[gtranslate] ITALIA, IMMIGRAZIONI ED ESPATRI, ECCO I NUMERI - WHAT-U

Nel biennio 2022-23 in Italia sono state particolarmente intense le immigrazioni dei cittadini stranieri (complessivamente 697mila). In aumento, ma meno consistenti, sono stati gli espatri (207mila in due anni, con una variazione media del 10% sul 2021). Sul fronte mobilità interna è stata registrata una lieve crescita annua: circa un milione 458mila trasferimenti nel biennio, +2,4% rispetto al 2021. Il Nord si conferma l’area del Paese più attrattiva, sia in riferimento ai movimenti con l’estero (+5,2 per mille), sia alla dinamica migratoria interna (+2,1 per mille). Ecco nel dettaglio i flussi dell’immigrazione e degli espatri.

Dal Mezzogiorno al Centro-nord un trasferimento di residenza su tre

Il Nord-est continua a essere l’area del Paese più attrattiva, con un tasso migratorio medio annuo per gli anni 2022-2023 pari al +2,4 per mille. All’interno di questa area geografica l’Emilia-Romagna registra un tasso migratorio interno netto del +3,6 per mille. Positivo, ma di livello inferiore, il tasso migratorio del Centro (+0,6 per mille), mentre riportano segno negativo i tassi migratori di Sud e Isole (rispettivamente, -3,5 e -2,7 per mille nel biennio 2022-23). Nel Mezzogiorno pesa, in particolare, la presenza di un numero di cancellazioni non riequilibrato da altrettante iscrizioni in Basilicata (-5,7 per mille), Calabria (-5,3 per mille), Molise (-4,4 per mille) e Campania (-4 per mille). A livello sub-regionale, Pavia è la provincia con il più alto tasso di migrazione interna (5,1 per mille nel biennio 2022-23), seguono Bologna e Ferrara (rispettivamente, +4,4 e +4,3 per mille), al contrario, le province meno attrattive sono Caltanissetta (-7,1 per mille), Reggio di Calabria (-6,7 per mille) e Crotone (-6,3 per mille). Complessivamente, nel corso del biennio monitorato e, tre partenze dal Mezzogiorno su 10 si dirigono in Lombardia, la meta di destinazione preferita tra i residenti di molte regioni meridionali. Fanno eccezione Abruzzo e Molise i cui flussi in uscita si dirigono prevalentemente nel Lazio. In valore assoluto, la Campania è la regione da cui si parte di più (28,8% delle cancellazioni dal Mezzogiorno), seguita da Sicilia (24,1%) e Puglia (18%). In termini relativi, rispetto alla popolazione residente, il tasso di emigratorietà più elevato si ha in Calabria (quasi nove residenti per mille emigrano verso le regioni centro-settentrionali). Tassi sopra il sette per mille si registrano per Basilicata e Molise. A livello provinciale, Crotone ha il tasso di emigratorietà più elevato con 11,5 residenti su mille che si spostano al Centro-nord. Viceversa, la provincia centro-settentrionale più attrattiva per chi arriva dal Mezzogiorno è l’area metropolitana di Bologna (6,7 per mille).

Più che triplicati i flussi in arrivo dall’Ucraina

Tra il 2022 e il 2023 si registra un aumento medio delle iscrizioni dall’estero di circa il 30% sul 2021. Tra le 827mila immigrazioni complessivamente registrate in tale periodo è prevalente il contributo apportato dai cittadini stranieri (+43% sul 2021), mentre per quanto attiene i rimpatri degli italiani si riscontra una sensibile flessione (-13%). Nel dettaglio dei paesi europei, emerge l’eccezionale incremento dei flussi dall’Ucraina a causa del conflitto in corso dal 2022, che rende quest’ultima il principale paese est-europeo di provenienza del biennio 2022-2023 (rispettivamente, 30mila e 33mila, cifre quasi quattro volte maggiori rispetto al 2021). In seconda posizione si colloca l’Albania che supera, per la prima volta dal 2003, la Romania con oltre 29mila iscrizioni sia nel 2022 sia nel 2023 (+31,7% rispetto al 2021); i flussi dalla Romania, comunque, continuano a essere numericamente importanti (mediamente 25mila ingressi l’anno, durante il biennio 2022-2023, -1% sul 2021). Tornano a essere consistenti i flussi di provenienza africana, in particolare quelli dal Marocco (oltre 19mila ingressi l’anno, +27,2%, rispetto al 2021) e dall’Egitto (17mila l’anno, +110,7%). Raddoppiano anche le immigrazioni dalla Tunisia (10mila ingressi l’anno, +98,8% rispetto al 2021). Nel biennio 2022-23, tra i flussi provenienti dall’area asiatica, risultano molto intensi quelli dal Bangladesh (mediamente 23mila l’anno, +57,8%), dal Pakistan (18mila l’anno, +26,9%) e dall’India (13mila l’anno, +16,9%). Nel biennio 2022-23 i flussi degli immigrati stranieri si dirigono prevalentemente al Nord (complessivamente 384mila individui, con un’incidenza del 55,1% sul totale), che è anche la ripartizione in cui risiedono maggiormente i cittadini stranieri in Italia; seguono il Mezzogiorno (165mila, 23,7%) e il Centro (148mila, 21,2%). Scendendo a un maggior dettaglio territoriale, un cittadino straniero su cinque si dirige in Lombardia (146mila, nel biennio); Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Lazio, accolgono in totale quattro stranieri su 10. A livello provinciale, i flussi si dirigono soprattutto nelle città metropolitane di Milano e Roma (rispettivamente 59mila e 43mila nei due anni).

I rimpatriati si dirigono soprattutto al Centro-Sud

L’andamento delle iscrizioni dall’estero da parte dei cittadini italiani (rimpatri) dell’ultimo decennio evidenzia un trend crescente fino al 2019 (68mila rimpatri), un calo in corrispondenza dell’anno della pandemia (56mila) e un rialzo nei due anni successivi quando si sono contati circa 75mila rientri di connazionali l’anno. Nel 2023, invece, il numero di rimpatri torna a scendere (55mila). Così come per tutti i fenomeni migratori, anche i rimpatri risentono molto degli effetti congiunturali di periodo. L’andamento dei ritorni in patria può essere dovuto a molteplici fattori, ciascuno dei quali gioca un ruolo più o meno significativo sulla decisione di rientrare in Italia. Tra essi si possono annoverare il susseguirsi delle crisi economiche, l’incertezza causata dall’emergenza sanitaria in seguito alla pandemia e l’effetto delle politiche di defiscalizzazione per incentivare il rientro dei lavoratori, che possono aver determinato il compimento del progetto migratorio e la fine della permanenza all’estero. I rimpatri provengono in larga parte da Paesi che sono stati in passato mete di emigrazione italiana. Nel biennio 2022-23, ai primi posti della graduatoria per provenienza si trovano Germania e Regno Unito che, insieme, originano complessivamente il 29% dei flussi di rientro; l’8% proviene dalla Svizzera e il 5,8% dalla Francia. Tra le provenienze da oltre oceano, il 5,4% dei rimpatri arriva dal Brasile, il 5,3% dall’Argentina e il 5,2% dagli Stati Uniti. La geografia dei rimpatri rispetto al territorio di destinazione varia leggermente se confrontata con quella delle immigrazioni dei cittadini stranieri: a differenza di questi ultimi che scelgono le regioni del Nord nel 55,1% dei casi, i cittadini italiani rientrano prevalentemente nelle regioni del Centro-Sud (52,2% del totale. Anche i profili per genere ed età mostrano differenze tra i rimpatri e le immigrazioni dei cittadini stranieri. Tra i primi il disequilibrio di genere è più marcato (57% uomini e 43% donne) rispetto alle immigrazioni dei cittadini stranieri (54% uomini e 46% donne). Riguardo la distribuzione per età, si osservano lievi differenze tra la quota dei giovanissimi (0-14 anni) sul totale dei rimpatri (19,4%) e quella sul totale degli iscritti stranieri (14,6%), mentre la quota di individui nelle età centrali (15-34 anni) è maggiore per gli stranieri (48,6%) rispetto alla percentuale sui rimpatriati (30,9%). Le due distribuzioni si sovrappongono solo in corrispondenza della fascia di età da 35 a 44 anni (17%), mentre la quota di over 45enni tra i rimpatriati è più alta (32,3%) rispetto a quella tra gli immigrati stranieri (19,1%). Al momento dell’iscrizione dall’estero, i rimpatriati hanno un’età mediana di circa 34 anni mentre gli stranieri immigrati sono più giovani di quattro anni.

In lieve ripresa gli espatri nel biennio 2022-23

Il volume delle emigrazioni verso l’estero è dovuto in larga parte agli espatri dei cittadini italiani, che nell’ultimo decennio, sono in media circa sette su 10. Tra il 2014 e il 2023 si conta oltre un milione di espatri, a fronte di poco più di 515mila rimpatri; i saldi migratori dei cittadini italiani sono quindi sempre negativi e la perdita complessiva di popolazione italiana dovuta ai trasferimenti con l’estero è pari a 566mila unità.

Nel biennio 2022-23 oltre la metà degli espatri ha origine nel Nord (52,7%): in particolare sono partiti dal Nord-ovest del Paese complessivamente circa 61mila italiani (29,6% degli espatri) e dal Nord-est 48mila (23,2%). Numerose anche le partenze dal Sud (in totale 41mila nel periodo 2022-23, 19,8%) e dal Centro (35mila, 16,7%), mentre dalle Isole hanno espatriato in due anni complessivamente 22mila italiani (10,7%). Il tasso di emigratorietà degli italiani, che nel 2021 era pari all’1,7 per mille, nel 2022 all’1,8 e nel 2023 al 2,0 per mille, testimonia una lieve ripresa della propensione a espatriare: si registrano tassi superiori alla media nazionale al Nord (mediamente 2,2 per mille nel biennio 2022-23) e inferiori al Centro-sud (1,7 per mille). Nei due anni 2022-23 la distribuzione degli espatri per regione di provenienza è eterogenea: i tassi più elevati si hanno in Trentino-Alto Adige, grazie anche alla posizione geografica di confine che facilita gli spostamenti con l’estero (3,4 per mille nel biennio 2022-23). Seguono Molise, Valle d’Aosta/ Vallée d’Aoste e Veneto con tassi superiori al 2,5 per mille. Le regioni con tassi più bassi sono invece Puglia, Campania e Lazio (valori pari a 1,3 per mille). A livello provinciale, i tassi più elevati si rilevano a Bolzano/Bozen (4,5 per mille), Treviso (3,4 per mille) e Mantova (3,1 per mille); quelli più bassi si registrano nelle province di Caserta, Taranto e Barletta-Andria-Trani (1,1 per mille).

Il Regno Unito continua ad attrarre italiani nativi e di origine straniera

Anche negli anni 2022-23 l’Europa si conferma la principale area di destinazione delle emigrazioni dei cittadini italiani, sebbene in misura inferiore rispetto agli anni precedenti (75,7% degli espatri, in calo di sette punti percentuali rispetto al 2021). Tra i paesi europei, Regno Unito, Germania, Francia, Svizzera e Spagna accolgono complessivamente il 55% degli espatri dall’Italia.

In aumento, invece, l’incidenza degli espatri verso i paesi dell’America Latina (10,7% del totale, cinque punti percentuali in più rispetto al 2021), in parte per l’effetto dei nuovi cittadini italiani che dopo la permanenza in Italia, necessaria per l’ottenimento della cittadinanza, rientrano in patria. Durante il decennio 2014-2023, infatti, la quota di espatri di italiani nati all’estero è in significativa crescita (dal 22% del 2014 al 31,4% del biennio 2022-23). Per quanto il progressivo aumento della popolazione residente straniera in Italia (da 4,8 milioni nel 2014 a 5,3 milioni al 1° gennaio 2024) possa giustificare tale tendenza, in realtà questo flusso comprende anche immigrati stranieri che, una volta acquisita la cittadinanza italiana, lasciano il Paese come cittadini dell’Unione europea. Tra il 2022 e il 2023 le emigrazioni degli italiani nati all’estero sono state complessivamente 65mila (circa un terzo del totale degli espatri, +40% rispetto al 2021), di questi, tre su 10 sono nati in Brasile (poco meno di 20mila), il 13,7% in Argentina, il 6,8% in Marocco, il 3,5% in Albania.

Nel biennio 2022-23, il Regno Unito è la meta europea favorita sia dagli espatriati nativi (complessivamente 21mila), sia da quelli nati all’estero (11mila). Seguono la Germania (21mila espatriati nativi e 6mila di origine straniera), la Svizzera (17mila e 3mila), la Francia (14mila e 6mila) e la Spagna (11mila e 4mila), Paesi nei quali gli espatri sono decisamente appannaggio degli italiani nativi. Tra i paesi extra europei, le mete preferite sono il Brasile (13 mila espatri), gli Stati Uniti (10mila espatri) e l’Argentina (5mila espatri). Mentre il flusso di espatri verso gli Stati Uniti è composto prevalentemente da nativi (75%), le emigrazioni verso Brasile e Argentina sono costituite in larghissima parte (oltre il 92%) da cittadini nati all’estero. I cittadini italiani di origine africana emigrano per lo più in Francia (48%), quelli nati in Asia nella stragrande maggioranza si dirigono verso il Regno Unito (78,9%), quelli nati in un paese dell’Unione europea invece emigrano soprattutto in Germania (25%).

Circa quattro giovani emigrati italiani su 10 hanno almeno la laurea

Il trasferimento di residenza all’estero può essere considerato una scelta, transitoria o di lungo periodo, volta a soddisfare le proprie esigenze di conoscenza, ad acquisire e arricchire il proprio bagaglio di esperienze di studio o lavoro, a migliorare la propria condizione economica e ad ampliare le proprie opportunità di crescita e di realizzazione. Negli ultimi 10 anni i giovani italiani che hanno trasferito all’estero la residenza sono costantemente aumentati, mentre molto meno numerosi sono i rientri in patria. Nel decennio 2013-2022 è espatriato dall’Italia oltre un milione di residenti, di essi oltre un terzo (352mila) con un’età compresa tra i 25 e i 34 anni. Con riferimento a questo collettivo di giovani espatriati, si osserva che oltre 132mila (37,7%) erano in possesso della laurea al momento della partenza. D’altro canto, i rimpatri di giovani della stessa fascia d’età sono stati circa 104mila nell’intero periodo 2013-2022, di cui oltre 45mila in possesso di laurea: la differenza tra i rimpatri e gli espatri dei giovani laureati è costantemente negativa e restituisce una perdita complessiva per l’intero periodo di oltre 87mila giovani laureati. Dopo il calo del 2021, nel 2022 si assiste a una significativa ripresa degli espatri di giovani laureati tra i 25 e i 34 anni (18mila, +23,2% sull’anno precedente). Aumenta la quota dei laureati sul flusso dei giovani espatriati (uno su due è in possesso di almeno la laurea), a testimonianza del cambiamento strutturale in atto: solo 10 anni prima, infatti, tale quota era pari a un terzo dei flussi di emigrazione giovanile. Nel 2022 si riduce il numero dei rientri in patria dei giovani laureati (6mila, -18,9% sul 2021). La contingenza delle due dinamiche, l’aumento degli espatri e il calo dei rimpatri, determina un saldo migratorio negativo che si traduce in una perdita di 12mila giovani risorse qualificate, in linea con le consistenze rilevate prima della pandemia. I paesi europei sono le mete favorite dai giovani laureati. Nel 2022, per la prima volta dall’inizio del decennio, nella classifica delle destinazioni preferite la Germania (con quasi 3mila espatri di giovani laureati) sorpassa il Regno Unito (2,6mila). Seguono la Svizzera (1,8mila), la Francia (1,7mila) e i Paesi Bassi (1,2mila). Tra i paesi extra-europei, al primo posto si trovano gli Stati Uniti (quasi 1.000 giovani laureati).



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