[gtranslate] ISTAT ECCO GLI OBIETTIVI DI SVILUPPO SOSTENIBILE DEL 2019 - WHAT-U

di Barbara Chiaravalle

ph. di Claudia Vincenzino

Nel settembre 2015 più di 150 leader internazionali si sono incontrati alle Nazioni Unite per contribuire allo sviluppo globale, promuovere il benessere umano e proteggere l’ambiente.

La comunità degli Stati ha approvato l’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile, i cui elementi essenziali sono i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS/SDGs, Sustainable Development Goals) e i 169 sotto-obiettivi, i quali mirano a porre fine alla povertà, a lottare contro l’ineguaglianza e allo sviluppo sociale ed economico. Inoltre riprendono aspetti di fondamentale importanza per lo sviluppo sostenibile quali l’affrontare i cambiamenti climatici e costruire società pacifiche entro l’anno 2030.

ph. di Claudia Vincenzino
ph. di Claudia Vincenzino

Gli OSS hanno validità universale, vale a dire che tutti i Paesi devono fornire un contributo per raggiungere gli obiettivi in base alle loro capacità.

Ottenere dei miglioramenti per il raggiungimento degli obiettivi nel giro di quindici anni non sarà una impresa facile. Ma la precedente esperienza, fondata su degli obiettivi globali prefissati, ci ha dimostrato che è un metodo che funziona. Gli Obiettivi per lo sviluppo del Millennio adottati nel 2000 hanno migliorato le vite di milioni di persone. La povertà globale continua a decrescere, sempre più persone hanno avuto accesso a fonti d’acqua migliori, un maggior numero di  bambini ha potuto frequentare le scuole elementari e una serie d’investimenti mirati alla lotta contro la malaria, l’Aids e la tubercolosi hanno salvato milioni di persone.

L’Istat, come gli altri istituti nazionali di statistica, ha il compito di costruire l’informazione statistica necessaria al monitoraggio dell’Agenda 2030 per il nostro Paese e a contribuire alla realizzazione di questo progetto globale. Pertanto, a partire da dicembre 2016 ha iniziato a rendere disponibili con cadenza semestrale gli indicatori per l’Italia sulla piattaforma informativa dedicata agli SDGs, accessibile da www.istat.it.

Quest’anno, insieme al nuovo rilascio annuale, è pubblicato il secondo Rapporto SDGs 2019. Informazioni statistiche per l’Agenda 2030 in Italia.

Il Rapporto propone un ulteriore ampliamento del panorama degli indicatori: gli  indicatori UN-IAEG-SDGs sono ora 123, per un totale di 303 misure statistiche nazionali (di cui 273 diverse), tutte disponibili sul sito www.istat.it.

In questa occasione, in applicazione del principio “no one left behind”, è stata dedicata particolare attenzione all’ampliamento delle possibili disaggregazioni per genere, cittadinanza, presenza di limitazioni (disabilità) e livello territoriale. In particolare, per 175 misure statistiche è stato possibile fornire in uno specifico capitolo anche le disaggregazioni regionali. 

Al fine di dar conto della complessità intrinseca dello sviluppo sostenibile, nel Rapporto è tracciata anche un’analisi relativa ai legami tra obiettivi, sotto-obiettivi e indicatori.

Si tratta di un lavoro in continua evoluzione, che tiene conto dei miglioramenti nella produzione delle misure statistiche nell’ambito del Sistema Statistico nazionale e della progressiva estensione e articolazione dell’attività di “mappatura” degli indicatori proposti da UN-IAEG-SDGs.


Gli indicatori statistici sono stati elaborati anche grazie alle azioni sinergiche sviluppate in ambito Sistan e altro, con diverse istituzioni, tra cui Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Istituto Superiore di Sanità, Invalsi, ENEA, GSE, INGV, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Ministero degli affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Ministero dell’Economia e delle Finanze, Ministero della Salute, Ministero dell’Istruzione dell’università e della Ricerca, Ministero di Giustizia, Ministero dell’Interno, ASviS, Consob, Cresme.

ECCO QUALI SONO I 17 OBIETTIVI

Goal 1

Tra il 2016 e il 2017 la povertà o esclusione sociale diminuisce in Italia e in Europa ma coinvolge ancora il 22,4% della popolazione (113 milioni di individui). In Italia, la popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale è pari al 28,9% (circa17 milioni e 407 mila individui), in diminuzione rispetto al 30% toccato nell’anno precedente.

L’indicatore di povertà o esclusione sociale considera diverse dimensioni e corrisponde alla quota di persone che presentano almeno una delle seguenti situazioni: 1) sono a rischio di povertà di reddito 2) sono gravemente deprivate materialmente 3) vivono in famiglie con una intensità lavorativa  molto bassa.

In Italia, la povertà di reddito riguarda il 20,3% della popolazione. Questo valore è sostanzialmente stabile rispetto al 20,6% del 2016. Si trova in grave deprivazione materiale il 10,1% della popolazione, quota più bassa di 2 punti nel confronto con l’anno precedente. La quota di coloro che vivono in famiglie con una intensità di lavoro molto bassa è invece dell’11,8%, in diminuzione dal 12,8% del 2016.

Le disparità regionali sono molto ampie, sia per l’indicatore composito sulla povertà o esclusione sociale, sia per le tre misure che lo compongono. Il Mezzogiorno presenta i valori più alti per tutti e quattro gli indicatori. Il rischio di povertà o esclusione sociale riguarda il 44,4% degli individui residenti in questa area del Paese contro il 18,8% del Nord.

Se si considerano gli occupati che vivono in condizione di povertà reddituale, l’Italia è quintultima tra le nazioni della Ue con il 12,2% degli occupati a rischio di povertà nel 2017. La quota relativa al Nord Italia è passata dal 4,5% del 2004 al 6,9% del 2017; quella del Mezzogiorno, già molto elevata, è salita dal 19,2% al 22,8% mentre al Centro Italia è quasi raddoppiata (dal 5,9% all’11,2%).

Nel 2017 gli individui in povertà assoluta si stima siano 5 milioni e 58mila (8,4%). Le condizioni dei minori rimangono critiche: tra di loro, i poveri assoluti sono infatti il 12,1%.

Goal 2

Nel 2017 sono destinati all’agricoltura biologica quasi 2 milioni di ettari, per due terzi localizzati nel Mezzogiorno. L’incremento è del 6,3% sull’anno precedente e di oltre il 70% sul 2010. In agricoltura diminuisce inoltre l’impiego di fitofarmaci (13 kg/ha, -20% sul 2010) mentre resta stabile l’uso dei fertilizzanti (ca. 500 kg/ha). Gli uni e gli altri sono utilizzati soprattutto nel Nord (28 kg/ha di fitofarmaci e 1.355 kg/ha di fertilizzanti).

Nel 2016 tornano a crescere le emissioni di ammoniaca nell’agricoltura, attestandosi ai livelli del 2010 (358 mila tonnellate, generate per circa il 60% dagli allevamenti). È a rischio il rispetto del Protocollo di Goteborg (2012), che richiede un abbattimento del 5% l’anno dal 2020.

Continua a diminuire l’indice di orientamento all’agricoltura della spesa pubblica (da 0,38 a 0,22 punti fra 2010 e 2017), in direzione contraria a quella auspicata dall’Agenda 2030.

In Italia, circa un bambino su tre è in sovrappeso, ma la tendenza è al miglioramento: fra il 2010/11 e il 2016/17 la quota scende dal 36,6% al 32,9% nella fascia d’età da 6 a 10 anni. Considerando anche gli adolescenti (6-17 anni) la quota è del 24,2% ma supera il 30% nel Mezzogiorno.

Goal 3

L’Italia ha da tempo raggiunto l’obiettivo definito dalle Nazioni Unite per la mortalità neonatale e per la mortalità sotto i 5 anni, collocandosi su livelli tra i più bassi in Europa. Continua la diminuzione nel medio periodo, particolarmente nel Mezzogiorno, che lentamente riduce il gap rispetto alla media nazionale.

In Italia il tasso standardizzato di mortalità tra 30-69 anniper tumori maligni, diabete mellito, malattie cardiovascolari e malattie respiratorie croniche è in costante diminuzione dal 2004, soprattutto tra i maschi, che tuttavia ancora presentano tassi del 70% più alti rispetto alle femmine. Nell’ultimo anno riprende il calo, dopo la battuta d’arresto del 2015. L’obiettivo proposto per il 2030, nell’ipotesi che si mantengano i tassi di decremento medi osservati tra 2004 e 2016, sembra raggiungibile in Italia.

Nel 2017, l’incidenza delle infezioni da HIV si attesta in Italia a 5,7 nuovi casi ogni 100mila residenti, con un andamento pressoché stabile dopo il 2015. A livello mondiale, l’incidenza dell’HIV si è dimezzata rispetto al 2000, anche grazie alla diffusione della terapia antiretrovirale.

Nel nostro Paese il tasso standardizzato di mortalità per suicidio è più contenuto rispetto al resto d’Europa e nel 2016 scende per la prima volta sotto i 6 casi (5,8 suicidi per 100 mila abitanti).

Nel 2017 tornano ad aumentare in Italia i decessi in incidente stradale, allontanando ulteriormente la possibilità di raggiungere l’obiettivo di dimezzamento del numero di morti per questa causa tra il 2010 e il 2020. Si arresta invece la crescita del tasso di lesioni gravi in incidenti stradali, tra gli elementi principali da contrastare individuati per la nuova decade sulla sicurezza stradale 2020-2030.

Nel 2017 sono 58,7 gli anni attesi di vita in buona salute alla nascita nel nostro Paese, valore sostanzialmente stabile rispetto al 2016 ma in aumento di 2,3 anni rispetto al 2009. L’incremento maggiore si osserva tra le femmine (+2,7 anni) che tuttavia mantengono il loro svantaggio rispetto ai maschi in termini di qualità della sopravvivenza. Marcate le disuguaglianze territoriali a svantaggio del Mezzogiorno, con una differenza rispetto al Nord pari a circa 4 anni.

I comportamenti a rischio nel consumo di alcol riguardano nel 2017 il 16,7% delle persone di 15 anni e più, con una diffusione maggiore tra gli uomini e tra i residenti al Nord.

Goal 4

Luci e ombre sul Goal per un’istruzione di qualità: l’Italia è ancora agli ultimi posti in Europa per numero di laureati, tasso di abbandono e competenze.

L’uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione è aumentata negli ultimi 2 anni attestandosi, nel 2018, al 14,5%. Permangono consistenti differenze territoriali a svantaggio del Mezzogiorno e dei maschi.

Le competenze alfabetiche, numeriche e per la lingua inglese sono molto basse per alcuni gruppi di studenti. In Italia, la quota di ragazzi iscritti al terzo anno delle scuole secondarie di primo grado che non raggiungono la sufficienza è del 34,4% per le competenze alfabetiche, del 40,1% per la matematica. Una percentuale più elevata di ragazze si situa sotto la sufficienza nelle competenze matematiche (41,7% contro 38,5%) mentre per la lettura la situazione si inverte, 38,3% dei ragazzi contro 30,4% delle ragazze. Molte sono le differenze territoriali, di genere e di provenienza, spesso determinate da fattori che alimentano le disuguaglianze nell’accesso alle opportunità educative. Campania, Calabria e Sicilia sono le regioni che presentano le percentuali più alte di studenti con scarse competenze alfabetiche e numeriche. Tra gli studenti che frequentano le seconde classi delle scuole superiori di secondo grado, il 33,5% non raggiunge un livello sufficiente nelle competenze alfabetiche e il 41,6% in quelle numeriche.

In Italia, il 27,9% dei giovani 30-34enni possiede un titolo terziario. L’obiettivo nazionale previsto da Europa 2020 (26-27%) è stato così ampiamente raggiunto. Tuttavia, il livello rimane molto inferiore alla media europea e superiore soltanto a quello della Romania. Per le donne, la quota di 30-34enni laureate è del 34%, per gli uomini del 21,7%.

Goal 5

Diminuisce la violenza sulle donne, ma ne aumenta la gravità, rimane stabile la violenza estrema. Emergono importanti segnali di miglioramento, sono infatti in calo sia le violenze da partner e ex partner sia quelle compiute da uomini diversi dai partner anche se, in entrambi i casi, risultano in media più gravi. Aumentano infatti le violenze che hanno causato ferite; in crescita anche la quota di donne che dichiarano di aver temuto per la propria vita.

Per il lavoro domestico e di cura non retribuiti il divario di genere resta ampio nel 2013-2014 anche se in diminuzione. La quota di tempo giornaliero dedicato dalle donne a queste attività è circa 2,6 volte superiore a quello degli uomini (era più del triplo nel biennio 2002-2003). Nonostante questo miglioramento, nel 2013-2014 l’Italia presentava il divario di genere più elevato fra tutti i Paesi europei con dati disponibili.

Il tasso di occupazione delle donne con figli in età prescolare, che aveva registrato tra il 2004 e il 2015 un andamento tendenzialmente positivo, ha segnato negli ultimi tre anni un peggioramento, concentrato in particolare nelle regioni del Mezzogiorno che già presentavano lo svantaggio maggiore.

Aumenta, anche se rimane bassa, la presenza delle donne nel Parlamento nazionale, nelle società quotate in borsa e, seppure in misura minore, nei consigli regionali e negli organi decisionali. Le donne sono poco più di un terzo nel Parlamento nazionale e nelle società quotate in borsa, un quinto nei consigli regionali e meno di un quinto negli organi decisionali (Autorità della privacy, Agcom, Autorità della concorrenza e del mercato, Corte Costituzionale, Consiglio Superiore della Magistratura, Ambasciatori, Consob).

In Italia il tasso di ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza è in continua diminuzione nel tempo. Dall’inizio degli anni Ottanta fino alla metà degli anni Novanta il calo è stato rilevante e regolare raggiungendo il valore del 9 per mille, attorno al quale il fenomeno si è assestato fino al 2005 per poi ridiscendere, anche se con meno intensità, fino ai livelli attuali, pari a 6 casi ogni mille donne di 15-49 anni.

Le differenze di genere nell’uso di Internet sono molto diminuite in Italia tra il 2010 e il 2018. Il miglioramento è visibile, in particolare, tra le donne di 35-59 anni che hanno recuperato gran parte dello svantaggio. Nel 2018 le differenze sono nulle fino ai 44 anni mentre dai 45 anni in poi il gap tra maschi e femmine registra un trend crescente fino a raggiugere il valore più alto tra la popolazione di 65-74 anni.

Goal 6

In alcuni paesi dell’Ue28 permane una quota di popolazione priva di servizi igienici nella propria abitazione. In Italia, la quasi totalità della popolazione ha accesso alla risorsa idrica e dispone di servizi igienici nelle abitazioni. Tuttavia, le persistenti inefficienze delle infrastrutture causano ancora sprechi e perdite della risorsa idrica e carenze d’acqua, soprattutto in alcune zone del Paese.

L’Italia presenta il maggiore prelievo di acqua per uso potabile pro capite tra i 28 Paesi dell’Unione europea: 156 metri cubi per abitante nel 2015. Dei 9,5 miliardi di metri cubi d’acqua prelevati per uso potabile, solo 8,3 sono stati immessi nelle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile. Di questi, ne sono stati erogati agli utenti soltanto 4,9 miliardi di m3, corrispondenti a 220 litri per abitante al giorno.

L’efficienza della rete di distribuzione dell’acqua potabile è in peggioramento. La quota di acqua immessa in rete che arriva agli utenti finali è infatti scesa dal 62,6% nel 2012 al 58,6% nel 2015.

Nel 2018, il 10,4% delle famiglie italiane lamenta irregolarità nel servizio di erogazione dell’acqua nelle abitazioni, quota ancora in aumento rispetto agli anni precedenti. E’ stabile, invece, la percentuale di famiglie che dichiarano di non fidarsi a bere l’acqua di rubinetto (29,0%).

In Italia sono in esercizio 17.897 impianti di depurazione delle acque reflue urbane (dati 2015). La percentuale (in termini di abitanti equivalenti) di carichi inquinanti di origine civile confluiti in impianti di tipo secondario o avanzato, che rappresentano il 44,2% del parco depuratori, è pari al 59,6% dei carichi inquinanti

Goal 7

Oltre a caratterizzarsi storicamente per livelli inferiori alla media Ue e a molti dei principali Paesi europei, l’Italia ha visto diminuire progressivamente nel tempo l’intensità energetica primaria: da 113,2 (2006) a 98,4 (2016) tonnellate equivalenti di petrolio per mille euro di Pil. Tra il 2009 e il 2015 sono le Isole, in particolare la Sardegna (-38%), a contribuire di più al calo del rapporto CIL/Pil
(-23,8%), seguite dalla ripartizione nord-orientale (-10,1%).

Nel corso degli ultimi dieci anni la quota di consumo di energia da fonti rinnovabili ha registrato in Italia un incremento considerevole, raggiungendo già nel 2014 l’obiettivo nazionale fissato per il 2020 (17%). Dopo il rallentamento segnato tra il 2013 e il 2015, nel 2017 torna a crescere la quota complessiva di consumo da FER (18,3%), ma non quella del settore elettrico.

Nel 2018 93 famiglie su cento si dichiarano soddisfatte del servizio elettrico.

Dopo l’aumento registrato tra il 2008 e il 2012, diminuisce la quota di popolazione che ha difficoltà a riscaldare adeguatamente l’abitazione, fino a raggiungere il 15,2% nel 2017. L’Italia si colloca comunque sopra i valori pre-crisi e su livelli doppi rispetto alla media dell’Ue.

Goal 8

Il tasso di crescita annuo del Pil reale pro capite mostra un miglioramento negli ultimi tre anni (+1,0% nel 2018). Sostanzialmente stazionario, invece, il valore aggiunto per occupato.

Il tasso di occupazione continua a crescere nel 2018 (63%; +0,7 punti percentuali rispetto al 2017), recuperando per la prima volta i livelli pre-crisi. I differenziali rispetto alla media Ue, di genere e per età, sono però ancora rilevanti.

Nel 2018, il tasso di disoccupazione è sceso al 10,6% (-0,6 punti rispetto al 2017; +3,9 punti rispetto al 2008). Tuttavia, il divario tra tasso di disoccupazione italiano ed europeo è pari a +3,6 punti percentuali. L’Italia si colloca al terzo posto nella graduatoria europea per livello del tasso di disoccupazione.

Sebbene in calo a partire dal 2015, la quota di NEET tra i 25-29enni raggiunge nel 2018 il valore più elevato dell’Ue28 (30,9%).

Nonostante la crescita rispetto al 2010, la quota di spesa pubblica per misure occupazionali e protezione sociale dei disoccupati diminuisce, nel 2017, sia rispetto alla spesa pubblica sia rispetto al Pil.

Goal 9

Coerentemente con la crescente terziarizzazione delle economie avanzate, tra il 1995 e il 2017 l’Italia segna un ridimensionamento del settore manifatturiero in termini sia di quota di occupazione sia di peso sul valore aggiunto totale. Nel 2016 l’industria manifatturiera è sviluppata soprattutto in Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia e Lombardia.

Nonostante l’aumento registrato del personale coinvolto nella Ricerca e Sviluppo (R&S), il divario è ancora particolarmente marcato in termini di dotazioni di risorse umane, con un’incidenza di ricercatori sulla popolazione nettamente inferiore a quella di altri grandi Paesi europei, come Francia e Germania. Nel Mezzogiorno  il numero di ricercatori è pari a meno della metà rispetto al Centro e al Nord.

Grazie alla maggiore crescita registrata dalle imprese del settore industriale e da quelle di piccola dimensione (10-49 addetti), il numero di imprese innovative è aumentato nell’ultimo triennio di 6,2 punti percentuali, arrivando a quota 38,1 imprese ogni 100

Cresce, tra il 2012 e il 2016, la percentuale di valore aggiunto delle imprese manifatturiere italiane a  medio-alta tecnologia (MHT) sul valore aggiunto totale del settore. Nonostante un aumento superiore al profilo medio italiano da parte della ripartizione meridionale, il Nord registra un’intensità tecnologica più elevata rispetto al Centro e, ancor più, al Mezzogiorno.

Nel 2018 si connettono a Internet tramite banda larga 73,7 famiglie su cento e 94,2 imprese con più di 10 addetti su cento. Le imprese dotate di un sito web sono il 71,4%.

Goal 10

Fino al 2007 i redditi della popolazione a più basso reddito sono cresciuti di più di quelli dell’intera popolazione. Dal 2008 la crisi economica ha causato flessioni più marcate proprio per i redditi relativamente più bassi. L’effetto negativo della crisi si arresta soltanto nel 2016, quando la crescita del reddito è più intensa per le famiglie con i redditi più bassi (+4,8%) che per il totale delle famiglie (+2,7%), in un quadro di andamenti molto eterogenei nei diversi contesti territoriali.

La disuguaglianza del reddito disponibile ha seguito lo stesso andamento, raggiungendo il minimo nel 2007 (5,2) e il massimo nel 2015 (6,3) per poi ridiscendere a 5,9 nel 2016.

La quota di reddito disponibile per il 40% più povero della popolazione – indicatore utilizzato da Eurostat per confrontare i livelli di disuguaglianza tra i paesi Ue – nel 2017 è al 21,1% in Europa e al 19,5% in Italia.

Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da una crescente rilevanza dei flussi in ingresso di persone in cerca di asilo e protezione internazionale, con un forte ridimensionamento delle migrazioni per lavoro. Da una parte, quindi, l’Italia è chiamata a governare l’emergenza di arrivi non programmabili, dall’altra a gestire i processi di inclusione di persone di origine straniera ormai radicate nel Paese. Quanto agli indicatori di integrazione, continua la crescita del numero di persone in possesso di un permesso di lungo periodo. Nel 2017, invece, si è registrata per la prima volta, dopo un decennio di costante crescita, una diminuzione del numero di acquisizioni di cittadinanza (-26,4%).

Goal 11

Il livello di inquinamento atmosferico da particolato segna una battuta d’arresto della tendenza discendente di medio e lungo periodo. Un lieve incremento si rileva infatti per alcuni inquinanti negli ultimi due anni, anche a causa delle condizioni atmosferiche. Valori superiori alla media Ue si registrano soprattutto nelle città della pianura Padana.

Prosegue la diminuzione della quota di rifiuti urbani conferiti in discarica, scesa al di sotto di un quarto negli ultimi due anni (23,4% nel 2017) da circa il 50% del 2008.

Nel 2018 il 32,4% delle famiglie dichiara di avere molta o abbastanza difficoltà di collegamento con i servizi pubblici nella zona in cui risiedono.

La popolazione che vive in abitazioni sovraffollate è in leggero calo e pari al 27,1%. Scende, e in misura più rilevante, anche la quota di persone che dichiarano di vivere in abitazioni con problemi strutturali o problemi di umidità (16,1%) e quella di chi lamenta rumore dai vicini o dalla strada (12,5%).

Nel 2017, ogni cento costruzioni costruite legalmente quasi 20 sono abusive. Forti le differenze territoriali.

Nei 109 capoluoghi di provincia la superficie adibita a verde fruibile è pari in media a 9,1 m2 ogni 100 di superficie urbanizzata.

La spesa pubblica pro capite per la protezione delle biodiversità e dei beni paesaggistici si è ridotta di circa venti euro pro capite negli ultimi dieci anni, da 64,2 euro nel 2007 a 44,7 nel 2017.

Goal 12

Il consumo di risorse naturali torna a crescere dal 2015, a seguito della ripresa delle attività produttive, dopo essersi ridotto del 50% tra il 2000 e il  2014. Oggi in Italia si consumano 8,2 tonnellate pro capite e 0,31 tonnellate ogni mille euro di Pil.

Nel confronto europeo, l’Italia occupa una posizione virtuosa, al terz’ultimo posto nella graduatoria del rapporto consumo materiale/Pil (64% della media Ue) e all’ultimo posto in termini di CMI pro capite (62%). Notevoli le disparità a livello regionale, con un CMI pro capite che va dalle 4,6 tonnellate della Campania alle 16,5 della Sardegna.

Benché più che raddoppiata tra il 2004 e il 2017, la percentuale di rifiuti oggetto di raccolta differenziata è ancora sotto l’obiettivo previsto per il 2012. I divari regionali sono consistenti.

Tra il 2012 e il 2015 il 19,5% delle istituzioni pubbliche ha adottato una rendicontazione non finanziaria come bilanci/rapporti sociali e/o ambientali.

La diffusione del Green Public Procurement risulta molto variabile a seconda della tipologia di bene/servizio.

Con 6.942 presenze ogni mille abitanti, l’Italia raggiunge nel 2017 il livello più elevato di intensità turistica degli ultimi venti anni. La crescita più intensa del turismo si registra in Piemonte, Basilicata, Puglia e Lombardia (+29%). In concomitanza cresce anche l’incidenza del turismo sui rifiuti.

Nel 2017, le presenze turistiche in strutture a maggiore sostenibilità (esercizi ricettivi open air, agriturismi e rifugi montani) sono pari al 20% circa. La presenza di questo tipo di strutture è maggiore nelle Marche, in Toscana e Umbria; la Sicilia è invece la regione in cui risultano meno diffuse.

Goal 13

A livello globale, le emissioni di anidride carbonica sono aumentate del 40% rispetto ai valori del 2000. Solo nell’ultimo anno disponibile, il 2015, si è rilevata una lieve flessione rispetto all’anno precedente, con un livello di emissioni che ammonta a 32.294,213 milioni di tonnellate di CO2.

In Europa, le emissioni pro capite di gas serra e altri gas climalteranti registrano una lieve diminuzione tra il 2015 ed il 2016 (8,7 tonnellate). Analoga la flessione in Italia (7,2 tonnellate pro capite). I tre quarti delle emissioni sono generate dalle attività produttive e un quarto dalla componente consumi delle famiglie. Tra le attività produttive, la prima responsabile delle emissioni è l’industria manifatturiera (22,1%), segue la Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (21,7%). Per la componente famiglie, il “Riscaldamento/raffreddamento” e il “Trasporto” incidono per il 12% ciascuno. La dissociazione tra la dinamica delle emissioni delle attività produttive e il Pil presenta fasi alterne. Nell’ultimo anno disponibile il disaccoppiamento sembrerebbe accentuarsi.

In Italia si stanno intensificando le calamità naturali, anche a causa dei cambiamenti climatici, con eventi disastrosi a cascata multirischio come frane, alluvioni, incendi boschivi, nubifragi, fenomeni climatici estremi, ondate di calore, deficit idrici.

La fragilità e la cattiva gestione del territorio, la scarsa manutenzione e l’obsolescenza delle infrastrutture aggravano le perdite umane, economiche, ambientali. Nel 2017 è esposto a rischio di alluvioni, ovvero al rischio di danni alla persona (morti, dispersi, feriti, evacuati), il 10,4% della popolazione mentre il 2,2%è esposto a rischio di frane.

Le anomalie di temperatura sulla terraferma a livello globale e nazionale si sono tradotte in un aumento pari, rispettivamente, a 1,20 e 1,30°C rispetto ai valori climatologici normali (1961-1990).

L’impatto degli incendi boschivi presenta picchi nel 2007, nel 2012 e nel 2017. La superficie percorsa dal fuoco ha raggiunto il valore di 7,5 per 1.000 Km2 nel 2007, d i4,3 nel 2012 e di 5,4 nel 2017. Le regioni del Sud hanno subito i maggiori impatti.

Il nostro Paese è inoltre soggetto a eventi di origine sismica e vulcanica, che provocano maggiori perdite

e danni dove il territorio e le infrastrutture sono più fragili e vulnerabili. Il 2016 è stato un anno di elevata intensità sismica, con 67 eventi, di cui sei superiori a magnitudo 6.

Goal 14

In Italia, la superficie delle aree marine protette è pari complessivamente a 3.020,5 Km2. I tre quarti delle aree protette si trovano in Sardegna, Sicilia e Toscana. Le Aree marine comprese nella rete Natura 2000 hanno, nel 2017, una estensione di 5.878 Km2.

La percentuale di coste marine balneabili è pari al 66,9% nel 2017. La quota di costa non balneabile comprende le zone che presentano rischi di natura igienico-sanitaria o di sicurezza, ma anche le aree militari, i porti, le foci di fiumi e le aree soggette a tutela naturale.

La maggior parte degli stock ittici è in sovrasfruttamento. La pesca intensiva nell’Atlantico nord-orientale (e aree adiacenti) e nell’area geografica del Mediterraneo (Occidentale) deve essere maggiormente contenuta per rientrare nei livelli biologicamente sostenibili.

Goal 15

I boschi coprono il 31,6% del territorio nazionale (+0,6% l’anno dal 2000 al 2015), con un aumento della loro densità in termini di biomassa nel soprassuolo (da 95 a 111 t/ha).

La crescita e la densificazione delle aree forestali migliora l’assorbimento del carbonio, ma è un processo in gran parte incontrollato, alimentato dall’abbandono e dal degrado dei paesaggi rurali dell’entroterra.

Il sistema delle aree protette copre circa l’80% delle Aree chiave per la biodiversità, il 35,1% delle aree forestali e il 21,6% dell’intero territorio nazionale.

Il consumo di suolo continua ad avanzare (14 ettari al giorno nel 2017). Il 7,65% del territorio nazionale è coperto da superfici artificiali impermeabili, ma quasi il 40% presenta un’elevata frammentazione, per il proliferare di barriere fisiche create dall’urbanizzazione.

Aumentano le violazioni contestate in applicazione delle norme internazionali contro i traffici illeciti di specie protette (da 2,5 a 4 ogni mille controlli dal 2015 al 2016).

Goal 16

Nel 2017 sono stati commessi in Italia 0,6 omicidi ogni 100mila abitanti. Nel corso degli anni il tasso di omicidi di uomini si riduce mentre rimane stabile nel caso delle donne.

La quota di popolazione vittima di aggressioni o rapine consumate nei 12 mesi precedenti l’indagine (anni 2015-2016) è pari all’1,4%, all’1,2% per le sole aggressioni. Il 27% delle vittime di aggressione ha presentato denuncia.

Il 4,1% delle donne e lo 0,7% degli uomini tra i 18 e i 29 anni sono stati vittime di violenze di tipo sessuale prima dei 18 anni. Nel 2016, è del 60,6%   la percentuale dei cittadini che dichiarano di sentirsi  al sicuro quando camminano al buio da soli nella zona in cui vivono, valore in crescita di un punto percentuale rispetto al 2009 ma nettamente più basso se confrontato con il 2002 (64,6%).

Il 7,9% delle famiglie è rimasto coinvolto in almeno un caso di corruzione nel corso della vita, il 2,7% negli ultimi 3 anni, l’1,2% nei 12 mesi precedenti l’indagine (anni 2015-2016).

Diminuisce nel corso degli anni la quota di detenuti adulti nelle carceri italiane in attesa di primo giudizio (16,5% nel 2018). Per i minori tale quota è al 70,5% nel 2017, ma non è opportuno eseguire una comparazione tra i due valori perché nei confronti dei minori vengono spesso disposte la sospensione del processo e la messa alla prova, e tale decisioni sono precedenti alla sentenza.

La durata media per l’espletamento dei procedimenti civili nei tribunali ordinari rimane molto elevata, 429 giorni nel 2018, con grandi differenze a livello territoriale.

Goal 17

Nel 2018, le entrate delle amministrazioni pubbliche rappresentano il 42,1% del Pil, una quota leggermente decrescente a partire dal 2016, ma superiore di 2,1 punti percentuali rispetto al 2000.

Nonostante l’aumento registrato anche nel 2017, la quota di reddito nazionale lordo destinata dall’Italia all’Aiuto Pubblico allo Sviluppo (pari a 0,30) è ancora molto distante dai target del 2030 e sotto il contributo medio dei Paesi del DAC (Development Assistance Committee).

Dopo il calo iniziato nel 2012, nel 2018 tornano a crescere le rimesse verso l’estero degli immigrati in Italia, attestandosi a 6,2 miliardi di euro. L’incremento percentuale è stato del 22% rispetto all’anno precedente, del 60% circa rispetto al 2005.

Ancora ampi i differenziali regionali nel ricorso all’ICT. La percentuale di popolazione che utilizza Internet è cresciuta rapidamente, così come l’incidenza di imprese dotate di sito web, ma i divari territoriali sono rilevanti.


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