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DIMISSIONI DELLA MAY? UN REFERENDUM? UN'ELEZIONE GENERALE? COSA SUCCEDE ORA PER LA BREXIT?
ph. REUTERS/Yves Herman

di Colin Antony Groves

I parlamentari voteranno oggi giovedì sulla possibilità di estendere l’articolo 50  e quindi di ritardare la Brexit.

Nella pratica, scrive The Telegraph, se il Parlamento non sarà in grado di approvare un accordo per lasciare l’UE entro il 20 marzo, stasera la May chiederà di votare sull’opportunità di ottenere una dilazione fino al 30 giugno per decidere con più calma.

Se i parlamentari sosterranno la mozione, Theresa May chiederà formalmente ai leader europei di estendere la procedura dell’articolo 50. E l’UE27 dovrà quindi accettare all’unanimità la sua richiesta.

A tal proposito la May ha precisato: «Voglio essere chiara: votare contro l’abbandono senza un accordo e per un’estensione non risolve i problemi che affrontiamo. L’Unione europea vorrà sapere a che scopo intendiamo fare una tale estensione e questa Assemblea dovrà rispondere a questa domanda: “Volete revocare l’articolo 50? Volete chiedere un secondo referendum? O volete partire con un accordo, ma non con questo accordo?”».

Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo martedì ha dichiarato che l’Unione europea non farebbe ulteriori concessioni alla Gran Bretagna: «Siamo molto chiari: è impossibile cambiare la nostra posizione», come aveva già detto due giorni fa il presidente della Commissione europea Jean Claude-Juncker, alla May,  aggiungendo  che “non ci sarebbe stata una terza possibilità”.

Il segretario del Tesoro Liz Truss mercoledì scorso ha detto che nutre buone speranze riguardo al fatto che l’accordo per la Brexit sostenuto dalla May possa ottenere il sostegno della maggioranza, nonostante le due precedenti bocciature perché le altre alternative – che sono un’unione doganale, nessuna Brexit o nessun affare – sono decisamente poco vantaggiose per la Gran Bretagna.

DIMISSIONI DELLA MAY?

Dopo le 2 bocciature sull’accordo per la Brexit la May, già messa sotto pressione dal proprio partito, potrebbe decidere di dimettersi entro un mese e consentire a un altro leader di prendere in consegna le fasi finali della Brexit. Ipotesi, che secondo fonti vicine al primo ministro inglese, non sembrano però nelle sue intenzioni, anche perché, poiché la May l’anno scorso ha ottenuto un voto di fiducia all’interno del suo stesso partito, per almeno un anno i conservatori non possono proporre nessun’altro al suo posto.

Nel campo delle probabilità resta in piedi anche l’ipotesi per i laburisti di presentare una mozione di sfiducia al governo, che significherebbe chiedere di votare sulle dimissioni della May.

ELEZIONI GENERALI

Se i laburisti dovessero presentare un’altra mozione di sfiducia al governo per farlo cadere, questo potrebbe essere un incentivo per i  Tory Brexiteers di ricompattarsi per sostenere la May aprendo l’opportunità di potere scegliere la strada a una Brexit morbida.

Ma se questo non accadesse un’altra opportunità per la May di rompere la situazione di stallo sulla Brexit in Parlamento, potrebbe essere quella decidere di sostituire l’attuale composizione della Camera dei Comuni attraverso un’elezione generale, visto che la May ha già affermato che non è nelle sue intenzioni restare a capo  del partito conservatore nelle prossime elezioni generali.

SECONDO REFERENDUM

Per rompere l’impasse, la signora May (o qualsiasi altro futuro leader) potrebbe chiedere un nuovo mandato pubblico sulla Brexit.

Questa ipotesi però sembra poco plausibile visto che nella pratica richiederebbe un secondo voto sulla stessa scelta del “Remain or Leave”. Un’ipotesi più concreta invece, sembrerebbe quella di chiedere  un secondo referendum  basato sull’opzione di partire con l’accordo attuale o senza alcun accordo. Però va considerato che portare a termine un altro referendum richiederebbe l’attesa di diversi mesi e comporterebbe l’impegno per i ministri di modificare o riscrivere le leggi relative al ritiro del Regno Unito dall’Unione europea. Al momento un’opportunità impensabile per il Regno Unito.

Ora non resta che aspettare che cosa accadrà oggi nel tardo pomeriggio in Parlamento per capire quali strade vorrà percorrere il Regno Unito.

Nel frattempo il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk rende nota la sua disponibilità ad accordare un’estensione, scrivendo un post su Twitter: «Durante le mie consultazioni prima del Consiglio europeo, chiederò ai 27 leader dell’Ue di essere aperti per un’estensione lunga se il Regno Unito troverà necessario ripensare la propria strategia sulla Brexit e per costruire il consenso attorno a questa».


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