[gtranslate] IMU E TASI, POSSIBILI RIBASSI E AUMENTI, ECCO DOVE - WHAT-U

Entro il prossimo 17 giugno i proprietari di immobili sono chiamati a pagare l’acconto per l’Imu e la Tasi relativo all’anno 2019. Dovranno ciò versare nelle casse dei Comuni (e dello Stato per la parte di sua competenza per gli immobili di categoria catastale D) oltre 10 miliardi di euro e questo per il settimo anno di fila. Lo calcola la Confedilizia che in un comunicato ricorda che la novità principale di quest’anno è che i Comuni a differenza del triennio scorso potranno deliberare aumenti delle aliquote per le varie tipologie di immobili sottoposte alle due imposte (quali, per esempio, abitazioni principali di categoria catastale A1, A8 e A9, seconde case, negozi, aree edificabili ecc.). Tra i capoluoghi che hanno modificato le aliquote, in aumento e in calo, ci sono: Avellino, Biella, La Spezia, Lucca, Pavia, Taranto, Torino, Udine e Vercelli.

Cos’è l’IMU – Imposta municipale propria

É l’imposta che va pagata sugli immobili di cui siete proprietari o su cui avete un diritto reale (usufrutto, uso, abitazione, enfiteusi o superficie). Si paga sulle abitazioni principali di lusso (categorie A/1, A/8 e A/9), sulle seconde case e su tutti gli altri immobili (ad esempio laboratori, negozi, capannoni, box non di pertinenza dell’abitazione principale).

Le scadenze

– acconto entro il 17 giugno 2019
– saldo entro il 16 dicembre 2019
Si può anche pagare entro il 17 giugno tutto l’importo del 2019.

Chi deve pagare l’IMU

Devono pagare l’IMU:
– i proprietari di:
 fabbricati
n.b. se il fabbricato è un’abitazione principale, si deve pagare l’IMU solo se è classificata nelle categorie A/1, A/8 e A/9
 aree fabbricabili
 terreni destinati a qualsiasi uso
– chi ha sull’immobile il diritto reale di: usufrutto, uso, abitazione, enfiteusi o superficie
– chi ha in concessione un’area demaniale
– i locatari di immobili concessi in leasing, anche se si tratta di immobili da costruire o in corso di costruzione. I locatari devono pagare l’IMU dalla data della stipula del contratto e per tutta la sua durata.
Ogni proprietario deve pagare la propria quota di IMU. Questo significa che se l’immobile ha più proprietari, la quota va proporzionata alla percentuale di possesso.
Inoltre devono pagare l’IMU:
– Il coniuge vedovo (superstite) che continua ad abitare nell’abitazione principale di lusso (A/1, A/8, A/9). Gli altri eredi, invece, su quella casa non devono pagare l’IMU;
– Il coniuge a cui il Tribunale assegna la casa coniugale (di lusso – A/1, A/8, A/9) in seguito a separazione legale, annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio. Ai soli fini dell’applicazione dell’IMU l’assegnazione si intende in ogni caso effettuata a titolo di diritto di abitazione. L’altro coniuge non assegnatario, invece, non deve pagare l’IMU su quell’immobile.
Chi è in affitto non deve pagare l’IMU.

Come si calcola l’IMU 2019

Puoi fare il calcolo:
– online sul sito di Anutel, puoi stampare anche l’F24 compilato
– ai Caf – Centri di assistenza fiscale (a pagamento)

Come si paga: il modello F24

Per pagare l’IMU bisogna compilare il modello F24. Puoi stamparlo già compilato dal sito di Anutel, oppure puoi compilare tu (anche a computer) questi modelli:
– modello F24
– modello F24 semplificato

Codici tributo

Ti ricordiamo i codici tributo che devi indicare:

Codice catastale del Comune:  I 690

Codici tributo per la quota da versare al Comune:

 3912 IMU – imposta municipale propria su abitazione principale e relative pertinenze art.13,c.7,d.l. 201/2011- COMUNE
 3913 IMU – imposta municipale propria per fabbricati rurali ad uso strumentale – COMUNE;
 3914 IMU – imposta municipale propria per i terreni – COMUNE 
 3916 IMU – imposta municipale propria per le aree fabbricabili – COMUNE; 
 3918 IMU – imposta municipale propria per gli altri fabbricati – COMUNE; 
 3930 IMU – imposta municipale propria per gli immobili ad uso produttivo classificati nel gruppo catastale D – INCREMENTO COMUNE. 

Codici tributo per la quota riservata allo Stato:

 3925 IMU – imposta municipale propria per gli immobili ad uso produttivo classificati nel gruppo catastale D – STATO. 

Alla voce “rateazione” non va indicato alcun codice

Chi incassa l’IMU 2019

L’IMU su tutti gli immobili è interamente destinata al Comune, tranne quella sugli immobili ad uso produttivo che appartengono alla categoria catastale D.
Per questi immobili, infatti, l’imposta calcolata con l’aliquota dello 0,76% va versata allo Stato. Attenzione! L’imposta corrispondente alla differenza tra l’aliquota dello 0,76 % e quella deliberata dall’amministrazione, va versata al Comune.

Cos’è la TASI

Di cosa si tratta?
TASI sta per Tariffa sui Servizi Indivisibili ed è stata istituita con il comma 639 della legge di stabilità per il 2014. La TASI si paga per sostenere le spese dei comuni per i servizi cosiddetti “indivisibili”, quei servizi, cioè, che per il fatto di essere usufruiti da tutti i residenti del comune, non possono essere fatti pagare direttamente al fruitore.
Sono esempi di servizi indivisibili l’illuminazione pubblica, la manutenzione delle strade, la sicurezza, l’anagrafe, ecc. Insieme con le aliquote della TASI il comune dovrà approvare l’elenco dei servizi che verranno pagati con l’introito del nuovo tributo e le somme destinate a ciascuno di essi.

Chi deve pagare la TASI

Devono pagare la Tasi sia il proprietario che il detentore dell’immobile, secondo aliquote e quote stabilite da ogni singolo comune.
Dal 2016, la TASI non è più dovuta sulle abitazioni principali e relative pertinenze. Nel caso di immobili dati in uso a familiari o affittati, quando il soggetto che detiene l’immobile lo utilizza come abitazione principale, la TASI è dovuta solo dal possessore, nella misura stabilita dal comune con il proprio regolamento.

Come si calcola la TASI 2019

Ogni comune stabilisce le aliquote della TASI avendo riguardo ai costi per i servizi indivisibili che prevede di sostenere nell’anno. Il comune definisce, per ogni tipologia di immobile, l’aliquota e, per gli immobili che non sono abitati direttamente dal proprietario e che NON sono utilizzati come abitazione principale dall’inquilino, stabilisce la quota di imposta che deve essere pagata dai proprietari e quella che deve essere pagata dai conduttori.
Calcolare la TASI è come calcolare l’IMU, solo che bisogna fare attenzione perché, diversamente dall’IMU, le aliquote sono espresse in “per mille”.
Esempio:
Due coniugi possiedono al 50% un appartamento che non utilizzano come abitazione principale (seconda casa) con rendita catastale pari a euro 400.
L’aliquota stabilita dal comune è il 2,5 per mille.

I calcoli sono i seguenti:
400 x 1,05 x 160 x 2,5 / 1000 = 168
Ogni coniuge pagherà 168 / 2 = 84 euro.

Detrazioni

Con il venir meno dell’imposta dovuta sull’abitazione principale dovrebbero venir meno anche le detrazioni che i comuni hanno approvato in questi anni.
È comunque sempre possibile che il comune, in presenza di fattispecie particolari (ad esempio la presenza nel nucleo familiare di portatori di handicap), riconosca specifiche detrazioni.

Quando si paga

Anche questo lo decide ogni singolo comune, tenendo conto però, che: devono essere previste almeno due rate semestrali (ma l’imposta potrebbe essere divisa anche in più rate)
il cittadino può sempre decidere di pagare tutta l’imposta con un unico versamento entro il 16 giugno dell’anno di riferimento. In questi anni, nella maggior parte dei casi, i comuni hanno stabilito le medesime scadenze dell’IMU.

Come si paga

Con bollettino di conto corrente postale o con modello F24 (come per l’IMU).

Ci sono obblighi di dichiarazione?

Ogni comune potrebbe prevedere modalità (e moduli) diversi di dichiarazione, sia per la TASI che per la TARI e per l’IMU; la regola generale è che queste dichiarazioni andranno presentate tutte le volte che si modificano i criteri per calcolare le imposte di riferimento (ad esempio, quando l’inquilino cessa di abitare un immobile o l’esistenza di un contratto di comodato registrato con i propri figli o genitori).

I termini di presentazione sono attualmente fissati dal Dl 85/2013 al 30 giugno dell’anno successivo a quello in cui si sono verificati gli eventi che hanno generato l’obbligo di presentazione della dichiarazione.



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