IL GIORNO DELL'INVASIONE ISRAELIANA E' VICINO, PAROLA DI NETANYAHU - WHAT-U

L’invasione di terra a Gaza ci sarà: non si sa quando e come, ma avverrà.

In un drammatico discorso televisivo Netanyahu ha affermato che toccherà al suo gabinetto di guerra, ossia al comitato formato dal governo per condurre questa guerra in modo efficiente ed efficace, decidere i tempi dell’incursione. “Ci stiamo preparando per un’incursione di terra”, ha detto Netanyahu . “Non specificherò quando, come, quanti. Inoltre non descriverò in dettaglio la gamma di considerazioni, la maggior parte delle quali il pubblico non è a conoscenza”. Lasciando intendere che i tempi fossero già stati concordati. “Il momento dell’operazione è stato deciso all’unanimità dal gabinetto di guerra e dal capo di stato maggiore”, ha detto. “Chiederemo l’intero prezzo a quegli assassini, a quegli autori di atrocità”. Durante una visita in Israele la scorsa settimana, Biden ha insistito sul fatto di sostenere pienamente la risposta di Israele e Netanyahu agli attacchi di Hamas del 7 ottobre. Tuttavia, da allora ha invitato alla cautela, sia nella tattica della risposta militare che per quanto riguarda i civili, vittime a Gaza. Biden ha anche avvertito l’Iran e gli altri alleati di Hamas di non intensificare la guerra.

 Secondo il Wall Street Journal, Israele avrebbe accettato il rinvio per consentire agli Usa di dispiegare una decina di sistemi di difesa aerea per proteggere le truppe americane nella regione da missili e razzi, viste le ripetute minacce iraniane e dei suoi alleati Hezbollah libanesi. L’attesa – secondo il quotidiano americano – dovrebbe durare fino a quando tutto sarà pronto, forse già alla fine della settimana.  L’invasione della Striscia inizia però a dividere anche gli alleati, oltre che incontrare la netta e prevedibile opposizione del mondo arabo e islamico. Il presidente francese Emmanuel Macron dal Cairo, dove ha visto l’omologo Abdel-Fattah al Sisi, ha avvertito che una “massiccia” operazione terrestre sarebbe “un errore”. Una mossa che, per il leader francese, “metterebbe in pericolo la vita delle popolazioni civili” senza per giunta “proteggere nel tempo Israele”.

Al Sisi non è stato da meno e anche lui ha rivolto un appello ad “evitare l’invasione di Gaza”. Biden ha invece ribadito “il diritto e il dovere” di Israele “di difendersi”, definendo “comprensibile la rabbia” dello Stato ebraico, ma ha esortato ancora una volta l’alleato ad agire “in conformità con le leggi di guerra”. Poi ha lanciato un monito ai coloni israeliani affinché cessino gli attacchi ai palestinesi in Cisgiordania. E un nuovo avviso a Teheran: “Se l’Iran continuerà ad attaccare truppe americane in Medio Oriente, gli Stati Uniti reagiranno. Questo – ha aggiunto – è il mio avvertimento all’ayatollah”. Israele intanto continua a martellare l’enclave palestinese con i raid, colpendo senza sosta le strutture militari di Hamas e prendendo di mira i suoi comandanti. Mentre a Beirut il vice capo di Hamas Saleh Aruri e quello della Jihad islamica Ziad Nakhale incontravano il leader degli Hezbollah libanesi Hasan Nasrallah in un vertice del cosiddetto ‘Asse della Resistenza’, l’esercito israeliano ha annunciato di aver eliminato uno dei principali dirigenti di Hamas: il comandante del Battaglione Nord di Kahn Younis Taysir Mubasher, ex capo della forza navale della milizia e parente di Mohammed Deif, capo supremo della brigata al Qassam. Da Gaza continuano poi ad arrivare razzi sia nel sud sia nel centro del Paese, ma la novità è costituita dal lancio di due missili a lungo raggio verso Haifa (R-160) e Eilat (Ayyash 250), le due punte estreme di Israele. I morti ad oggi sono arrivati a 6.546 con 17.439 feriti: solo nelle ultime 24 ore le vittime sono state 704. Bilanci forniti dalle autorità di Hamas e di cui Biden dice di non fidarsi. La polizia israeliana ha fatto sapere invece di aver identificato 1.106 persone uccise dai terroristi, tra cui 308 soldati. Gli ostaggi nelle mani dei miliziani restano 222 (di cui 138 con passaporto straniero) e continuano gli sforzi del Qatar per giungere ad un accordo per il rilascio.

Divisioni nel partito laburista

Le divisioni nel partito laburista sul conflitto tra Israele e Gaza si sono ampliate dopo i commenti di Sir Keir Starmer, leader dell’opposizione del Regno Unito, che in un’intervista sembrava affermasse che Israele aveva il diritto di tagliare l’elettricità e l’acqua a Gaza. Una riflessione che ha suscitato grande indignazione fra i musulmani che hanno chiesto le dimissioni del consigliere e altri tre ministri, tra questi Sarah Owen e Rachel Hopkins. Anche António Guterres, segretario generale dell’ONU, dopo il suo discorso che lasciava intendere una sorta di giustificazione delle atrocità commesse da Israele, ora è inviso a Israele che vuole le sue dimissioni a causa “delle sue ingiustificabili dichiarazioni”. Una reazione che riflette la crescente sensazione nella classe politica israeliana che le istituzioni delle Nazioni Unite siano sbilanciate contro di essa. La leadership delle Nazioni Unite dovrebbe essere in grado di mediare in buona fede e affermarsi come autorità morale. Invece, spesso sostenuta dai voti politicamente impegnati dei membri del Consiglio di sicurezza Russia e Cina, e dagli stati a maggioranza musulmana nell’assemblea generale, sembra favorire una visione del mondo di Israele come oppressore.

La BBC è stata accusata dai suoi giornalisti di essere troppo indulgente nei confronti di Israele e di “disumanizzare” i civili palestinesi, lasciando il personale a piangere nei gabinetti e prendendosi una pausa dal lavoro.

Gli studenti di Oxford cantano per l’Intifada

Gli studenti di Oxford hanno cantato “da Oxford a Gaza, lunga vita all’intifada” durante una protesta filo-palestinese martedì sera. La baronessa Deech, ex preside dell’Anne’s College di Oxford ed ex giudice indipendente per l’istruzione superiore, ha dichiarato: “È angosciante vedere gli studenti attaccare in modo razzista e antisemita gli sforzi di Israele per salvare i suoi ostaggi, e vederli rivoltarsi contro i loro compagni. Studenti ebrei e tutti coloro che credono nella pace”. Boruch Epstein, presidente della Israel Society dell’università, lo ha descritto come un “giorno buio” per Oxford, aggiungendo: “Il fatto che il canto includa la frase da ‘Oxford a Gaza’ lo rende un appello alla violenza nel Regno Unito”.


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