A TAORMINA, IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA NORDIO RIPARLA DEI PUNTI SALIENTI DELLA SUA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA - WHAT-U

Continua a fare discutere il progetto di riforma del ministro della Giustizia Carlo Nordio, approdato il 15 giugno al Consiglio dei ministri. Il testo che conta 8 articoli prevede molte modifiche e tra queste, quella che prevede l’abolizione del reato d’ufficio dando, secondo alcuni, più garanzie a chi è indagato. Questo il motivo per cui il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, si è detto contro la riforma per conto di tutti i magistrati che rappresenta.

 “Se il rappresentante di un sindacato di magistrati, prima che fosse noto il testo del disegno di legge, pronuncia tutta una serie di critiche severissime”, allora, “secondo me in corretto italiano significano interferenze”, ha detto Nordio. Ribadendo che “l’interlocutore istituzionale del governo e della politica non è il sindacato, ma il Csm”. Una dichiarazione alla quale non poteva che seguire la replica di Santalucia: “I magistrati e l’Anm, che ne ha da oltre un secolo la rappresentanza, hanno non solo il diritto ma anche il dovere di prendere parola, per arricchire il dibattito sui temi della giustizia. Perché in tal modo ampliano il confronto e contribuiscono, con il loro punto di vista argomentato e ragionato, a migliorare ove possibile la qualità delle riforme. Questa è l’essenza della vita democratica”. 

Il reato di abuso d’ufficio un reato previsto dall’art. 323 del codice penale italiano che avviene quando un pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, nell’esercizio delle sue funzioni produce un danno o un vantaggio patrimoniale che è in contrasto con le norme di legge. La prova del dolo, che in questo caso deve essere intenzionale, e può essere tratta da ogni elemento utile allo scopo, purché il convincimento del giudice derivi da una motivazione logica, coerente e fondata su fatti concreti, senza l’impiego di formule apodittiche del tipo risulta difficile immaginare che l’imputato non avesse conoscenza.

Sul tema in queste ore è intervenuto anche il vicepremier Antonio Tajani: “Forza Italia vuole che si raggiunga un accordo complessivo per la riforma. La decisione adottata dal Consiglio dei Ministri l’altro giorno va nella giusta direzione, ma è una tessera del grande mosaico. Ora bisognerà andare avanti con la separazione delle carriere, cioè portare a compimento quello che era il disegno di Silvio Berlusconi”.

“Il reato di abuso di ufficio era ed è ancora un reato così evanescente che complica soltanto le cose senza aiutare minimamente, anzi ostruendo le indagini perché intasano le procure della Repubblica di fascicoli inutili disperdendo le energie verso reati che invece dovrebbero essere oggetto di maggiore attenzione”, ha sottolineato Nordio, che poi si è lanciato  in un esempio: “Sapete quanto costa un processo penale? Sapete quanto è costato il processo fatto a suo tempo contro Andreotti che è finito nel nulla? È costato un miliardo di lire alla parte soltanto per fare le fotocopie”.

Dalla parte di Nordio ci sono anche alcuni dati, in numeri. Basta prendere quelli del registro degli indagati e condannati: nel 2021 su 4.745 solo solo 18 indagati non sono stati assolti.

“La sorte ha voluto la coincidenza” dell’approvazione della riforma della giustizia in Cdm “con l’evento luttuoso” della morte di Silvio Berlusconi e “questo è il rammarico più grande, che non abbia potuto assistere al primo dei tanti passaggi che avremo per realizzare quella che chiamiamo una giustizia giusta”, ha aggiunto Nordio. “Berlusconi ha combattuto sempre per i suoi ideali, tra cui una giustizia giusta per ogni cittadino”, il commento della Meloni. “Cavalcano l’emotività per la morte di Berlusconi per portare avanti le loro riforme a spallate”, la replica di Elly Schlein.

“La corruzione va combattuta anche con la semplificazione normativa e i presìdi istituiti in questo senso non hanno funzionato abbastanza”, ha sottolineato Nordio. Soffermandosi sugli errori giudiziari “quelli su cui nessuno ha detto niente e la magistratura continua a essere autoreferenziale, dicendo che questa è la loro indipendenza e la loro autonomia”. “Quando le indagini sono fatte male compromettono la vita degli individui e addirittura qualcuno viene promosso o eletto in Parlamento dopo anni di lunghe indagini”, ha continuato il ministro che ospite a Taormina del Taormina book festival, ha di nuovo parlato delle misure contenute nel disegno di legge recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri.

Ma se il reato di abuso di ufficio va verso l’abrogazione i reati contro la Pubblica amministrazione dal falso, alla corruzione e al peculato restano. Il reato  di traffico di influenze, introdotto dalla legge Severino e modificato dalla legge Spazzacorrotti, viene rivisto. La sanzione penale è circoscritta a “condotte particolarmente gravi” e viene eliminata l’ipotesi della “millanteria”. E la pena viene innalzata da 6 mesi a 4 anni e sei mesi.

Altro passaggio cruciale quello delle intercettazioni la cui pubblicazione sarà vietata anche dopo il deposito degli atti. Di fatto quindi si potranno rendere noti i colloqui captati solo se saranno citati nella motivazione di un procedimento. Inoltre il pubblico ministero dovrà evitare che, in fase di indagine, diventino pubblici i dati “relativi a soggetti diversi dalle parti” a meno che non siano considerati rilevanti per le indagini. Un’ulteriore stretta arriva anche dalla pubblicazione delle intercettazioni contenute nella richiesta di misura cautelare e nell’ordinanza cautelare. Dopo le ultime restrizioni ad oggi si poteva pubblicare solo brani rilevanti di quegli atti. Con il ddl si aggiunge inoltre un’altra limitazione: i dati di terzi, estranei al processo, salvo che per una indispenzabile e compiuta esposizione dei fatti, non potranno essere più citati.

L’altra novità riguarda la richiesta di custodia cautelare. Nel ddl di Nordio si prevede che non sarà più il giudice monocratico a valutarla ma  un organo collegiale , formato da tre giudici, che dovranno decidere assieme se disporla o meno.  

E poi lo stop al secondo grado di giudizio in caso di assoluzione, altro punto fermo delle battaglie di Berlusconi. Non sarà quindi sempre possibile per i pubblici ministeri ricorrere in appello in caso di assoluzione di primo grado. La sentenza potrà essere messa in discussione dall’accusa solo se relativa a fatti gravi.   


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