[gtranslate] ETICHETTE SÍ, SOLO SE AMBIENTALI. ORA NEL REGNO UNITO MOLTE AZIENDE RISCHIANO MULTE SALATE - WHAT-U

A partire dal 1° gennaio 2022 in Italia è entrata in vigore l’obbligo di etichettatura ambientale degli imballaggi immessi sul territorio nazionale, come previsto dal D.Lgs. 116/2020. In particolare tale adempimento riguarda tutti gli imballaggi, compresi gli imballaggi neutri o di piccole dimensioni, e comporta l’indicazione sugli stessi della codifica alfanumerica del materiale secondo la Decisione 129/1997/CE.

Informazioni obbligatorie da riportare sugli imballaggi
Tutti gli imballaggi immessi al consumo in Italia, sia che essi siano primari, secondari o terziari, devono prevedere codifica alfanumerica come da Decisione 129/1997/CE che identifica il tipo di materiale (codifica europea). L’unica distinzione va fatta se gli imballaggi sono destinati al consumatore finale (circuito B2C): in questo caso oltre alla codifica alfanumerica dovrà essere indicata in forma estesa la tipologia di materiale di imballaggio e la destinazione in raccolta differenziata.
Le informazioni ambientali possono essere stampate e impresse direttamente sul packaging o apposte in un supporto esterno tipo etichetta o documenti commerciali e/o di trasporto.
È lasciata libertà di scelta circa stile grafico, forma, colore, dimensioni, tuttavia è necessario che le informazioni siano chiare, non fuorvianti e leggibili. La dimensione minima dei caratteri non è prevista ma si suggerisce di tenere in considerazione le specifiche tecniche indicate dalla normativa relativa all’etichettatura del settore alimentare. Ovviamente anche gli imballaggi dei prodotti venduti online, sono soggetti a etichettatura ambientale.

Imballaggi neutri o di piccole dimensioni

Per imballaggi neutri o di piccole dimensioni o per componenti separabili di piccole dimensioni andranno comunque sempre fornite le indicazioni circa la codifica e la raccolta (se nel circuito B2C) anche facendo ricorso a supporti esterni, documenti di trasporto, schede tecniche, manuali, etichette o strumenti digitali, quali ad esempio riferimento QR code con link o applicazioni. L’importante è che se si utilizzano questi strumenti, la comunicazione sia veicolata in modo idoneo tale che l’utente capisca che il link o QR code è relativo alle informazioni sullo smaltimento degli imballaggi.

Pratiche di Greenwashing
Il Greenwashing è una strategia di comunicazione e di marketing di imprese che presentano i propri prodotti o le proprie attività come ecosostenibili, senza che vi siano risultati reali e credibili che lo dimostrino.
Per evitare di ricadere in queste pratiche scorrette si consiglia di:
– Evitare diciture come “100% riciclabile”;
– Evitare di utilizzare marchi non ufficiali o autoprodotti senza essere supportati da criteri scientifici;
– Evitare dichiarazioni non attendibili, vaghe o poco chiare, come ad esempio imballaggio sostenibile, ecologico, a impatto zero, amico dell’ambiente.

E nel Regno Unito?

Il Regno Unito, scrive il Times, spinge sull’acceleratore per incoraggiare le aziende a utilizzare meno platica possibile o preferibilmente plastica riciclata e per farlo ha pure imposto una tassa sugli imballaggi in platica. Peccato però che secondo HM Revenue & Customs molte di queste aziende non abbiano ancora provveduto a versare le tasse dovute costringendo ora il dipartimento governativo non ministeriale del Regno Unito responsabile per la riscossione delle imposte, a fare multe a causa del buco di sterline di 235 milioni di sterline che nel frattempo si è creato. Le aziende che producono o importano dieci tonnellate o più di imballaggi in plastica dovranno pagare £ 200 per ogni tonnellata di imballaggi che non contengono almeno il 30% di contenuto riciclato entro la fine di questo anno fiscale. 

Le aziende che si sono registrate per il pagamento dell’imposta da aprile si prevedeva che avrebbero completato la relazione del primo trimestre entro la fine del mese scorso. Tuttavia, una richiesta di libertà di informazione da parte dello studio legale Pinsent Masons ha rivelato che solo 992 aziende britanniche si sono iscritte ad aprile, nonostante HMRC stimi che 20.000 sarebbero interessate dalla tassa. Pinsent Masons ha affermato che alcuni dei suoi clienti non erano nemmeno consapevoli di essere responsabili della due diligence sulla loro catena di approvvigionamento, con le aziende ritenute corresponsabili con fornitori o clienti che non pagano correttamente le tasse. Coloro che risultano non conformi potrebbero incorrere in “costi sostanziali” o addirittura rischiare accuse penali.

Abigail McGregor, direttore legale dell’azienda, ha dichiarato: “Anche se è improbabile che HMRC imponga immediatamente pesanti sanzioni per non conformità innocente, sfortunatamente, non essere a conoscenza di una nuova tassa non impedirà a HMRC di indagare sulla tua attività e di imporre sanzioni per eventuali pagamenti insufficienti o mancata registrazione e restituzione a lungo termine. Le aziende che ignorano la tassa sugli imballaggi di plastica” ha aggiunto, “potrebbero avere una brutta sorpresa. È di fondamentale importanza che le aziende si assicurino di sapere se sono responsabili o meno, o se dispongono di sufficienti misure di due diligence, il prima possibile. Tutte le aziende che non sono sicure dovrebbero cercare immediatamente una consulenza professionale”.

HMRC ha affermato di essere in contatto con le aziende per garantire la conformità. Una portavoce ha affermato: “Le aziende possono scoprirlo cercando ‘le informazioni fiscali sugli imballaggi in plastica su Gov.UK o visitando la pagina di guida PPT su Gov.UK”.


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