[gtranslate] IN CRESCITA I PRODOTTI ITALIANI DI QUALITÀ RICONOSCIUTI DALL'UE, ECCO QUALI SONO E LE REGIONI DI PROVENIENZA - WHAT-U

Secondo i dati appena trasmessi da Istat prosegue la crescita della produzione agroalimentare di qualità, prodotti Dop, Igp e Stg che rappresentano l’eccellenza del settore agroalimentare italiano e un fattore di forte competitività per le realtà produttive agricole. La valenza di questo comparto è sottolineata dal primato del Paese per numero di riconoscimenti Dop, Igp e Stg conferiti dall’Unione europea. Nel 2018 si arriva al numero di 299, quattro riconoscimenti in più sull’anno precedente, con l’ingresso della Pitina Igp (in Friuli-Venezia Giulia) e della Lucanica di Picerno Igp (in Basilicata) nel settore della Preparazione di carni, del Marrone di Serino/Castagna di Serino Igp (in Campania) negli Ortofrutticoli e cereali, e del Cioccolato di Modica Igp (in Sicilia) nei Prodotti di panetteria.

Pecorino romano in pole position tra i prodotti di qualità di origine animale

Tra i principali prodotti di origine animale con oltre 3.000 allevamenti sono da evidenziare il Pecorino romano – con oltre 13mila produttori che gestiscono altrettanti allevamenti (+17,4% rispetto al 2017) – e il Pecorino sardo per il quale sia i produttori che le strutture superano le 7,2mila unità (+0,9%). Nel settore delle carni fresche confermano il loro primato l’Agnello di Sardegna (+4,8%) e il Vitellone bianco dell’Appennino Centrale (+1% per i produttori e +1,2% per gli allevamenti). Nella preparazione di carni, settore dove un allevamento può essere certificato contemporaneamente per più prodotti, il numero di produttori varia tra 2.790 (per il prodotto Valle d’Aosta Jambon de Bosses) e 3.123 (per il Ciauscolo). Per i prodotti di origine vegetale, con oltre 3mila ettari di superficie, la SAU destinata alla coltivazione di Ortofrutticoli e cereali cresce del 15% rispetto al 2017. In questo settore, le maggiori quote di superficie sono dedicate alla produzione della Mela Alto Adige o Sudtiroler Apfel, al Fungo di Borgotaro e al Pomodoro di San Marzano dell’Agro Sarnese-Nocerino. Complessivamente, queste tre coltivazioni ricoprono circa il 45% della SAU destinata a questo settore.

Il numero di operatori certificati nel settore agroalimentare di qualità cresce del 3,4% tra il 2017 e il 2018. In aumento i produttori (+4,4%), in particolare quelli attivi nella preparazione di carni (+53,2%), grazie anche al traino di 5 prodotti: il Prosciutto di Norcia in Umbria e Capocollo, Pancetta, Salsiccia e Soppressa provenienti dalla Calabria. I trasformatori si riducono dell’1,2%

Sempre tra i prodotti di origine vegetale, una quota rilevante di SAU (oltre 135mila ettari, -9,8% rispetto al 2017) è impiegata per la produzione di Oli extravergine di oliva. Tra i primi 5 prodotti si collocano l’olio Toscano, la Terra di Bari, la Sicilia e l’Olio di Calabria. Complessivamente, per la coltivazione di questi prodotti, è impiegato circa il 73% della SAU totale di questo settore. A partire dal 2007 il settore agroalimentare dei prodotti di qualità ha registrato una continua crescita, soprattutto delle superfici agricole utilizzate e, tranne la leggera flessione nel 2008, anche dei trasformatori. Rimane sostanzialmente invariato il numero dei produttori mentre, tra il 2011 e il 2017, si riducono gli allevamenti che soltanto nel 2018 tornano a riallinearsi sui livelli del 2007.

Nord-ovest e Mezzogiorno le aree più dinamiche

A livello territoriale negli ultimi due anni il numero dei produttori aumenta soprattutto nelle regioni del Nord-ovest (+11,3%) e del Mezzogiorno (+9%), in particolare in Sicilia e Sardegna (+9,8%). Per una corretta lettura dei dati, va sottolineato che questo andamento è dovuto anche all’aumento di riconoscimenti del’Ue di prodotti meridionali e al conseguente incremento dei loro produttori. Il Nord-est segna un aumento del 2,3%. Gli allevamenti sono in netto aumento nel Nord-ovest (+30,5%), più bassa la crescita nel Mezzogiorno  (+8,5%, +8,7% nelle Isole).

La superficie utilizzata segna invece una flessione dell’1,2% a livello nazionale per effetto della contrazione registrata nel Nord-est e nel Centro. Il Nord-ovest si caratterizza anche per l’aumento dei trasformatori (+11,8%), che invece sono in calo in tutte le altre ripartizioni territoriali con la sola eccezione del Sud (+2%). Nel complesso, i trasformatori chiudono il 2018 con una flessione dell’1,2% mentre gli impianti di trasformazione aumentano del 2,6%. Il ricorso a un impiego più estensivo degli impianti di trasformazione è una realtà che caratterizza soprattutto le aree del Nord-ovest (+13,2%) e del Sud (+4,4%).

La presenza femminile continua a essere la più elevata riscontrabile tra i vari settori caratterizzando il 31,6% dei produttori e il 19,7% dei trasformatori

Anche se…

Prosegue il calo della presenza femminile fra i produttori (14,5% nel 2018 contro 16,2% dell’anno precedente) e i trasformatori (12,6% contro 13,8%)

Si rafforza la presenza dei produttori nel Mezzogiorno

Nel 2018, come per l’anno precedente, i produttori si localizzano prevalentemente, oltre che nel Nord (39,1%), anche nelle aree del Mezzogiorno (38,9%, con un incremento di quasi due punti percentuali rispetto al 2017) e, soprattutto, nelle Isole (27,2%); segue il Nord-est (25,4%).

Nel Mezzogiorno continua ad essere rilevante anche l’attività legata alla zootecnia che copre una quota del 45,7% (nel Nord 42,6%)

Oltre i tre quarti della superficie impiegata si ripartisce nelle regioni centro-meridionali (26,1% nel Centro e 49,6% nel Mezzogiorno); al Nord prevale l’area del Nord-est (18,4%). L’attività di trasformazione si concentra invece per il 41,6% nelle regioni del Nord (27,4% nel Nord-est) mentre si arriva al 25,4% nel Centro. A livello regionale, data anche la tradizione produttiva di qualità e tipicità apprezzata ancor prima del riconoscimento delle certificazioni Dop o Igp, i produttori continuano a localizzarsi in Trentino-Alto Adige (13,4%), in Toscana (14,7%) ma, soprattutto, in Sardegna (21,5%), dove i produttori aumentano, dal 2017 al 2018, del 9,4%. Sempre in Sardegna, prevalentemente specializzata nel settore lattiero-caseario di qualità, si localizza il 40,1% degli allevamenti.

In considerazione dello stretto legame tra i prodotti e il territorio, la distribuzione della superficie impiegata vede la Sicilia (15,7%), la Puglia (19,2%) e la Toscana (21,5%) coprire il 56,4% di quella nazionale, regioni in cui prevalgono attività legate all’olivicoltura da olio oltre che all’ortofrutta (soprattutto in Sicilia). Nell’attività di trasformazione, spiccano l’Emilia-Romagna (18,6%) e la Toscana (15,2%). La prima regione è specializzata nelle attività di trasformazione dei prosciutti e insaccati (macellatori, elaboratori e porzionatori); la seconda nei molitori e imbottigliatori legati alla filiera olivicola-olearia. Da sottolineare la crescita dei trasformatori in Lombardia che, rispetto al 2017, segnano un +14,6% chiudendo il 2018 con il 7% della quota nazionale. Come per l’Emilia-Romagna, anche in questa regione prevale la specializzazione legata alla trasformazione di prosciutti e insaccati.

Carni fresche: prosegue la crescita del settore

Nel 2018 gli operatori nel settore delle carni fresche sono 10.012 (+3,4% rispetto al 2017), di cui 9.003 produttori (+2,7%) che gestiscono 9.050 allevamenti (+2,7%). I trasformatori sono 1.142 (+13%) attivi in 2.455 impianti (+14,3%); ogni trasformatore gestisce, in media, due impianti.

La maggior parte dei produttori si distribuisce tra il Lazio (12,8%) e la Sardegna (54,1%). I trasformatori sono territorialmente più ‘diffusi’, anche se risultano comunque concentrati per il 27,1% in Campania, il 18,2% in Toscana e il 10,4% nelle Marche.

Preparazione di carni: salgono i produttori scendono i trasformatori

La preparazione di carni è un comparto caratterizzato prevalentemente dalla presenza di produttori e trasformatori che possono contemporaneamente essere iscritti a più prodotti Dop e Igp, poiché le diverse parti di uno stesso animale, allevato e macellato, si possono utilizzare per prodotti diversi. In controtendenza con il dato del 2017, nel 2018 si registra un forte incremento dei produttori e delle componenti zootecniche; gli allevamenti proseguono invece la loro crescita. Quasi il 65% dei produttori e il 69,4% degli allevamenti si ripartisce tra il Piemonte e la Lombardia, segue l’Emilia-Romagna con valori pari, rispettivamente, al 19,8% e al 17,7%. In Lombardia, il numero medio di allevamenti gestiti da ciascun produttore sfiora le due unità. Parallelamente, i trasformatori segnano una flessione dello 0,8% (in particolare i macellatori), mentre gli impianti di lavorazione aumentano dello 0,6%.

I trasformatori e i relativi impianti si localizzano prevalentemente in Emilia-Romagna (37% dei trasformatori e 36,6% degli impianti), in Lombardia (15,3% e 17,1%) e in Toscana (11,3% e 11,2%)

Formaggi: cresce il comparto lattiero-caseario nel complesso

Come per la preparazione di carni, anche per il comparto lattiero-caseario il 2018 rappresenta un anno in controtendenza rispetto al 2017. Infatti, i produttori aumentano del 4,1% e gli allevamenti del 3,9%. Prosegue, invece, la crescita dei trasformatori (4,2%) e delle relative strutture (9,1%). Il 2018 chiude con una filiera lattiero-casearia di qualità in cui operano 27.576 produttori con 27.898 allevamenti localizzati soprattutto in Sardegna (47,1% dei produttori e 46,8% degli allevamenti), seguono la Lombardia (12,8% e 12,9%) e l’Emilia Romagna (10,4%).

I trasformatori e i relativi impianti si localizzano prevalentemente in Emilia-Romagna (30,4% e 26,1%) e Lombardia (20,9% e 22%)

Ortofrutticoli e cereali: in calo i trasformatori 

Quello degli ortofrutticoli e cereali continua a essere il settore più consistente in termini di numero di specialità riconosciute. Include prodotti molto diffusi insieme a tipiche produzioni di nicchia. Diversamente dal 2017, nel 2018 il settore chiude con una flessione degli operatori (-1,5%) che sono pari a 19.459. Di questi 18.882 sono produttori/coltivatori, e sono più presenti soprattutto in Trentino-Alto Adige (52,6%) e Bolzano (32,9%).

L’attività di trasformazione, che principalmente si sostanzia nel solo confezionamento, è svolta da 1.527 trasformatori (-8,8% sul 2017) in 1.586 impianti (-10,1%). Il 40% dei trasformatori e degli impianti si ripartisce tra il Veneto (13,6% e 13,2%), la Sicilia (13,4% e 13,2%) e l’Emilia-Romagna (13,2% e 14,1%). La gestione femminile è più elevata che non nei settori zootecnici: l’attività di produzione, infatti, è gestita per il 16,2% da donne, mentre nella trasformazione la quota ‘rosa’ è del 10,5%.

Oli extravergine di oliva: settore con la maggiore presenza femminile

Il 2018 rappresenta un anno di lieve crescita per i produttori del settore degli oli (+0,8%), anche se la superficie olivicola subisce una contrazione del 9,8%. Nello stesso periodo, i trasformatori scendono del 6,6% (in particolare gli imbottigliatori diminuiscono del 6,9%), mentre i relativi impianti hanno una flessione del 2,5%. La maggior parte dei produttori, così come le imprese di trasformazione, si ripartiscono tra la Toscana (47,3% dei produttori e 35,9% dei trasformatori), la Puglia (15,6% e 11,8%) e la Sicilia (12,9% e 12,7%).

In crescita il comparto degli Altri settori

Questo comparto è costituito dall’unione di più settori: Altri prodotti di origine animale, Aceti diversi dagli aceti di vino, prodotti di panetteria, Spezie, Oli essenziali, Prodotti ittici, Sale e Paste alimentari. Nel 2018 si contraddistingue, con la sola esclusione della superficie impiegata, per la crescita di tutte le sue componenti. Caratterizzato, almeno sotto il profilo numerico, da specialità di nicchia, il comparto è composto da 1.107 produttori (+17% rispetto al 2017) che comprendono coltivatori, allevatori e pescatori con 2.744 ettari e 675 allevamenti (+28,8%) e 926 trasformatori (+1,1%) con 1.282 impianti (+1,4%). Le donne sono il 22% dei produttori e il 14,3% dei trasformatori.

A livello territoriale, i produttori sono presenti maggiormente nel Lazio (30,5%) e in Campania (19,5%), i trasformatori in Emilia-Romagna (47,1%), Toscana (12,5%) e Puglia (11,4%)

FOCUS: Geografia dei prodotti di qualità

Osservando la geografia dei prodotti di qualità è possibile tracciare e sintetizzare alcune peculiarità della distribuzione/diffusione della produzione agro-alimentare di qualità che, ovviamente, riflette strettamente le tipicità e le caratteristiche dei territori cui è legata. Nel dettaglio si verifica l’esistenza di possibili cluster territoriali caratterizzati dalla presenza di comuni con un solo settore o più settori nei Prodotti di qualità; si studia la distribuzione degli operatori; viene presa in esame l’articolazione territoriale di quelle produzioni che impiegano superficie attraverso la costruzione di appropriati indicatori.

I Comuni nei quali è presente almeno uno dei settori dei Prodotti di Qualità (CPQ) sono 4.981 (62,6%), di questi 2.590 (52%) si localizzano nelle regioni dell’Italia settentrionale (30% nel Nord-est e 22% nel Nord-ovest). I CPQ delle regioni del Centro sono 767 (15,4%), quelli dell’Italia meridionale 1.624 (32,6%), dei quali il 20,3% nel Sud e il 12,2% nelle Isole

Poco meno del 49% dei Prodotti di Qualità proviene da cinque regioni (Lombardia, Piemonte, Veneto, Sardegna, Emilia-Romagna). L’incidenza maggiore sul totale dei corrispondenti comuni si registra in Valle d’Aosta (97,3%), Umbria (93,5%), Emilia-Romagna (90,9%), Toscana (88,7%), Puglia (78,7%). Nel Meridione un rilevante raggruppamento di CPQ ‘Multisettoriali’ è formato dai comuni della Puglia, tra il Gargano e Taranto. Meno estesi sono i raggruppamenti formati da Prodotti di Qualità  della Sicilia, della Campania e della Calabria ionica.

Diversa è la configurazione dei CPQ ‘Monosettoriali’. Il più consistente si sviluppa dalla Liguria lungo l’arco alpino occidentale. Meno estesi sono i cluster che occupano le aree interne dell’Abruzzo, della Basilicata e della parte Nord-occidentale della Calabria.

Data anche la distribuzione delle produzioni Dop, Igp e Stg, il 45% degli operatori svolge la propria attività nelle regioni settentrionali (circa il 30% nel Nord-ovest). Poco superiori al 20% sono gli operatori del Centro e pari al 34,9% quelli delle regioni meridionali, dei quali oltre il 22% si localizza nelle Isole. Il 46,5% degli operatori si concentra in tre regioni: Trentino Alto-Adige (16,7%), Sardegna (15,8%) e Toscana (14%).

Per i prodotti di qualità che derivano da coltivazioni, sono calcolati, per ciascuna regione, tre indicatori: 1) la percentuale di comuni con SAU destinata ai prodotti di qualità (SAUQ); 2) l’incidenza della SAUQ sulla superficie regionale; 3) la quota percentuale della SAUQ per i due principali prodotti.

Le regioni con il maggior numero di comuni con SAUQ sono Piemonte (288), Sicilia (236), Toscana (222), Calabria (216) e Puglia (197). Questo quadro cambia lievemente se si considera l’incidenza dei comuni con SAUQ sul totale dei comuni di ciascuna regione; le prime cinque regioni diventano, infatti la Toscana (81%), la Puglia (76,4%), l’Umbria (66,3%), la Sicilia (60,5%) e la Calabria (53,6%).

Oltre il 98% della SAUQ è destinata alla coltivazione di prodotti ortofrutticoli e cereali e di Olio extravergine di oliva. Alla prima tipologia di coltivazione è riservato il 100% della SAUQ della provincia autonoma di Bolzano, il 99% di quella della provincia autonoma di Trento e del Piemonte.Per l’Emilia-Romagna e la Campania, la SAUQ dedicata a questa coltivazione è pari, rispettivamente, al 98% e al 90,3%.

Alla produzione di olio extravergine di oliva è destinato il 100% della SAUQ del Molise e il 92% della SAUQ della Puglia, della Toscana e dell’Umbria.

Le regioni più eterogenee, ossia quelle con almeno quattro diverse coltivazioni sono la Calabria, con cinque settori: Oli extravergine di oliva, Oli essenziali, Ortofrutticoli e cereali, Prodotti di panetteria e dolciera e Spezie; la Toscana, con quattro settori: Oli extravergine di oliva, Ortofrutticoli e cereali, Prodotti di panetteria e dolciera e Spezie); la Sicilia, con tre settori: oli extravergine di oliva, ortofrutticoli e cereali e sale.



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