
Con oltre 600mila imprese, (il 9,9% del totale), l’imprenditoria straniera si conferma una componente strutturale del tessuto imprenditoriale italiano. Di queste, 470mila (l’80% circa) sono micro-imprese individuali. A confermare l’ampiezza di questo fenomeno i dati relativi agli insediamenti a livello comunale di attività economiche individuali guidate da persone immigrate, elaborati da Unioncamere-InfoCamere sulla base dei registri delle Camere di Commercio.

L’hinterland di Roma, Milano, Napoli e Firenze sono poli naturali di attrazione per l’insediamento di attività economiche guidate da cittadini stranieri.
Il Registro delle imprese mostra che tra i 107 Comuni con più di 500 imprese individuali di stranieri, la graduatoria per peso percentuale pone sul podio più alto Casandrino (in provincia di Napoli), con il 58,3% di imprese straniere sul totale delle imprese individuali del territorio. A seguire, troviamo Castel Volturno (Caserta) con il 54,7% e Sesto Fiorentino (Firenze) dove si sfiora il rapporto uno a due (49,7%). Subito dopo, con percentuali superiori al 40% di rappresentatività dell’imprenditoria straniera rispetto a quella locale, seguono i Comuni di San Nicola La Strada (Caserta) con il 43,5%, Montemurlo (Prato) e Pioltello (Milano), ambedue con il 41,8%.

La forte concentrazione di imprese straniere si accompagna alla prevalenza di una specifica nazionalità di nascita degli imprenditori. A San Nicola La strada, l’81,6% dei titolari di impresa di immigrati viene dal Senegal, a Sesto Fiorentino il 77,1% degli stranieri sono cinesi, a Castel Volturno ha origini nigeriane il 54,1% degli imprenditori nati fuori dai confini italiani e a Casandrino la comunità più rappresentata è quella del Bangladesh (41,7%).
Incrociando i paesi di nascita dei titolari con quelli delle province in cui hanno sede le imprese, emerge poi una mappa delle province che di fatto sono state elette a “patrie” imprenditoriali di alcune nazionalità: è il caso dell’Egitto che concentra in provincia di Milano quasi la metà (il 43,5%) di tutte le sue imprese in Italia; o del Bangladesh che ha il suo ‘quartier generale’ a Roma, dove ha sede il 42,7% di tutte le sue imprese.

Sempre a Roma si trova la comunità imprenditoriale rumena più estesa (il 15,1% del totale delle imprese guidate da cittiadini di quel paese) e quella tunisina (6%). Altre province in cui si assiste al fenomeno sono Napoli (dove ha sede il 20,4% della comunità pachistana), e Milano dove ha stabilito la propria sede l’11,2% di tutta la rappresentanza cinese in Italia.