calo delle contravvenzioni per la violazione dell’art.142 “Superamento dei limiti di velocità” elevate dalla Polizia Stradale e largamente dovuto all’oscuramento dei Tutor nei mesi di giugno e luglio 2018. Le contravvenzioni all’art.142 del Codice della Strada emesse dalle Polizie Municipali continuano invece ad aumentare. La velocità rimane il comportamento scorretto più frequente e più sanzionato.

Tra le principali violazioni al codice della strada si confermano l’inosservanza del rispetto della segnaletica (art.146), il mancato uso di cinture di sicurezza e sistemi di ritenuta per bambini (art.172) – in aumento nelle città – e il mancato uso di lenti o l’uso improprio di telefoni cellulari o cuffie (art.173). Quest’ultima infrazione, pur restando tra quelle più frequenti, diminuisce mediamente del 6% (e in modo più marcato per quelle elevate dalle Polizie Locali) forse anche grazie al diffondersi di veicoli dotati di Bluetooth.

Aumentano, seppure in misura lieve e su quantità relativamente basse, le sanzioni elevate per comportamento dei conducenti in caso di incidente (art. 189), per comportamento dei pedoni (art. 190) e per comportamento dei conducenti verso i pedoni (art.191). Analoga tendenza si rileva per le sanzioni concernenti l’assenza di regolare copertura assicurativa (+2,3%).

L’intensificata attività di controllo della Polizia Stradale sul trasporto delle merci, effettuata soprattutto in alcuni periodi dell’anno con apposite Campagne, ha avuto i suoi frutti in termini sanzionatori: risultano infatti più che raddoppiate le sanzioni elevate dalla Polstrada per “inosservanza delle norme sul trasporto di merci pericolose” (art.168) mentre quelle per “installazione, alterazione, manomissione del cronotachigrafo” (art.179) crescono del 27%.

Per quanto riguarda lo stato psicofisico alterato dei conducenti, sono diminuite le sanzioni per guida in stato di ebbrezza alcolica (Artt. 186 e 186 bis) e aumentate quelle per guida sotto l’influenza di sostanze stupefacenti (Art. 187). Polizia Stradale, Carabinieri e Polizie Locali dei Comuni capoluogo hanno contestato, nel 2018, rispettivamente 39.208 (-5,5%) e 5.404 (+2,2%) violazioni. Dai dati della Polizia Stradale, che forniscono dettagli per classe di età, fascia oraria e tipologia di veicolo, emerge anche quest’anno che a essere multati per guida in stato di ebbrezza sono soprattutto i giovani conducenti di autovetture (tra 25 e 32 anni) nella fascia oraria notturna, fascia durante la quale è stato elevato circa l’80% delle sanzioni.

In aumento le vittime tra i giovani, ancora distante l’obiettivo “zero” per i bambini

Le vittime di incidenti stradali sono state 3.325 nel 2018: 2.667 uomini e 658 donne. I conducenti deceduti sono 2.253 (2.029 uomini e 224 donne), i passeggeri 463 (249 uomini e 214 donne) e i pedoni 609 (389 uomini e 220 donne). Per gli uomini, si registrano picchi per le classi di età 20-24, 40-44 e 55-59 anni; per le donne, invece, i livelli massimi si rilevano per le classi tra i 70 e gli 84 anni, con un’incidenza molto maggiore di vittime nel ruolo di pedone.

Rispetto all’anno precedente, le vittime aumentano tra i giovani di 15-29 anni e tra gli individui in età 70-74 anni mentre diminuiscono tra i bambini (0-14 anni) (34 nel 2018, 9 in meno). Tuttavia, l’obiettivo di “vision zero” riguardo le vittime tra i bambini, stabilito nel Piano Nazionale della Sicurezza Stradale 2020, non è ancora stato raggiunto. I feriti, infine, sono prevalentemente giovani, soprattutto nella classe 20-29 anni. Ponendo ancora l’attenzione sulla sicurezza stradale dei bambini tra 0 e 14 anni, è rilevante notare che tra i bambini di 2-9 anni[1] il 25% dei morti e feriti si trovava sul sedile anteriore del veicolo al momento dell’impatto.


Secondo l’art. 172 del Codice della strada, i bambini di età superiore ai tre anni possono occupare un sedile anteriore solo se la loro statura supera 1,50 m. Si ritiene plausibile che per la fascia di età 2-9 anni non si superi la statura indicata come limite per l’utilizzo del sedile anteriore. Si escludono i bambini 0-1 anno poiché consentito l’utilizzo, per i più piccoli, di seggiolini montati sul sedile anteriore, in senso opposto a quello di marcia


Aumentano le vittime tra pedoni, ciclomotoristi e occupanti di autocarri

Nel 2018 sono stati 1.420 i decessi di conducenti e passeggeri di autovetture (-3,0% rispetto al 2017), seguono i motociclisti (685, -6,8%), i pedoni (609, +1,5%), i ciclisti (219, -13,8%), gli occupanti di autocarri e motrici (188, +15,3%), i ciclomotoristi (108, +17,4%) e le altre modalità di trasporto (96, +37,1%) che includono autobus, macchine agricole, motocarri e quadricicli. La distribuzione per genere mostra uno svantaggio nettamente maschile, fatta eccezione per i pedoni, per i quali la distribuzione dei decessi risulta più equilibrata. Nel complesso, gli utenti più vulnerabili continuano a rappresentare circa il 50% dei morti sulle strade e si registra un nuovo aumento, rispetto al 2017, delle vittime tra i pedoni e tra conducenti e passeggeri di ciclomotori. Aumentano anche le vittime tra gli occupanti di autocarri e motrici, fenomeno probabilmente anche legato agli eventi eccezionali che hanno coinvolto mezzi pesanti sulle autostrade nel 2018. Gli indici di mortalità e lesività per categoria di utente della strada evidenziano i rischi più elevati per gli utenti vulnerabili rispetto a quelli di altre modalità di trasporto. L’indice di mortalità per i pedoni, pari a 3,2 ogni 100 incidenti per investimento di pedone, è quasi cinque volte superiore a quello degli occupanti di autovetture (0,7); il valore dell’indice riferito ai motociclisti è 2,4 volte superiore, per i ciclisti è, invece, il doppio. Con riferimento agli anni di benchmark per la sicurezza stradale 2001 e 2010, le categorie maggiormente penalizzate sono quelle dei ciclisti (-40,2% dal 2001, -17,4% dal 2010) e pedoni (-41,0% dal 2001, -1,9% dal 2010). La classe di utenti che presenta i maggiori guadagni in termini di riduzione della mortalità negli ultimi 18 anni è quella degli automobilisti (-63,1% dal 2001 e -22,1 dal 2010), anche per i notevoli progressi della tecnologia messa in campo per la costruzione di dispositivi di sicurezza dei veicoli.

Con riferimento agli anni di benchmark per la sicurezza stradale 2001 e 2010, le categorie maggiormente penalizzate sono quelle dei ciclisti (-40,2% dal 2001, -17,4% dal 2010) e pedoni (-41,0% dal 2001, -1,9% dal 2010). La classe di utenti che presenta i maggiori guadagni in termini di riduzione della mortalità negli ultimi 18 anni è quella degli automobilisti (-63,1% dal 2001 e -22,1 dal 2010), anche per i notevoli progressi della tecnologia messa in campo per la costruzione di dispositivi di sicurezza dei veicoli.

Per quanto concerne gli individui coinvolti in incidente stradale e il ruolo ricoperto, di particolare rilievo è l’analisi del gruppo dei conducenti, per i quali, a differenza degli altri utenti della strada, si dispone non solo dell’informazione sugli infortunati, ma anche su coloro che non hanno riportato lesioni a seguito dell’incidente.

Nel 2018, i conducenti morti o feriti sono stati 167.395 mentre altri 150.362 sono stati coinvolti in incidenti stradali senza riportare conseguenze, per un totale di 317.757 persone, di cui 236.486 uomini e 81.271 donne.

A partire dal 2016 è stata richiesta agli organi di rilevazione anche l’informazione sulla cittadinanza dei conducenti; da una prima analisi dei risultati, sono circa 21mila (7% sul totale) i conducenti stranieri coinvolti, il 75% uomini e il 25% donne. Le cittadinanze maggiormente rappresentate sono Romania, Albania e Marocco, che sono anche le nazionalità con le quote più consistenti di residenti in Italia. Tra i cittadini degli altri paesi sono annoverati anche Egitto, Moldavia, Germania e Perù. I veicoli occupati sono autovetture (63,0%), biciclette (12,2%), autocarri (9,2%) e motocicli (9,1%), altro (6,6%).

Sono i conducenti adulti, sia uomini che donne tra i 40 e i 49 anni, a essere più coinvolti in incidente, seguiti dai giovani tra 20 e 29 anni. Tale distribuzione è caratteristica dei soli conducenti italiani, mentre per quelli di nazionalità straniera la frequenza più elevata si registra per gli uomini di 30-34 anni e per le donne di 35-39 anni (Figura 16).

Per quanto riguarda i feriti, le fasce di età più colpite sono quelle di 20-24 e 25-29 anni. Gli incolumi sono invece prevalentemente 45-49enni mentre le vittime si concentrano tra i giovani e nelle età centrali ma presentano quote elevate anche tra i più anziani (Figura 17).

Infine, rispetto al numero di patenti attive[16] il rischio di essere coinvolto in incidente risulta più elevato per giovani e giovanissimi, inizia a decrescere solo dopo i 25 anni di età per aumentare nuovamente dopo i 70 anni.

Tasso di mortalità stradale sopra la media nazionale in 15 regioni

Malgrado il calo delle vittime registrato su scala nazionale (-53 casi), in 12 tra Regioni e Province autonome i morti sulle strada sono aumentati rispetto al 2017.

Escludendo le regioni di piccole dimensioni che presentano valori più oscillanti nel tempo, sono Liguria (+42,5%), Calabria (+27,0%), Sardegna (+16,7%) e Lombardia (+14,2%) a far registrare gli aumenti più consistenti. Diminuzioni significative si rilevano, invece, in Emilia Romagna (-18,0%), Campania (-14,9%) e Puglia (-14,8). Nel 2018 il numero di morti per 100mila abitanti è più elevato della media nazionale (5,5) in 15 regioni (da 5,6 della Provincia Autonoma di Trento a 9,5 della Valle d’Aosta), più contenuto in Campania (3,5), Sicilia (4,2) e Lombardia (4,8).

Vittime in aumento nei grandi comuni italiani

  L’analisi dell’incidentalità stradale nei grandi comuni italiani consente di delineare importanti caratteristiche nelle principali realtà urbane e di individuare elementi utili per le politiche sulla sicurezza stradale locale. I grandi comuni selezionati, in ordine di posizione geografica, sono Torino, Milano, Verona, Venezia, Trieste, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Palermo, Messina, Catania. Gli incidenti stradali in tali aree rappresentano, nel 2018, il 25% del totale in Italia (43.053), le vittime il 13,4% (445), la popolazione residente il 16%. Il 2018 ha fatto registrare, per i grandi comuni, un forte aumento del numero di vittime rispetto all’anno precedente (+19,3%), sul quale pesano i 43 morti del Ponte Morandi.




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