Nei primi tre mesi del 2019 sono scaduti 27 contratti collettivi nazionali, sommandosi ai 14 ancora in attesa di rinnovo. La quota dei dipendenti con il contratto scaduto torna ad eccedere il 50% come non accadeva dal 2016. Sul versante delle retribuzioni si assiste a una progressiva decelerazione della dinamica tendenziale che, a fronte della stazionarietà nei settori dell’agricoltura e dell’industria, riflette un lieve rallentamento nella pubblica amministrazione e uno ben più marcato nei servizi privati, per i quali la variazione di marzo risulta più che dimezzata rispetto a quella di inizio anno.
COPERTURA CONTRATTUALE
Nel periodo gennaio-marzo 2019 tra i contratti monitorati sono stati recepiti due accordi (editoria e giornali e Fiat) e 27 sono venuti a scadenza (15 della pubblica amministrazione, quattro nell’industria e otto nei servizi privati). A fine di marzo risultano in vigore 32 contratti che regolano il trattamento economico di circa 5,9 milioni di dipendenti che rappresentano il 47,2% del monte retributivo complessivo. Nel settore privato l’incidenza è pari al 62,4%, con quote differenziate per attività economica: nel settore agricolo è del 100,0%, mentre è del 92,9% nell’industria e del 34,3% nei servizi privati (Prospetto 4). I contratti in attesa di rinnovo sono 41 relativi a circa 6,5 milioni di dipendenti.
L’indagine sulle retribuzioni contrattuali permette di stimare la quota dei contratti collettivi nazionali di lavoro che resterebbero in vigore nel semestre successivo nell’ipotesi di assenza di rinnovi. Per il totale economia l’incidenza dei contratti collettivi in vigore rispetto a quella rilevata a marzo 2019 (47,2%) diminuirebbe passando dal 45,2% nel mese di aprile al 38,6% nel mese di settembre.
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