[gtranslate] INTERVISTA AL PRINCIPE CARLO BORBONE CHE PARLA DELLA SUA ONLUS, DEGLI AIUTI OFFERTI PER COMBATTERE IL COVID E DELLA SUA QUARANTENA - WHAT-U

di Patricia Sinclair

L’Ordine Costantiniano Charity, Onlus dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio, considerato uno dei più antichi ordini cavallereschi, è stato in prima linea durante la pandemia di Covid-19 per offrire il suo aiuto con una raccolta fondi lanciata sulla piattaforma constantinianorder.charity nei territori dove l’urgenza era da Codice Rosso. «La Città di Brescia ha pagato un caro prezzo, in termini di vite umane, per il  Coronavirus e l’affetto che mi lega ad essa per avervi vissuto per quasi due anni ed i numerosi rapporti di amicizia ancora oggi forti, ci hanno portato a dare un contributo, in questa Fase 2 della pandemia, rivolto a tutti quei progetti che consentono l’alleggerimento della pressione sugli ospedali anche in via indiretta”, spiega il Principe Carlo di Borbonefondatore della Charity Onlus, nata con la finalità di pubblica utilità e solidarietà sociale. «In particolare”, aggiunge il Capo della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie, «abbiamo apprezzato il progetto della Domus Salutis volto ad offrire ospitalità per pazienti in isolamento fiduciario da Covid-19 che, per mancanza di supporto familiare o di idoneità della loro abitazione, possono essere assistiti al meglio presso tale struttura ricevendo cure ed assistenza di qualità e nel rispetto della dignità umana che merita chi ha vissuto la tragica esperienza del contagio».

Come ha vissuto il lockdown?

«La mia Famiglia ed io siamo rimasti nella nostra residenza di Parigi fin dall’inizio della pandemia. Per quanto riguarda la nostra quotidianità, il confinamento forzato ha dato uno spunto ad ognuno di noi per coltivare le proprie passioni ed hobby. Tutti insieme, ogni giorno, ci siamo sempre tenuti informati sugli sviluppi del contagio dal virus in tutto il mondo e ci ha particolarmente scosso la drammatica situazione in Italia nel corso dei mesi di marzo ed aprile. Per questo motivo ho deciso di impegnarmi personalmente e lanciare una raccolta fondi a sostegno degli ospedali italiani con meno risorse attraverso la piattaforma www.constantinianorder.charity dell’Ordine Costantiniano Charity Onlus. Ho seguito direttamente l’organizzazione della raccolta e l’attuazione delle donazioni alle varie strutture cercando di essere efficace e di rispondere alle loro priorità. Sono soddisfatto del risultato raggiunto. Abbiamo infatti raccolto €232.368,00 e avuto l’opportunità di aiutare ospedali e aziende sanitarie in diverse regioni d’Italia, tra cui il ‘Cotugno’ di Napoli, il ‘Civico’ di Partinico (PA), il ‘Cannizzaro’ di Catania, il ‘S. Marta e S. Venera’ di Acireale (CT), il ‘Pugliese Ciaccio’ di Catanzaro, il ‘San Carlo’ di Potenza, le Unità Sanitarie Locali di Bari, Foggia e Chieti, il centro diagnostico ‘Monsignor Di Liegro’ di Gaeta, la casa di cura ‘Domus Salutis’ di Brescia e da ultima l’Azienda Sanitaria Regionale del Molise. Sono davvero orgoglioso della generosità mostrata da tutti coloro che hanno contribuito a questa raccolta fondi per quelle strutture meno fortunate di altre e in ombra rispetto alle grandi donazioni che in tutta Italia si sono attiviate per l’emergenza sanitaria».

Che cosa è cambiato nella sua vita dopo lo tsunami del Coronavirus?

«Siamo i testimoni di un vero e proprio cambiamento sociale radicale, che è stato difficile e lo è tutt’ora, poiché dobbiamo adattarci ed imparare a convivere con il virus, specialmente in queste prime fasi di coesistenza. La maggior parte delle attività che conducevo sono state posticipate e ovviamente si sono ridotte. Di conseguenza, una parte della mia vita, dei miei impegni e tutti i momenti conviviali e sociali a cui partecipavo hanno subito delle limitazioni, come imposto dalla comunità scientifica internazionale. Il virus ci fa riflettere sull’importanza dei valori e sull’amore nei confronti dei nostri cari: infatti, anche io in questo periodo ho potuto dedicare più tempo soprattutto alla mia famiglia, riscoprendo la bellezza dei piccoli gesti e dei momenti di raccoglimento».

Non solo gli ospedali ma anche molte aziende ora rischiano la chiusura?

«Molte aziende hanno sofferto a causa della chiusura obbligata fino a qualche settimana fa, l’economia ha dovuto rallentare e molti settori, in particolare quello turistico, stanno affrontando grosse difficoltà e la loro ripresa è indubbiamente incerta. Siamo coscienti di aver vissuto un dramma senza precedenti, ma senza dubbio tutte le attività ripartiranno, ovviamente con molti accorgimenti e tutte le precauzioni del caso, ma sono fiducioso che la situazione migliorerà e tutti potremo riprendere la nostra vita “normale”. Credo che occorra mantenere un atteggiamento sempre positivo e cercare di ripartire, con più consapevolezza ed energia, per essere ancora più forti di prima».

Crede negli aiuti dell’Unione Europea, vede reale solidarietà tra gli Stati dell’Unione Europea?

«L’Europa funziona e va avanti, nonostante le difficoltà, solamente se tutti gli Stati che ne fanno parte manifestano atteggiamenti cooperativi e di apertura reciproca. Credo che la mobilizzazione di ulteriori fondi da parte del Parlamento Europeo per aiutare i paesi europei più colpiti dalla pandemia rappresenti un aiuto importante. Gli stati membri possono, dunque, richiedere assistenza finanziaria dal Fondo di solidarietà dell’U.E. nell’attuare le politiche interne di sostegno alle famiglie ed aziende necessarie alla ripartenza delle attività economiche».

Quale è la sua ricetta per superare questo periodo?

«La pazienza e la speranza sono gli “ingredienti” principali che, secondo me, non dovrebbero mai mancare perché ci infondono fiducia nelle persone e nel futuro che ci attende. È essenziale essere sempre prudenti e continuare a seguire le istruzioni fornite dalle autorità per limitare la diffusione del virus che è ancora in circolazione, con la consapevolezza che i nostri medici stanno conducendo un lavoro enorme per trovare rapidamente un vaccino e debellare definitivamente questa vera e propria piaga sociale. Questo è inoltre il momento per avviare un processo di cambiamento sociale. Dal confinamento vissuto e dalle difficoltà conseguenti nel ripartire, escono rafforzate le convinzioni di tantissime persone circa la necessità di un radicale ripensamento del modello socio economico alla base delle moderne economie con un forte e rinnovato impulso ad agire concretamente per avviare una nuova stagione di cambiamento nei valori portanti dell’economica e dell’azione d’impresa mettendo in atto un modello economico nuovo perché l’economia di oggi e di domani sia più giusta, fraterna e sostenibile».

“Anche la ‘Fondazione Teresa Camplani‘,  dichiara il consigliere delegato Fabio Russo, che dall’inizio dell’emergenza ha aperto le porte delle sue tre Case di cura Domus Salutis di Brescia, San Clemente di Mantova e Ancelle della Carità di Cremona, accogliendo da altri presidi ospedalieri pazienti non positivi e permettendo in questo modo alle strutture cittadine di liberare posti per i pazienti Covid-19 positivi, “è diventata parte attiva del sistema virtuoso di ‘nosocomio diffuso’ allestendo un centinaio di posti letto attrezzati per pazienti positivi con un impegno del 50% del personale sanitario, di servizi e di risorse. Nel solco della missione della fondatrice Santa Maria Crocifissa Di Rosa e della sua prima vicaria Teresa Camplani, cui è dedicato l’Ente, la Congregazione delle Suore Ancelle ha supportato la presa in carico e il monitoraggio dei pazienti con la disponibilità di un intero edificio a fianco del corpo centrale della Domus Salutis”. “La cospicua donazione ricevuta dall’Ordine Costantiniano”, conclude Russo, “ha contribuito ad allestire dieci posti letto, con tutti i presidi necessari, che sono stati dedicati dal mese di marzo e fino alla fine di maggio all’accoglienza di pazienti appena guariti dal Covid-19, in attesa del secondo responso negativo del tampone che porta alla dimissione. Lo riteniamo un gesto di riconoscenza nei confronti dell’impegno, del sacrificio e della professionalità di tutti i nostri operatori, che sono stati pronti anche a rivestire ruoli diversi dal consueto per affrontare al meglio l’emergenza”.


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