XI JINPING NEL DISCORSO DI CAPODANNO, IN VISTA DELLE PROSSIME ELEZIONI A TAIWAN, DICE : "NON RINUNCEREMO MAI AD ESSO" - WHAT-U

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Taiwan Ph. by Ingo Joseph on Pexels.com

Crescita e stabilità sono stati i due grandi temi del discorso di Capodanno del presidente cinese Xi Jinping al Paese domenica sera, che ha parlato dei progressi futuri che la Cina dovrà per forza fare puntando costantemente verso la modernizzazione che il premier agevolerà con ulteriori riforme e aperture. “Dobbiamo persistere nella ricerca del progresso mantenendo la stabilità, promuovendo la stabilità attraverso il progresso”, ha affermato. Peccato però che le falle siano ancora tante. Perché per esempio le nuove industrie dovevano essere pronte prima che quelle più vecchie venissero gradualmente eliminate in modo che la ripresa economica del paese potesse essere consolidata e la stabilità economica a lungo termine raggiunta. Invece così non è accaduto. Un’altra nota dolente l’alto tasso di disoccupazione giovanile in Cina. Nel corso del discorso trasmesso da tutti i media statali, il presidente ha dipinto il quadro di un’economia resiliente, affermando che ha superato le tempeste per “rafforzare il suo corpo e le sue ossa” e ha mantenuto lo slancio di crescita nell’ultimo anno.

In particolare, c’è stata un’impennata nell’innovazione e nello sviluppo, ha detto, indicando fra i progressi il jet commerciale cinese C919 , lo sviluppo di una nave da crociera made in China, nonché il lancio di vari telefoni cellulari. Sebbene generalmente ottimista riguardo l’anno trascorso, il presidente ha dovuto ammettere che le aziende e i cittadini cinesi hanno dovuto affrontare difficoltà. “Nel nostro percorso, vento e pioggia sono la norma”, ha proseguito. “Alcune aziende stanno affrontando pressioni operative, alcune persone hanno difficoltà a trovare lavoro e a vivere, e in alcuni luoghi si sono verificati disastri naturali come inondazioni, tifoni e terremoti”. Pur riconoscendo una certa preoccupazione per questi fattori, Xi ha pero detto di sentirsi “profondamente commosso” per la resilienza di quelle persone che “hanno dimosrato di non avere paura del vento e della pioggia, che si sono aiutate a vicenda, affrontano le sfide a testa alta e superano le difficoltà”. Guardando più lontano, il premier cinese ha parlato anche delle guerre che interessano alcuni  paesi nel resto del mondo e ha aggiunto che la Cina deve assumersi la responsabilità di un grande Paese nell’interesse della pace. “Il popolo cinese è ben consapevole del valore della pace”, ha sottolineato. “Siamo disposti a lavorare con la comunità internazionale per promuovere la costruzione di una comunità con un futuro condiviso per l’umanità e costruire un mondo migliore avendo in mente il futuro dell’umanità e il benessere delle persone. Nonostante i cambiamenti nel mondo, lo sviluppo pacifico è sempre stato il tema principale e la cooperazione vantaggiosa per tutti è sempre stata la strada da percorrere”. Poi come è accaduto lo scorso anno, il premier cinese ha menzionato brevemente Hong Kong e Macao. Dicendo che Pechino continuerà a sostenere le regioni amministrative speciali “nello sfruttamento dei propri vantaggi e nel mantenimento della prosperità e della stabilità a lungo termine, integrandosi meglio nello sviluppo complessivo del Paese”. E riguardo Taiwan ha aggiunto solo che “la riunificazione della madrepatria sarà una necessità storica” e che “i compatrioti su entrambi i lati dello Stretto di Taiwan devono unirsi e condividere la grande gloria del ringiovanimento nazionale”. Nell’ultimo anno, Pechino ha intensificato la pressione militare e politica sull’isola autogovernata, che è nel conto alla rovescia verso le elezioni presidenziali e legislative fortemente contestate del 13 gennaio . L’esito dello scrutinio è ampiamente considerato cruciale per le relazioni dell’isola con Pechino nei prossimi anni. Alcuni giorni fa, Wang Zaixi, ex vicedirettore dell’Ufficio per gli affari di Taiwan di Pechino, ha lanciato un avvertimento insolitamente duro sul fatto che le tensioni attraverso lo stretto correrebbero il rischio di degenerare in un conflitto armato se William Lai Ching-te, il candidato presidenziale del governo indipendentista di Taiwan (Partito Democratico Progressista), vincesse le elezioni. Lai è il favorito, davanti a Hou Yu-ih del Kuomintang e Ko Wen-je del Partito popolare di Taiwan che invece sono proiettati ad  avere legami più stretti con Pechino. E questo per la Cina rappresenta un pericolo. Pechino ha a lungo descritto Lai come un pericoloso “separatista” e “piantagrane” e ha presentato le elezioni di gennaio come una scelta tra guerra e pace. E mai e poi mai ha rinunciato all’uso della forza per raggiungere la riunificazione di Taiwan. La maggior parte dei paesi, compresi gli Stati Uniti, non riconoscono formalmente Taiwan come stato indipendente, ma si oppongono all’uso della forza per modificare lo status quo.

Taiwan, secondo un’analisi della rivista Global Finance basata sul prodotto interno lordo (PIL) pro capite adeguato al potere d’acquisto, nel 2023 ha conquistato il 14esimo posto nella classifica dei paesi più ricchi, tra 193 paesi e territori nel mondo. La sua economia dipendente dal commercio, è guidata da un settore manifatturiero competitivo che comprende prodotti elettronici, macchinari, prodotti petrolchimici e tecnologie dell’informazione e della comunicazione di cui Taiwan è uno dei principali attori a livello mondiale. È l’ottavo paese più grande dell’Asia e il 20° più grande del mondo per parità di potere d’acquisto e perciò è incluso nel gruppo delle economie avanzate dal Fondo monetario internazionale. Inoltre è noto per il suo rapido sviluppo economico, che gli ha permesso di trasformandosi da una società basata sull’agricoltura in un paese industrializzato e ad alto reddito. Per questo motivo la Cina che deve invece fare i conti con un’economia scalcagnata, frutto anche di politiche economiche poco lungimiranti e quindi poco azzeccate, non vuole correre il rischio di perdere Taiwan, perché per lei rappresenta un vero e proprio salvagente d’oro.


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